I segretari generali dei sindacati si sono riuniti per discutere sulla crisi italiana causata dalla pandemia di Coronavirus e sulla necessità di accelerare il processo di digitalizzazione del Paese tramite la rete unica tra TIM e Open Fiber.
In una nota congiunta, i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil, Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil hanno evidenziato la necessità di disporre di una rete moderna ed efficiente facendo convergere tutti gli sforzi su un’unica infrastruttura da completare rapidamente.
Secondo Maurizio Landini, Annamaria Furlan, Pierpaolo Bombardieri, Fabrizio Solari, Vito Vitale e Salvatore Ugliarolo, serve infatti “un soggetto attuatore che evidentemente non può prescindere dalla presenza di una grande azienda nazionale, e della sua rete, quale è TIM”.
Nel concreto, secondo i sindacati sarà necessario raggiungere la convergenza tra le reti di TIM e Open Fiber, garantendo apertura agli eventuali investitori interessati:
“Concretamente, questi obiettivi si possono realizzare dando vita a una nuova impresa che inglobi le reti esistenti a partire dalla convergenza di quella di TIM e Open Fiber. Questa nuova impresa dovrà assieme permettere l’integrità del perimetro di TIM attraverso il possesso della maggioranza delle azioni, ma anche esser aperta da subito a tutti gli investitori interessati, ai quali vanno garantiti i poteri speciali tali da impedire un predominio di TIM”.
E a proposito di poteri e regolamentazione, i sindacati hanno auspicato un mercato aperto alla concorrenza, regolamentato dall’AGCOM che dovrà prestare sempre più attenzione anche agli interessi generali del settore e non solo alla tutela del consumatore.
Il suggerimento pratico dei segretari generali, su cui si è discusso anche recentemente in altre sedi, è quello di far crescere la quota di CdP in TIM, raggiungendo così una presenza industriale pubblica nelle telecomunicazioni, come accade anche in Francia e in Germania.
La presenza di CdP, oltre a guidare l’innovazione e gli investimenti, potrebbe anche sostenere un’eventuale strategia futura di consolidamento europeo nel mondo delle telecomunicazioni e delle reti ad alta velocità.
Infine, secondo i sindacati quella della rete unica rappresenta “un’occasione storica di riassetto del settore”, che una volta perduta potrebbe mettere a rischio la capacità stessa di spendere efficacemente i fondi messi a disposizione dall’Unione Europea per la ripresa economica.
La posizione dei sindacati era stata già espressa il mese scorso dopo il servizio di Report sui ritardi di Open Fiber.
Secondo Riccardo Saccone stesso, di Slc Cgil, la costruzione di due reti in fibra in Italia rappresenterebbe una scelta senza utilità pratica, uno spreco eccessivo di risorse.
Dello stesso parere era Maurizio Landini della Cgil, che riteneva la rete unica “un atto di lungimiranza” per coprire più agevolmente, e in maniera più efficiente, i comuni italiani.
Essenzialmente dello stesso parere erano anche Salvo Ugliarolo di Uilcom Uil e Giorgio Serao di Fistel Cisl, che avevano parlato della necessità di indirizzare gli investimenti pubblici su una rete unica per sostenere meglio i costi della tecnologia FTTH.
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