L’AGCM, Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, ha inviato una segnalazione al Governo per la predisposizione del disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza, soffermandosi anche sulle reti di telecomunicazione.
La prima sezione del documento completo si concentra proprio sui provvedimenti definiti dall’AGCM idonei a favorire e velocizzare gli investimenti nelle infrastrutture strategiche, incluse quelle digitali.
Come ribadito più volte dall’Antitrust nelle sue segnalazioni, l’ammodernamento delle reti rappresenta infatti un’importante leva per lo sviluppo economico del Paese e per la ripresa della crescita, in linea con gli obiettivi della strategia europea che prevedono la connettività internet a velocità di almeno 100 Mbps, potenziabile a velocità Gigabit, per tutte le famiglie residenti nelle aree urbane e in quelle rurali.
I nuovi obiettivi strategici enunciati invece il 9 Marzo 2021 prevedono la connessione Gigabit per tutte le famiglie europee entro il 2030.
In questo contesto, secondo l’AGCM la concorrenza infrastrutturale rappresenterebbe “il principale motore per lo sviluppo delle reti“, considerando che una maggiore pressione concorrenziale induce gli operatori a migliorare la qualità e la velocità del servizio offerto, mantenendo i prezzi bassi.
Ciò sarebbe dimostrato dai passi avanti compiuti in seguito all’ingresso di nuovi operatori e dallo sviluppo di accordi di co-investimento nel mercato della banda ultra-larga, la cui copertura è passata dal 31,7% del 2015 all’88,9% del 2020, mentre la copertura delle reti ad altissima capacità (fino a 1 Gbps) è salita dal 14,8% al 30% nel 2020.
Per questa ragione, secondo l’Autorità sarebbe necessario continuare a puntare sullo sviluppo della concorrenza grazie anche alla riduzione degli oneri amministrativi e autorizzatori, all’allineamento agli standard europei e allo stimolo della domanda e della mobilità dei consumatori.
Per incentivare lo sviluppo della concorrenza, l’AGCM propone innanzitutto di recepire tempestivamente la direttiva UE che istituisce il Codice Europeo delle Comunicazioni Elettroniche e prevedere strumenti di supporto pubblico all’infrastrutturazione delle reti di telecomunicazione nelle aree a parziale fallimento di mercato, le cosiddette aree grigie, per mettere a gara i progetti di realizzazione delle reti così da minimizzare le risorse pubbliche impiegate e selezionare le migliori condizioni tecnico-economiche.
Nel proporre ciò, l’AGCM stessa evidenzia che sarebbe preferibile l’erogazione di servizi wholesale-only per permettere a diversi operatori di detenere reti complete in fibra spenta per tratti primari e secondari, così da operare indipendentemente.
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Per quanto concerne le autorizzazioni, l’AGCM ha evidenziato come, con riferimento alle infrastrutture la cui installazione ricade in aree in concessione (come porti, aeroporti, autostrade o reti ferroviarie) andrebbe introdotto un termine specifico entro il quale il concessionario deve consentire l’accesso agli operatori di telecomunicazioni.
Inoltre, l’AGCM suggerisce di favorire l’adozione generalizzata di accordi quadro aperti da parte degli enti locali per riutilizzare le infrastrutture esistenti di loro proprietà e di introdurre appositi poteri sostitutivi per i procedimenti relativi alle installazione di reti che non siano soggetti a un meccanismo di silenzio-assenso.
Infine, viene suggerito al Governo di adottare meccanismi di risoluzione dei contenziosi amministrativi con fast track per permettere agli operatori di ottenere una più rapida definizione dei contenziosi su dinieghi ingiustificati da parte delle Amministrazioni Pubbliche.
Con riferimento invece all’adeguamento agli standard europei, l’Antitrust ha proposto innanzitutto di allineare le previsioni del Codice delle Comunicazione Elettroniche ai principi europei sui diritti d’utilizzo delle risorse scarse, sia in termini di rinnovi che di definizione dei canoni.
Come infatti ripetuto anche in altri occasioni, l’AGCM ritiene che l’assenza di regole ex-ante sul rinnovo delle frequenze scarse possa avere un impatto anticompetitivo sul settore.
A ciò, si affianca la necessità di verificare gli attuali limiti elettromagnetici, che risultano estremamente ridotti rispetto a quanto raccomandato dall’Unione Europea.
I limiti massimi così ridotti per l’Italia, come ribadito in più sedi anche dai principali operatori, costituiscono infatti secondo l’AGCM una barriera all’entrata e all’espansione di nuovi operatori, oltre a rallentare il pieno sviluppo del 5G.
Infine, l’AGCM ha auspicato un intervento normativo volto a chiarire i poteri delle ARPA in materia di revisione della autorizzazioni già concesse agli operatori qualora si riscontrasse il raggiungimento, anche solo teorico, dei tetti emissivi. Il suggerimento sarebbe quello di disciplinare direttamente nel Codice delle Comunicazioni Elettroniche le azioni correttive dell’ARPA per rendere più certa l’applicazione dei poteri di revisione e armonizzazione delle autorizzazioni già concesse.
L’ultimo tema della segnalazione è rappresentato dalle misure di stimolo alla domanda di connessioni a banda ultra-larga, dal momento che in Italia vi è una netta differenza tra i tassi di copertura e i tassi di penetrazione, dunque tra la disponibilità dei servizi e le effettive attivazioni.
Oltre al voucher per stimolare la domanda (su cui l’Antitrust ripete la necessità di prevedere un beneficio per le sole reti con velocità di almeno 100 Mbps per incentivare lo sviluppo delle stesse) l’Autorità ritiene fondamentale la riduzione dei meccanismi di lock-in contrattuale che vincolano troppo a lungo i clienti, impedendo loro di migrare verso tecnologie migliori.
In tal senso, nella sua segnalazione, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato invita il Governo a impedire agli operatori l’imposizione di un periodo di lock-in superiore ai dodici mesi, proporzionando inoltre i costi per il consumatore in caso di recesso anticipato al valore del contratto ed escludendo sempre la possibilità di recuperare gli sconti promozionali già fruiti, addebitandone il costo.
Facendo ciò, secondo l’AGCM sarebbe possibile incrementare la cosiddetta mobilità dei clienti, che potrebbero indirizzarsi autonomamente verso soluzioni più economiche e verso tecnologie con velocità di download più elevate.
Jeffrey Hedberg, Amministratore Delegato di WindTre ha commentato la segnalazione dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato condividendo le segnalazioni sui limiti imposti ai campi elettromagnetici nel territorio nazionale, che costringono i fornitori a installare molte più antenne, e sulle politiche a sostegno della domanda.
In particolare, per quest’ultimo elemento Jeffrey Hedberg ha ritenuto che la Fase II del piano voucher dovrà evitare di replicare gli errori della Fase I, che, pur avendo ricoperto un ruolo fondamentale per aiutare le famiglie in smart working e teledidattica, ha visto impiegato appena un terzo delle risorse.
Secondo Hedberg, questo tasso di adozione del voucher rappresenterebbe “un segnale che la misura è stata concepita in modo non ottimale”.
L’AD di WindTre auspica dunque che il Governo possa procedere rapidamente con la revisione dei limiti dei campi elettromagnetici e con le politiche a sostegno della domanda, nell’interesse del tessuto produttivo e del sistema Paese.
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