In seguito alle indiscrezioni su un possibile parere contrario, da parte della Commissione UE, al progetto di TIM e Cassa Depositi e Prestiti per la Rete Unica, sono giunte adesso nuove risposte da cui emergerebbe invece una visione meno critica da parte dell’Unione Europea.
Le discussioni degli ultimi giorni sono nate in seguito alle indiscrezioni riportate da Bloomberg in merito all’accordo per la rete unica.
Secondo l’agenzia, l’Antitrust UE e il Commissario per la concorrenza, Margrethe Vestager, sarebbero contrari all’accordo che rappresenterebbe un ritorno al monopolio dopo anni di investimenti per la concorrenza nel settore.
Dopo la prima smentita da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze, anche il Vicedirettore Generale di Etno (Associazione Europea delle Telecomunicazioni) Alessandro Gropelli ha evidenziato la posizione della sua Associazione sulla questione.
Secondo Gropelli, il progetto di TIM e Cassa Depositi e Prestiti per la rete unica risponde agli obiettivi politici dell’Unione Europea, che in questo periodo mira ad accelerare gli investimenti nelle reti in fibra per la ripartenza delle economie.
Inoltre, ricorda Gropelli, il piano del Governo per la rete unica prevede un ricorso a modelli di co-investimento che sono stati incentivati anche dal nuovo Codice Europeo delle Comunicazioni.
Di parere diverso è invece l’AIIP, l’Associazione Italiana Internet Provider, che ha ribadito la sua posizione contro “un ritorno al monopolio che vanifica la liberalizzazione”.
Secondo Giuliano Peritore, Presidente di AIIP, in Italia non ci sarebbe bisogno della rete unica, quanto di maggiori incentivi per la realizzazione di reti in concorrenza tra loro, interconnesse, disaggregate e messe a fattor comune per cittadini e imprese.
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Intanto, il progetto per la rete unica potrebbe già iniziare ad estendersi con la partecipazione di altri attori del mercato, oltre a Mediaset e Rai che potrebbero presto fare un passo avanti.
Nella giornata di lunedì 21 Settembre 2020, infatti, è previsto un incontro tra Cassa Depositi e Prestiti, TIM e i vertici degli operatori WindTre, Sky Italia e Vodafone, che si erano già incontrati in videoconferenza per discutere sulla rete unica il mese scorso.
Non si conoscono dettagli sull’evento, ma questa volta si dovrebbe discutere sul contenuto della lettera d’intenti tra TIM e Cassa Depositi e Prestiti e sulle opportunità per gli operatori alternativi.
Intanto, come riporta un’intervista di Askanews, in un incontro promosso da Brand Report Consulting i numeri uno di Sky e Iliad hanno discusso anche in merito alla rete unica, insieme a Franco Bernabè, ex AD di TIM e ora Presidente di Cellnex.
Nel dettaglio, l’Amministratore Delegato di Iliad, Benedetto Levi, ha ribadito l’interesse dell’azienda per il segmento fisso, in cui si prepara a entrare nei prossimi mesi:
“Rileviamo in modo positivo l’attenzione che adesso è posta sulla necessita di rendere l’italia infrastrutturata dal punto di vista dell’ultrabroadband e accelerare sulla fibra ottica. Non possiamo che appoggiare questa volontà anche delle istituzioni di accelerare e di colmare in realtà il ritardo che riguarda proprio la presenza di fibra ottica nel Paese. Ovviamente, seguiamo con molta attenzione le vicende perché riteniamo che il rischio che è assolutamente da scongiurare è che si vada a creare una situazione che di fatto ci riporti indietro in termini di apertura del mercato e di accesso a pari condizioni a tutti gli operatori che desiderano entrar in questo mercato”.
Oltre a Benedetto Levi, è stato intervistato anche Maximo Ibarra, CEO di Sky Italia, che ha guidato il recente lancio dell’azienda nel mercato fisso italiano.
Ibarra ha ricordato che un incremento degli investimenti sulla fibra è certamente da auspicare per l’Italia, ma per evitare un monopolio occorre che la rete unica sia veramente indipendente e che possa così accelerare il rollout dei servizi in condizioni di neutralità per gli operatori.
Si è mostrato più scettico Bernabè, che ha definito la strada intrapresa dal Governo per la realizzazione della rete unica eccessivamente complessa e rischiosa, rispetto ad altre soluzioni più semplici e traducibili in accordi commerciali o industriali per creare eventualmente delle società comuni.
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