Reti e Frequenze

Ministro Colao su Rete Unica: Stato come allenatore per aiutare gli operatori, no un solo giocatore

Nel corso del Festival dell’Economia di Trento, tenutosi dal 3 al 6 Giugno 2021, il Ministro per l’Innovazione Tecnologica Vittorio Colao ha discusso sul PNRR e il suo impatto per la digitalizzazione in Italia, citando anche la rete unica.

Insieme al Ministro Vittorio Colao è stato presente all’incontro anche il professore Michele Polo nell’evento di Domenica 6 Giugno 2021.

Iniziando a discutere di innovazione, secondo Colao questa si registra dove ci sono uomini e donne con idee, competenze, studi e intuizioni che vanno stimolati dal Governo, per favorire la crescita. Lo Stato dovrà quindi innovare da protagonista solo nelle aree in cui si muove come monopolista, ovvero i servizi pubblici, lasciando invece ampio spazio ai privati nei settori più aperti alla concorrenza.

E a questo punto, Colao ha discusso nel Festival di inizio mese proprio sulla necessità di guardare al settore delle telecomunicazioni in Italia come a un insieme di realtà che hanno un determinato interesse a investire in alcune zone e che devono essere sostenute dal Governo, secondo determinati parametri.

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Vittorio Colao Rete Unica
Il Ministro Vittorio Colao

Con riferimento alla questione della rete unica, secondo il Ministro Vittorio Colao lo Stato ha la funzione di allenatore, il cui solo desiderio è che i cittadini ottengano i benefici che spettano loro. Dunque, lo scopo del Governo sarebbe solo quello di aiutare i giocatori, vale a dire gli operatori di telecomunicazione, nelle zone dove non c’è convenienza a investire.

Il solo limite è rappresentato dall’idea del monopolio, ovvero quella di “un solo giocatore” che secondo Colao non potrebbe funzionare e non sarebbe accolta nemmeno a livello europeo, mentre lo Stato potrebbe anche finire per diventare giocatore, sempre nel rispetto delle regole imposte.

Ecco le dichiarazioni ufficiali di Vittorio Colao:

“Il tema della rete unica non è un grande tema in Spagna, in Germania, in Gran Bretagna, in Olanda ma sembra essere diventato un grande tema per un certo periodo in Italia, peraltro non portando a grandi risultati. […] Noi, come Stato allenatore, vuole che i cittadini abbiano i benefici che devono avere. […] Il nostro obiettivo è quello di dire che si porta la connettività dappertutto.

Dopodiché siccome appunto, se fossimo nei paesi che ho citato, non ci preoccuperemo, faremo gli arbitri e basta, qua bisogna fare anche un po’ gli allenatori, allora abbiamo preso grosse risorse, sei miliardi e 7 tra l’altro ne approfitto, di cui due per la parte mobile e 4,7 per la parte very high capacity network per andare, ad aiutare i giocatori nelle zone dove non ci sono le convenienze o nelle zone che magari avrebbero fatte fra 10 anni, quindi in questo io ero Lussemburgo, venerdì siamo perfettamente allineati al Digital Compact Europeo.

Anzi, devo dire che siamo stati un po’ coraggiosi e cerchiamo di anticipare i tempi al 2027, cioè fine 2026. Il nostro ruolo di far giocare al meglio i giocatori che ci sono. Poi, se i giocatori non giocheranno e lo Stato deve diventare giocatore, beh, lo Stato diventi pure giocatore. L’importante è che non ci sia un giocatore che si porti via la palla e dice, gioco solo io. Ecco, questo non lo potremmo passare, non lo farebbe passare neanche l’Europa.”

Secondo il Ministro, dopo che giungeranno i dati degli operatori fissi e mobili sui loro piani di copertura in fibra e 5G, sarà possibile tentare di aiutare i vari operatori che si riveleranno più efficienti e che riusciranno a dimostrare di impiegare soluzioni moderne e aperte alla concorrenza.

Se poi gli operatori decideranno di creare alleanze tra loro o altre forme di collaborazione, ciò non dovrebbe rappresentare un elemento di preoccupazione per il Governo, che lascerà gli attori del mercato, grandi e piccoli, liberi di trovare il loro equilibrio. Il tutto, con l’obiettivo di raggiungere copertura a banda larga ovunque entro il 2026.

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