Lavoro e Formazione

Confindustria Digitale sullo smart working: un’opportunità di cambiamento innovativo per il Paese

Mercoledì 15 luglio 2020 alle ore 17:00 si è tenuto il webinar organizzato da Confindustria Digitale in collaborazione con Luiss Business School, dal titolo Leadership e gestione remota nella nuova impresa digitale“.

Durante il seminario online si è discusso approfonditamente sulle linee guida per uno smart working efficiente e sulle innovazioni necessarie per convertire l’esperienza dell’emergenza Covid-19 in una grande opportunità di trasformazione digitale del Paese.

Cesare Avenia, Presidente di Confindustria Digitale, è intervenuto al webinar insieme a Paolo Boccardelli, direttore Luiss Business School, Laura Di Raimondo, direttore Assotelecomunicazioni-Asstel, Massimo Giordani, presidente “Associazione Italiana Sviluppo Marketing”, Guelfo Tagliavini, consigliere Federmanager e Stefano Venturi, presidente Steering Committee Competenze e capitale umano Confindustria Digitale.

Di seguito il commento del Presidente di Confindustria Digitale:

“Apriamo un percorso strutturale per lo smart working come modello per innovare l’economia su standard tecnologici e organizzativi più performanti, sostenibili, inclusivi”.

Cesare Avenia si è anche rivolto al Governo, esprimendo preoccupazione per la scadenza della procedura semplificata per il ricorso al lavoro agile:

“Esprimiamo profonda preoccupazione rispetto alla possibile scadenza al 31 luglio prossimo della procedura semplificata per il ricorso al lavoro agile. Riteniamo, infatti, che lo smart working non vada visto come un’opzione solo legata all’emergenza sanitaria, ma come una concreta opportunità di cambiamento innovativo per il nostro paese. Per questo motivo di fondo, ma anche per dare tempo alle imprese di pianificare le condizioni di prosecuzione delle attività produttive in un quadro certo, che consenta di contemperare le esigenze lavorative, organizzative e di tutela della salute, facciamo appello al Governo e alle istituzioni affinché considerino l’opportunità di confermare le semplificazioni normative non solo per tenere conto della necessità per le imprese e i lavoratori di avere il tempo di pianificare le condizioni di prosecuzione delle attività produttive in un quadro certo che consenta di contemperare le esigenze lavorative, organizzative e di tutela della salute, ma anche per aprire un percorso strutturale per l’implementazione dello smart working, indirizzato a innovare l’economia su standard organizzativi e tecnologici più elevati e performanti.”

Secondo il Presidente di Confindustria Digitale, l’allarme lanciato in merito ai cambiamenti climatici aveva già messo in evidenza la necessità di modificare alcuni modelli organizzativi tradizionali. Adesso, la pandemia di Coronavirus avrebbe dimostrato la necessità di spingersi verso sistemi più flessibili e decentrati.

Secondo Avenia, ormai, pensare di tornare a quella che precedentemente veniva considerata la normalità significherebbe “ignorare le difficoltà di crescita e innovazione che penalizzano da tempo il nostro paese e sottovalutare la lezione che l’emergenza ci ha impartito”.

Il suggerimento è quindi quello di spostarsi verso sistemi ibridi tra reale e virtuale, contestualmente a una regolamentazione più snella e a una maggiore attenzione sullo sviluppo delle competenze dei lavoratori.

Durante il webinar, inoltre, sono stati mostrati i risultati della ricerca condotta da Luiss Business School dal titolo “Lo smart working durante la pandemia Covid-19”. L’indagine si basa sull’analisi dell’esperienza del lavoro agile durante il lockdown per verificarne l’impatto e le prospettive future.

La ricerca ha visto il coinvolgimento di 451 professionisti con un’età media di 36 anni e di cui il 70% dichiara di essere un dipendente o un collaboratore.

Il 66% dei partecipanti alla ricerca ha trovato lo smart working efficace in termini di produttività lavorativa, riuscendo a svolgere da casa tutti i compiti assegnati, mentre il 28% ha dichiarato di non aver mantenuto i livelli di produttività consueti, percentuale che sale al 38% nel caso dei liberi professionisti.

Sono stati evidenziati numerosi benefici legati allo smart working, come la possibilità di trascorre più tempo con la famiglia o il minor quantitativo di stress. La mancanza di relazioni sociali invece è stata la conseguenza negativa più sentita, seguita dalla riduzione delle opportunità di avanzamento di carriera.

Il 69% del campione ritiene comunque che lo smart working possa giocare un ruolo favorevole al rafforzamento delle pari opportunità.

Queste le parole di Paolo Boccardelli, direttore della Luiss Business School:

“La pandemia ha portato un’accelerazione che possiamo stimare di non meno di 5 anni in tutta una serie di processi che ora vanno consolidati, primo fra tutti lo smart working: per questo andranno ripensati i processi di organizzazione del lavoro e posta più enfasi sugli obiettivi e il loro conseguimento. Sicuramente non si dovrà tornare indietro, ma capitalizzare l’esperienza forzata che abbiamo vissuto per definire un lavoro smart sostenibile, produttivo e in grado di accompagnare la ripartenza del Paese.”

Per quanto riguarda le prospettive future, il 75% degli intervistati si è dichiarato disponibile a continuare a lavorare in smart working per più giorni a settimana anche consecutivi, con una leggera flessione per le persone con nuclei familiari numerosi (3 o più figli).

Al contrario, il 20% del campione preferirebbe lavorare in smart working un solo giorno a settimana; tale percentuale include buona parte di tutti coloro che non sono riusciti a svolgere tutte le loro attività ordinarie da remoto.

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