Nell’ambito del ricorso di TIM per impedire a Fastweb l’accesso ai documenti relativi ai suoi clienti in seguito al procedimento sanzionatorio del Garante sulle chiamate indesiderate, il Consiglio di Stato ha confermato la misura cautelare provvisoriamente disposta alcune settimane fa e ha fissato la discussione del ricorso nel merito.
Si ricorda che il caso è legato alla sanzione da 27 milioni di euro contro TIM anche per condotte lesive nei confronti dei clienti OLO. L’operatore aveva infatti conservato dati relativi a oltre 23.000 linee telefoniche appartenenti ad altri operatori oltre il limite di 10 anni previsto dalla legge, e uno di questi è proprio Fastweb.
Come evidenziava il Garante Privacy, dal Gennaio del 2017 ai primi mesi del 2019 sono pervenute centinaia di segnalazioni relative, in particolare, alla ricezione di chiamate promozionali indesiderate effettuate senza consenso o nonostante l’iscrizione delle utenze telefoniche nel Registro pubblico delle opposizioni, oppure ancora malgrado il fatto che le persone contattate avessero espresso alla società la volontà di non ricevere telefonate promozionali.
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La richiesta di Fastweb, accolta dal Garante e dal TAR, è stata quella di avere l’accesso ai documenti dei suoi clienti legati al procedimento relativo al provvedimento sanzionatorio. Tuttavia, il CdS ha recentemente ritenuto le questioni esposte meritevoli di un’analisi più approfondita e ha quindi accolto l’istanza cautelare di TIM, sospendendo la sentenza del TAR che garantiva l’accesso ai documenti da parte di Fastweb.
Con sentenza pubblicata ieri, 23 Novembre 2020, il CdS in sede giurisdizionale ha confermato la sospensione cautelare in quanto l’esecuzione della sentenza reiettiva del TAR determinerebbe l’ostensione dei documenti di TIM, che rappresenta proprio il fattore alla base dell’appello di TIM al Consiglio di Stato.
Inoltre, è stata fissata la camera di consiglio per la discussione del ricorso nel merito, che si terrà il 21 Gennaio 2021.
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