Telecomunicazioni

Il presidente di Confindustria Digitale: sì alla digital transformation per far ripartire il Paese

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Nella mattinata di oggi, 11 novembre 2020, si è tenuto il convegno annualeInvestire Accelerare Crescere, organizzato da Confindustria Digitale insieme con la Luiss Business School, che quest’anno si è focalizzato sul tema “Dall’Agenda digitale al Recovery Fund: colmare i ritardi, rilanciare il Paese”.

Nel dettaglio, si è valutato lo stato di attuazione dei programmi di digitalizzazione del Paese, a causa del ritardo digitale che l’emergenza sanitaria da Covid-19 ha fatto maggiormente emergere negli ultimi mesi.

All’incontro, tenutosi in diretta streaming, sono intervenuti: Cesare Avenia, presidente di Confindustria Digitale; Paolo Boccardelli, direttore Luiss Business School; Carlo Bonomi, presidente Confindustria; Marco Gay, presidente Anitec-Assinform; Luigi Gubitosi, vicepresidente Confindustria con delega al digitale e AD di Tim; Pietro Guindani, presidente Assotelecomunicazioni Asstel; Stefano Patuanelli, ministro dello Sviluppo Economico; Paola Pisano ministro per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione, e Roberto Viola direttore Generale DG Connect Commissione Europea.

Durante l’evento, il presidente di Confindustria Digitale, Cesare Avenia, ha lanciato un appello, affermando che la trasformazione digitale della pubblica amministrazione e la capacità di intessere il digitale nella trama degli altri settori costituisce il processo abilitante dell’intero piano nazionale di ripresa e resilienza.

Un processo che va sostenuto con atti politici e istituzionali bipartisan, perché i progetti messi in cantiere, le strutture che dovranno attuarli, devono durare oltre i governi che li hanno varati.

La struttura ideata per realizzare suddetto piano, inoltre, dovrà essere dotata di risorse umane e finanziarie adeguate e investita della necessaria autorevolezza istituzionale, in grado di rimuovere ostacoli procedurali e tecnici, monitorando l’attuazione dei progetti fino al loro compimento.

Pur dando atto al Governo, al Parlamento, alle istituzioni tutte e al Servizio sanitario nazionale dello sforzo che stanno compiendo per far fronte all’emergenza, il presidente di Confindustria Digitale, ha sottolineato il ritardo digitale del Paese, con tutte le inefficienze che esso comporta.

Parlando di fondi europei, poi, ha definito inefficiente la loro gestione negli ultimi anni, affermando che “siamo ormai a fine del settennato della programmazione comunitaria 2014-20 e dei 72,4 mld di euro dei Fondi Strutturali risulta speso solo il 40 % del totale. Per avere un termine di paragone va considerato che i 209 mld di euro destinati all’Italia sono circa 3 volte i fondi strutturali e che queste risorse dovranno essere impegnate in 3 anni rispetto ai 7 anni previsti dai fondi strutturali“.

Per il presidente di Confindustria Digitale, quindi, la situazione straordinaria va gestita in netta discontinuità con il passato, investendo nel digitale, per dotare il Paese di nuove capacità progettuali, operative e tecnologiche, e per poter raccogliere la sfida di Next Generation Ue.

A tal prosito, Cesare Avenia ha dichiarato che Confindustria Digitale ha consegnato al Governo la sua proposta di aree prioritarie di investimento, che possono agire da leva fondamentale per la trasformazione del Paese. Fra queste: l’interconnessione digitale del sistema sanitario e dell’istruzione, l’Industria 4.0, lo smart working e la logistica digitale.

Il presidente di Confindustria Digitale ha poi sottolineato che:

Il compito che abbiamo di fronte è di portata storica ma le cose si possono cambiare più in fretta di quanto può apparire, basta deciderlo e fare in modo che avvengano: è questa la grande lezione impartitaci dall’emergenza di cui dobbiamo far tesoro. Durante il lockdown le aziende del settore Ict hanno risposto alla chiamata di “Solidarietà digitale” del Ministro Pisano con moltissime iniziative necessarie per assicurare la prosecuzione delle attività on line. Le sole aziende associate alla Federazione hanno donato connettività di rete, servizi per la formazione e comunicazione per oltre 23,6 mln di euro, forniture Hd, sw, medicali per 7,2 mln di euro, 22 mila ore di volontariato e oltre 3 mln di donazioni in valuta. La risposta positiva al lockdown è stata una grande prova di partnership pubblico-privata che ha iniziato a tracciare la via per il cambiamento. Ora va percorsa favorendo una nuova sussidiarietà fra pubblico e privato, fra centro e periferia. Deve essere una via attrattiva verso cittadini e imprese nell’informare e incentivare l’uso delle nuove tecnologie abilitanti, 5G, intelligenza artificiale, cloud, blockchain, pagamenti elettronici. Rivolgersi agli amministratori pubblici per renderli protagonisti del cambiamento dello Stato, con nuova formazione, nuovi ruoli, nuove responsabilità. Volta ad aiutare fattivamente gli enti locali per aderire alle iniziative nazionali, saperle spiegare e tradurre nei territori.

Oltre al presidente di Confindustria Digitale, anche Paolo Boccardelli, direttore della Luiss Business School, ha espresso la sua sulla situazione, sottolineando anche lui il fatto che la pandemia ha evidenziato ancor di più la cruciale importanza delle nuove tecnologie e delle applicazioni digitali.

In base all’indice DESI, infatti, l’Italia è ancora all’ultimo posto in Europa per diffusione delle competenze digitali, dunque, secondo Boccardelli è fondamentale per il Paese cogliere le opportunità offerte dal Recovery Fund.

Per il presidente della Luiss Business School bisogna, inoltre, accelerare non solo nello sviluppo delle infrastrutture, dalla fibra fino a casa e del 5G, ma anche e soprattutto nel dotare persone, imprese ed enti di una nuova forma mentis digitale.

In tale ottica, si potrebbe fissare una data per lo switch off della pubblica amministrazione analogica o delle reti in rame obsolete, per avere gli stimoli necessari ad affrontare un cambiamento che non sembrerebbe più procrastinabile.

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