Mi Manda RaiTre racconta come evitare di subire SIM swap e vedersi il conto svuotato
La questione delle frodi online, soprattutto legate al furto di SIM e all’accesso ai servizi di home banking, è un problema sempre più diffuso, ed è stato al centro della puntata del 15 Febbraio 2021 di Mi Manda RaiTre.
La puntata in questione ha trattato soprattutto la pratica del SIM swap, con la testimonianza di due vittime, ed ha fornito dei consigli utili ad evitare di incorrere in situazioni simili, visto il pericolo sempre dietro l’angolo.
La prima raccomandazione è quella di riconoscere a monte i tentativi sospetti di furto di informazioni, imparando a distinguere le comunicazioni attendibili dai messaggi di phishing, tenendo bene a mente che i dati personali e le password OTP non vengono mai chieste via SMS o email dai canali di assistenza ufficiali.
Nel corso della trasmissione è anche stato mostrato un servizio durante il quale una vittima di truffa via SIM swap racconta di come, a sua insaputa, siano stati sottratti oltre 10.000 euro dal suo conto corrente, poco tempo dopo aver cliccato un link ricevuto via SMS.
Viene poi mostrata una ricostruzione, effettuata con l’aiuto dei Carabinieri, che illustra la probabile procedura tramite la quale la vittima è stata truffata, dimostrando come molte volte basti inserire i propri dati senza prestare attenzione per perdere il controllo della propria SIM.
La parola è poi passata a Gianluca Feroce, Comandante Provinciale dei Carabinieri di Genova, che racconta di come siano state eseguite 14 misure cautelari di cui 7 ristretti in carcere per questo genere di reati, con una trentina di truffe registrate in seguito all’indagine ancora in corso.
I truffatori, secondo quanto descritto, sono per lo più giovani tra i 20 e i 25 anni, diffusi in diverse regioni d’Italia, con buone abilità informatiche e che fanno leva sul principio dei grandi numeri, inviando grandi quantità di email ed SMS truffa al giorno, con buon probabilità di adescare possibili vittime.
Nel corso della trasmissione viene poi ricordato il procedimento dietro a questo genere di frodi: l’autore del misfatto entra in possesso del numero di telefono della vittima, e procede a richiedere il blocco della SIM fingendosi il proprietario e fornendo documenti falsi, ottenendo così la sostituzione della SIM vecchia con una nuova SIM (il cosiddetto SIM swap) che viene recapitata all’indirizzo da esso fornito.
Tramite la nuova SIM, il truffatore ha così accesso a tutte le comunicazioni che la vittima riceve normalmente tramite SMS e telefono, comprese quelle relative ai servizi di home banking per l’accesso ai propri conti e al movimento di denaro, mentre la vittima non ne riceve alcuna comunicazione essendo in possesso di una SIM bloccata.
Alla trasmissione viene poi mostrato l’esempio in prima persona di un’altra vittima, che racconta di come sia bastato anche solo aprire il link contenuto in un SMS ricevuto a nome di una banca molto nota, con la quale possedeva un conto corrente, e di come, senza inserire alcun dato personale, abbia perso il controllo della propria SIM e del proprio numero di telefono.
La vittima ha poi raccontato di aver ricevuto una chiamata da un sedicente dipendente dell’istituto bancario in questione, nel corso della quale l’operatore avvisava di aspettare in linea, senza richiedere alcun dato personale, per poi concludere la chiamata dopo qualche minuto annunciando di aver risolto tutto.
Nei giorni successivi, la vittima ha visto il proprio conto bancario svuotato in seguito un bonifico effettuato verso una persona sconosciuta, per poi procedere a denunciare il fatto e a cercare di capire chi avesse messo in atto la frode.
Nel caso specifico riportato da Mi Manda Rai Tre, la vittima del secondo caso non è riuscita a farsi restituire l’importo rubato, nonostante il misfatto sia avvenuto senza il suo controllo e senza la sua volontà, in seguito alla sostituzione della propria SIM e dell’inganno messo in atto.
La parola viene poi data a Stefano Santin della Casa del Consumatore, un’associazione che si occupa di tutelare e difendere i consumatori, che spiega di come le banche abbiano preferito passare a misure di sicurezza tramite applicazioni per smartphone, legandoli alle SIM e abbandonando i vecchi token, che consentivano l’accesso fino a qualche anno fa ai propri conti online.
Segue l’intervento di Monica Cirillo, avvocato di Adusbef (Associazione Difesa Utenti Servizi Bancari e Finanziari), la quale ricorda che per questo genere di frodi, in cui il cliente non fornisce i propri dati (credenziali o password OTP ricevuto via SMS), la banca è tenuta a rimborsare i clienti dei soldi trafugati.
Cirillo sottolinea infatti come di fronte al disconoscimento da parte dei propri clienti di un’operazione effettuata sul proprio conto, le banche siano costrette da una normativa vigente a muoversi per la restituzione della somma alla vittima.
In seguito a questa precisazione, viene ricordato come l’AGCOM stia ancora lavorando per migliorare la sicurezza dei conti bancari online, cercando di ridurre il più possibile i tentativi di frode e truffa che ogni giorno avvengono in maniera incontrollata.
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