L’Antitrust ha deliberato di autorizzare l’operazione di concentrazione tra TIM e BT Italia, con determinate condizioni e misure da rispettare dalle parti.
TIM e BT avevano comunicato di aver perfezionato l’accordo il 30 Giugno 2021 per l’acquisizione, da parte di TIM, delle business unit di BT Italia che offrono servizi ai clienti della Pubblica Amministrazione e allo Small & Medium Business (SMB) ovvero le piccole e medie imprese.
L’accordo era stato annunciato a Dicembre 2020 e si inseriva nel piano strategico di TIM 2021-2023 Beyond Connectivity volto ad ampliare i servizi per la trasformazione digitale delle PA e del mercato delle PMI.
L’Antitrust aveva valutato l’operazione definendola una concentrazione e aveva acquisito informazioni dai principali operatori concorrenti come Vodafone, WindTre, Fastweb, Tiscali, Irideos, Colt e dall’Associazione Italiana Internet Providers.
L’istruttoria aperta ad Aprile 2021 era stata seguita da una seconda richiesta di informazioni anche a TIM e BT Italia. Nello specifico, il 7 e 12 Maggio 2021 TIM ha presentato i suoi impegni per superare le criticità concorrenziali delineate in avvio.
In particolare, molti operatori avevano sottolineato il consolidamento della posizione dominante di TIM nel mercato delle PA e delle imprese dopo l’acquisizione di BT.
Il rischio evidenziato era rappresentato dalla possibilità di ingresso di TIM, utilizzando la convenzione SPC2 di BT Italia, all’interno del Sistema Pubblico i Connettività, con il rischio di “monopolizzare un mercato che oggi deve affrontare la Digital Innovation ed il Digital divide”.
In altri termini, TIM andrebbe a completare con l’operazione il suo portafoglio di offerta nelle convenzioni nazionali con l’unico segmento ad oggi mancante, appunto quello del Sistema Pubblico di Connettività.
TIM ha più volte ribadito che l’operazione non comporterà l’acquisizione di asset infrastrutturali, ma ricavi “a termine” derivanti da contratti che, alla scadenza, verranno nuovamente messi a gara.
Stando alle elaborazioni aggiornate, TIM deterrebbe nel segmento dell’offerta dei servizi alle PA una quota complessiva del 40/45% circa, con un posizionamento più solido nei servizi di fonia (sopra il 70/75%) e meno solido nella fornitura di servizi di connettività (pari al 25/30% della quota di mercato).
TIM ha comunque presentato alcuni impegni per superare i profili di criticità. Sebbene alcuni operatori abbiano continuato a mostrare perplessità, l’Antitrust ha ritenuto di poter accogliere l’operazione nel rispetto delle misure proposte.
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L’Antitrust ha così autorizzato l’operazione di concentrazione all’interno del suo provvedimento (ecco il documento completo), a condizione che TIM dia piena ed effettiva esecuzione ad alcune misure.
In primo luogo, TIM dovrà rinunciare al suo patto di non concorrenza attualmente previsto tra BT Italia, Atlanet S.p.S. e British Telecommunications Plc.
Allo stesso modo, l’operatore dovrà anche rinunciare al contratto quadro per la fornitura di servizi di telefonia fissa in favore delle Pubbliche Amministrazioni TF5, stipulato con Consip e che attualmente rientra nel perimetro dell’Operazione.
TIM si impegnerà inoltre a mettere a disposizione delle stazioni appaltanti e dei concorrenti interessati tutte le informazioni rilevanti dal punto di vista concorrenziale e relative ai contratti oggetto di acquisizione, distinte per le singole PA.
Un’altra misura consiste nell’adozione, da parte di TIM, di misure volte a ridurre eventuali difficoltà e durata del processo di migrazione verso l’eventuale nuovo fornitore con riferimento alle prossime gare SPC3 e S/RIPA3.
In altri termini, TIM dovrà garantire la collaborazione necessaria all’eventuale nuovo fornitore, facendo sì che il processo di migrazione si esaurisca entro 6 mesi dall’aggiudicazione.
Infine, TIM nominerà un monitoring trustee terzo e indipendente, incaricato di monitorare l’effettiva implementazione delle misure proposte e di esercitare il ruolo di arbitro in eventuali dispute.
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