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WindTre multata per la rimodulazione al nuovo piano a consumo New Basic di 4 euro al mese

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L’AGCOM ha sanzionato WindTre in seguito all’introduzione del costo di 4 euro con il nuovo piano New Basic, che ha modificato la natura del rapporto contrattuale con i clienti impattati.

La sanzione dell’AGCOM pubblicata con la delibera di oggi, 25 Febbraio 2021, è giunta dopo un procedimento avviato in seguito ad alcune segnalazioni pervenute da Agosto 2020 per le modifiche di contratto che prevedono un costo di 4 euro al mese con il piano New Basic per alcuni clienti. Inoltre, i segnalanti avevano evidenziato che la società aveva precluso la possibilità di passare gratuitamente ad un altro piano a consumo senza costi fissi in violazione della normativa vigente.

Dopo le verifiche di ufficio dell’AGCOM, sono stati identificati i piani a consumo inizialmente coinvolti dalla rimodulazione avviata da WindTre, ovvero Wind1, Wind Easy, Pre Wind 12 2011, Wind 12, Easy Wind 5 euro, Wind 12 2011, Wind Basic, Wind Senza scatto, Wind al Secondo, Wind al secondo -1 euro, Super Senza scatto 2011, Be Wind New Euro 5+5, Be Wind New 5 euro.

I clienti coinvolti hanno ricevuto apposita comunicazione sulla modifica di contratto che introduceva il costo di 4 euro al mese fino al 30 Settembre 2020, con espresse tutte le modalità per esercitare il diritto di recesso e con la comunicazione del fatto che il costo fisso di 4 euro non si applicava ai piani che prevedevano un bundle di traffico voce, SMS e dati.

In seguito, a partire da Settembre 2020, erano giunte anche segnalazioni all’Autorità, da clienti ex brand 3 Italia che hanno ricevuto comunicazione per identica modifica contrattuale con introduzione del costo fisso di 4 euro, anche in questo caso con rifiuti da parte di WindTre a modificare il piano a consumo verso un altro senza costi fissi.

Dunque, WindTre ha di fatto addebitato un costo fisso a clienti con SIM a consumo e per questa ragione l’Autorità ha avviato il suo procedimento.

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L’azienda, nelle sue memorie difensive, ha evidenziato che l’adeguamento si è reso inevitabile per via del cambio epocale che sta attraversando il settore delle telecomunicazioni, rappresentando l’unico modo per fronteggiare nuovi utilizzi delle SIM senza remunerazione per gli operatori.

La modifica unilaterale non avrebbe infatti comportato l’introduzione di un canone, ma di “un onere prepagato minimo mensile”, interamente riassorbito dal normale utilizzo dei servizi.

Infatti, l’operatore ha ricordato che l’importo fisso di 4 euro è interamente utilizzabile per effettuare traffico alle condizioni indicate dall’informativa fornita e dunque non rappresenterebbe un costo fisso a priori imposto parallelamente all’utilizzo “a consumo” della SIM.

Inoltre, WindTre ha ritenuto di aver fornito la sua comunicazione ai clienti con adeguato anticipo, permettendo il recesso gratuito a tutti i clienti tramite le modalità descritte nell’informativa presente anche nel sito ufficiale.

L’AGCOM ha però ritenuto le argomentazioni difensive di WindTre non accoglibili, evidenziando che l’articolo 70 del Codice delle Comunicazioni mira a garantire agli utenti il diritto di ottenere informazioni chiare, complete e trasparenti.

Alla luce della modifica contrattuale introdotta, l’AGCOM ha ritenuto che l’introduzione del costo fisso mensile per piano a consumo prepagati vada oltre il legittimo esercizio di jus variandi dell’azienda, perché è stato introdotto un quid novi nell’originario contratto che ne ha alterato la natura irrimediabilmente.

Come accaduto anche nel caso della sanzione odierna contro Vodafone, AGCOM ha infatti ribadito che la modifica del contratto non può porre in essere una nuova obbligazione, perché altrimenti non si avrebbe solo una rimodulazione, ma lo stravolgimento dell’identità del rapporto contrattuale principale, come confermato anche da una sentenza del Consiglio di Stato del 2019.

Quindi, WindTre avrebbe individuato una nuova prestazione da pagare senza alcun consenso diretto della clientela coinvolta, invece di optare per un adeguamento dei prezzi dei singoli servizi. A tal proposito, anche la difesa di WindTre che definisce il costo un “onere prepagato minimo mensile” non è stata accolta dall’Autorità, perché tale voce non risultava comunque contemplata in nessuno dei piani impattati dalla manovra.

Per questa ragione, l’Autorità ha ritenuto che l’introduzione del costo fisso mensile abbia leso il diritto degli utenti di poter fruire dei servizi secondo la tariffazione prescelta al momento dell’adesione ai diversi piani impattati.

Inoltre, la condotta ha interessato numerosi clienti ed è tuttora in atto e WindTre non ha attuato alcuna misura per eliminare o attenuare le conseguenze della violazione contestata dall’Autorità.

A tal proposito, sebbene in questo caso non si tratti di una modifica unilaterale, si ricorda che dal 18 Gennaio 2021 anche ai nuovi clienti WindTre che attivano una nuova SIM ricaricabile viene preattivato il piano tariffario base New Basic che prevede un costo mensile di 4 euro solo se non ci sono offerte tariffarie attive.

Considerando quindi la violazione di entità consistente e di durata breve, l’Autorità ha deciso di sanzionare WindTre con una multa da 696.000 euro per le violazioni sopra riportate.

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