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Risultati TIM: +171% linee ultrabroadband nel fisso e si riducono le portabilità nel mobile

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TIM ha reso noti i risultati finanziari finali al 31 Dicembre 2020, che hanno mostrato una riduzione dell’indebitamento netto e una crescita delle linee di rete fissa nell’ultimo trimestre dell’anno scorso.

Come evidenziato dal Consiglio di Amministrazione che ha approvato la relazione finanziaria e il nuovo piano triennale, il quarto trimestre dell’anno scorso è stato in grado di sfruttare i risultati dei due anni precedenti di trasformazione con cui TIM ha tentato di alleggerire la struttura organizzativa e ottimizzare i processi.

Così, l’indebitamento finanziario netto al 31 Dicembre 2020 si è ridotto di 4,342 miliardi di euro attestandosi a quota 23,326 miliardi di euro (o 18,594 miliardi after lease), mentre l’EBITDA organico si è attestato a quota 1,8 miliardi di euro e quello del mercato italiano a 1,4 miliardi di euro (in calo del -2,5% anno su anno, ma in rialzo del +7,2% rispetto al terzo trimestre).

I ricavi del Gruppo nel corso del trimestre si sono invece attestati a quota 4,1 miliardi di euro, in calo del -2,1% anno su anno, ma con un rialzo rispetto al trimestre precedente. Analizzando solo i ricavi da servizi, questi hanno raggiunto quota 3,7 miliardi di euro nell’ultimo trimestre (-1,2% anno su anno), anche in questo caso in miglioramento (del +5,2%) rispetto al terzo trimestre.

Sono cresciuti invece i ricavi nel segmento business, in crescita del +27,6% grazie anche alla partnership con Google Cloud, mentre il wholesale domestico mostra ricavi da servizi in crescita del +12,1% anno su anno nel quarto trimestre del 2020, grazie all’acquisizione di nuovi contratti nel corso del trimestre.

Con esclusivo riferimento alla business unit domestic, vale a dire al mercato italiano, analizzando l’intero esercizio i ricavi di TIM ammontano il 30 Dicembre 2020 a 12,905 miliardi di euro, in calo di 1,173 miliardi di euro rispetto all’esercizio del 2019 (-8,3%) prevalentemente a causa delle restrizioni connesse all’emergenza Covid-19 che hanno colpito particolarmente il segmento mobile.

Secondo quanto riportato, i ricavi dell’esercizio 2020 hanno scontato un impatto complessivo di circa -39 milioni di euro per via delle iniziative poste in essere per supportare la clientela durante la pandemia.

Sempre guardando al solo mercato domestico, i ricavi da servizi stand-alone nel fisso sono stati pari a 8,785 miliardi di euro, in calo del -6,1% a causa della diminuzione degli accessi (considerando l’intero periodo annuale) e dei livelli di ARPU.

Nel mobile, i ricavi stand alone sono scesi invece del -10,5% a quota 3,378 miliardi di euro, per via del già citato contesto competitivo e pandemico.

Invece, i ricavi da handset e bundle & handset (dunque vendita di hardware) si sono mostrati in calo di -198 milioni di euro a causa della ridotta frequentazione di punti vendita per il lockdown, chiudendo a quota 1,301 miliardi di euro.

Il risultato netto d’esercizio si è attestato invece a 7,2 miliardi di euro nel corso dell’anno, in crescita rispetto al 2019 a causa del riconoscimento fiscale di maggiori valori iscritti in bilancio, per 5,9 miliardi di euro.

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Luigi Gubitosi, AD di TIM.

Analizzando l’andamento dei due segmenti fisso e mobile, si evidenzia innanzitutto che il numero delle linee mobili a fine 2020 si è attestato a quota 30,2 milioni, in lieve crescita rispetto al trimestre precedente e con un forte aumento delle linee M2M (Machine2Machine) a cui si affianca la riduzione della perdita di linee Human, comunque in calo.

La dinamica di portabilità in uscita ha presentato invece il miglior risultato dal secondo trimestre del 2018, con circa 35.000 linee uscite verso altri operatori.

Nel segmento fisso, invece, TIM ha raggiunto nel quarto trimestre dell’anno il +171% di linee ultrabroadband rispetto all’anno precedente (per un totale di 437.000 nuove linee retail e wholesale) e per la prima volta dal 2001, secondo quanto dichiarato, le linee fisse retail totali si sono mostrate in crescita.

Nel segmento fisso, è accelerata infatti nel corso dell’anno scorso la migrazione della base clienti verso la banda ultralarga, come risultato, tra le altre cose, della maggiore disponibilità di linee nelle aree bianche grazie all’apertura dei nuovi cabinet già da Marzo 2020. 

Analizzando più attentamente i dati del mercato italiano, negli allegati al suo report finanziario TIM riporta come ARPU del segmento fisso consumer un valore di 33 euro al mese, mentre l’ARPU broadband, sempre nel fisso, è di 25,4 euro al mese.

Si ricorda che con questo termine si indicano i ricavi medi mensili per utente, che risultano in calo rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (34,9 e 37,7 euro rispettivamente).

Sul mobile, invece, con un totale di 30,170 milioni di SIM, di cui 19,795 milioni di tipo Human, l’ARPU retail è di 8 euro al mese, mentre quello relativo alle sole SIM Human è di 12,1 euro, in entrambi i casi in lieve calo. Di contro, come anche negli scorsi risultati, si è contratto il churn rate, vale a dire il tasso di abbandono, pari al 18,6% contro il precedente valore di 20,4% della fine del 2019.

TIM ha ricordato tutte le iniziative volte a fronteggiare l’emergenza Covid-19 nel corso del 2020, a partire dall’apertura dei nuovi cabinet in 3250 comuni, passando per la fornitura di kit con device e SIM e attività di formazione e supporto alle istituzioni e alle scuole.

A causa della pandemia, inoltre, da Marzo a Dicembre 2020 TIM ha contato di aver attivato circa 435.000 offerte consumer e 165.000 offerte business.

Sul fronte degli investimenti industriali, questi ammontano a fine 2020 a quota 3,409 miliardi di euro, contro i 3,784 miliardi del 2019, con il mercato italiano che ha presentato investimenti per 2,748 miliardi e la business unit Brasile per 661 milioni di euro, prevalentemente finalizzati al rafforzamento dell’infrastruttura della rete ultrabroadband mobile e allo sviluppo del business fisso.

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