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Wi-Fi Serie A TIM, spot ingannevole: i dettagli della pronuncia del Giurì della Pubblicità

Il Giurì della Pubblicità, dopo aver ordinato la cessazione di alcuni spot televisivi di TIM sulle offerte in partnership con DAZN, ha reso disponibile adesso la pronuncia completa (numero 25-21) sul caso, da cui emergono nuovi dettagli.

Inizialmente, sul sito di IAP era infatti disponibile soltanto il dispositivo della decisione presa dal Giurì della Pubblicità, che dichiarava lo spot di TIM in contrasto con l’articolo 2 del Codice di Autodisciplina.

La pronuncia riguardava appunto una pubblicità di TIM andata in onda nel corso degli ultimi mesi sulle principali emittenti televisive italiane, la cui campagna era stata annunciata ufficialmente dall’operatore lo scorso 19 Aprile 2021, con cui veniva sponsorizzata la Fibra con il “Wi-Fi Serie A TIM”, riferendosi all’offerta e al servizio di rete fissa per ottenere il Wi-Fi di casa certificato dai tecnici TIM e ricordando allo stesso tempo anche la sponsorizzazione del campionato di Serie A.

L’istanza di WindTre e l’intervento di Vodafone

L’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria si era mosso in seguito a un’istanza di WindTre datata 12 Luglio 2021, che segnalava lo spot in tre versioni ambientato all’interno di un appartamento in cui la voce fuori campo afferma “Scegli la fibra con il Wi-Fi serie A TIM che arriva in tutta la casa, certificato dai nostri tecnici, per studiare, lavorare e guardare calcio in streaming” e poi ancora “Vieni a scoprire il WiFi pronto per la Serie A TIM, nei negozi TIM o su tim.it”.

In tutta la pubblicità rimane presente a video l’indicazione WiFi Serie A TIM e il logo Serie A TIM in chiusura, oltre al claim “La Serie A è con TIM”.

Secondo WindTre, la pubblicità sarebbe stata incentrata sul riferimento al “WiFi Serie A TIM” e alla pretesa possibilità di accedere alle partite della Serie A, come se le stesse siano in esclusiva con TIM.

Inoltre, WindTre ha puntualizzato che non esiste alcun servizio WiFi Serie A TIM comprendente i contenuti calcistici, che con l’operatore ex monopolista sono offerti con un autonomo pacchetto sport e calcio non menzionato nello spot. Numerosi, dunque, i profili di ingannevolezza citati da WindTre, che il Giurì ha poi esaminato singolarmente.

Anche Vodafone Italia ha depositato una memoria ad adiuvandum del ricorso di WindTre, lamentando appunto la definizione del servizio di connessione come “WiFi Serie A TIM” ritenendo che il collegamento instaurato tra il servizio e la possibilità di “guardare il calcio in streaming” ingeneri nel consumatore l’erronea convinzione che questo sia specificamente configurato per consentire la visione delle partite.

TIM, costituitasi in giudizio, ha definito l’iniziativa di WindTre e Vodafone “strumentale” perché lo spot evidenzierebbe semplicemente le caratteristiche di un’offerta in fibra fino a 1 Gbps con modem di ultima generazione, mentre la spendibilità del termine Serie A risulta autorizzata dagli accordi vigenti con la Lega Nazionale Professionisti, che ha assegnato a DAZN, di cui TIM è partner, i pacchetti 1 e 3 per le stagioni 2021-2024.

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spot Wi-Fi Serie A TIM
Uno dei frame dello spot di TIM ritenuto ingannevole dal Giurì della Pubblicità

La decisione del Giurì della Pubblicità sullo spot di TIM

Il Giurì della Pubblicità ha valutato la questione analizzando le diverse criticità. Innanzitutto, è stato evidenziato che l’offerta di contenuti calcistici avviene in un contesto in cui il consumatore è comunque consapevole della necessità di sottoscrivere appositi abbonamenti separati rispetto all’offerta in fibra; allo stesso modo, il Giurì non ha visto negli spot di TIM rivendicazioni di esclusività dei contenuti offerti.

Tuttavia, il consumatore potrebbe attendersi che un dispositivo WiFi o una connessione in fibra siano progettati per ottimizzare la ricezione degli eventi calcistici, semplificare le operazioni di caricamento dei canali o altro. In altri termini, il consumatore potrebbe essere interessato a un servizio chiavi in mano con offerta integrata di connettività e contenuti, come potrebbe far intuire la frase di chiusura per scoprire “il WiFi pronto per la Serie A TIM”.

Secondo l’IAP, dunque, nulla vieterebbe a TIM di presentarsi come sponsor della Serie A nel contesto tipico della pubblicità istituzionale, o anche di utilizzare l’espressione Serie A TIM come marchio del modem o del servizio di connettività. Tuttavia, TIM non ha dedotto alcun elemento che lasci intendere un’integrazione dell’offerta di connettività e contenuti. 

Al contrario, invece, l’operatore avrebbe lasciato ipotizzare ingannevolmente “una possibile integrazione tecnica o commerciale dell’offerta” quale specifica caratteristica del WiFi pronto per la Serie A TIM.

Secondo il Giurì, dunque, pare poco attendibile l’idea che il consumatore medio non si aspetti vantaggi tecnici o commerciali derivanti da un’offerta integrata di connettività e contenuti e dunque la decisione finale, già resa nota nel dispositivo, è stata quella di ordinare la cessazione dello spot nei limiti della motivazione, poiché in diretto contrasto con l’articolo 2 del Codice di Autodisciplina.

Si ricorda che l’Articolo 2 del Codice dell’Autodisciplina Pubblicitaria italiana, sulla comunicazione commerciale ingannevole, stabilisce che le aziende debbano evitare nella propria comunicazione commerciale ogni dichiarazione o rappresentazione tale da indurre in errore i consumatori, anche per mezzo di omissioni, ambiguità o esagerazioni non palesemente iperboliche, specie per quanto riguarda le caratteristiche e gli effetti del prodotto, il prezzo, la gratuità, le condizioni di vendita, la diffusione, l’identità delle persone rappresentate, i premi o i riconoscimenti.

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