Aldo Bisio (Vodafone) sulla rete unica: ritardi di copertura non sono imputabili solo a Open Fiber
Aldo Bisio, l’Amministratore Delegato di Vodafone Italia, ha recentemente commentato la situazione italiana nella fibra ottica, con riferimento ai ritardi degli ultimi anni e al ruolo di Open Fiber come operatore wholesale only.
È tornata infatti ad accendersi la questione della rete unica, dopo alcune dichiarazioni pubbliche dei vertici delle aziende e di Beppe Grillo, che ha fatto rimbalzare il dibattito in politica, con commenti ufficiali anche da parte del Presidente Conte.
Adesso, secondo rumors, Cdp sarebbe disposta ad acquistare la quota del 50% di Enel in Open Fiber per favorire una rete unica e neutrale. Il ministro dell’Economia avrebbe inoltre chiesto a TIM e Enel di firmare un protocollo d’intesa entro questo mese.
Dopo le critiche all’operato di Open Fiber a causa dei ritardi sulla copertura delle aree bianche fissate dai bandi Infratel, scoppiate in seguito alla trasmissione televisiva Report di Giugno 2020, adesso anche l’AD di Vodafone Italia, Aldo Bisio, ha preso la parola, ricordando che le cause del ritardo non sono imputabili del tutto a Open Fiber o al suo modello wholesale.
Intervistato da Il Sole 24 Ore, Aldo Bisio ha innanzitutto affermato che la rete unica, in Italia, è stata presente per 30 anni. Si tratta della rete di TIM, operata da un unico soggetto e che “onestamente non è stato un modello di grande successo”.
Con l’ingresso di Open Fiber, ricorda l’AD di Vodafone, l’Italia è passata dal trentunesimo al diciassettesimo posto nella classifica europea sulle infrastrutture a banda ultralarga, come espresso dall’indice DESI (su cui invece, si ricorda, Infratel Italia aveva mostrato il suo malcontento).
In risposta alla domanda sulla rete unica, Aldo Bisio ha voluto chiarire che in Italia vi sono aree nere con 9,5 milioni di abitazioni e una forte concorrenza infrastrutturale, le aree grigie con 12 milioni di abitazioni in gran parte coperte solo con rete ibrida in rame e fibra FTTC e le aree bianche, a cosiddetto fallimento di mercato e dunque oggetto dei bandi Infratel.
Secondo Bisio, l’emergenza ha adesso dimostrato che “le tecnologie ibride non sono a prova di futuro” e che sia necessario continuare a puntare e accelerare sullo sviluppo della rete. Per questa ragione, Bisio si dichiara favorevole alla rete unica e non inutilmente duplicata, purché non sia governata da un unico soggetto.
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Con riferimento alle aree grigie, una misura tecnica proposta da Bisio consiste nell’attuare il sistema francese anche in Italia, volto a incentivare la realizzazione delle reti da parte di consorzi di operatori, con l’obbligo di concedere mutualità di accesso a tutto l’ecosistema mettendo a disposizione l’infrastruttura a condizioni eque e non discriminatorie.
Così, sarà anche possibile superare alcuni ritardi che in questo periodo vengono prevalentemente imputati a Open Fiber ma che, secondo Bisio, vanno ricercati anche nella burocrazia italiana e nel rilascio dei permessi, come evidenziato anche dall’operatore wholesale in alcuni recenti documenti. Non è la prima volta che Bisio mostra soddisfazione per il modello wholesale only di Open Fiber, ritenuto positivo per il mercato di rete fissa anche inun intervento alla Luiss Business School risalente a circa due mesi fa.
Infine, l’AD di Vodafone ha ricordato l’importanza dell’FWA nella strategia di Vodafone Italia, una tecnologia che si affiancherà al 5G e che prevede un piano di copertura di 2000 comuni per colmare alcuni gap di copertura a costi inferiori rispetto alla fibra.
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