Nel recente dibattito sulla rete unica, riacceso dalle dichiarazioni pubbliche dei vertici di TIM e Open Fiber, si è inserito oggi 22 Giugno 2020 anche Beppe Grillo, che ha commentato “l’esperimento Open Fiber” definendolo un fallimento. L’azienda guidata da Elisabetta Ripa ha risposto ufficialmente.
Beppe Grillo si è espresso, sul suo blog ufficiale, in merito alla rete unica in Italia. La sua opinione è che le aree bianche siano rimaste arretrate “come il terzo mondo” in quanto Open Fiber avrebbe “fallito miseramente” registrando ritardi incolmabili.
Secondo Grillo, l’idea di creare competizione con la nascita di Open Fiber avrebbe invece innescato “una spirale di investimenti in duplicazione” il cui risultato sarebbe, ad oggi, un mero spreco di risorse.
Beppe Grillo ha anche ricordato di aver scritto anni fa che la rete fissa dovesse rimanere in mani pubbliche, evitando che il proprietario ne erogasse anche i servizi. Considerando però i risultati ottenuti da Open Fiber, Grillo ha scritto oggi che “il male minore, in questo momento difficile per il Paese, può essere quello di avere un’unica infrastruttura, anche privata ma aperta a tutti, purché sia in grado di fare gli investimenti necessari a colmare una volta per tutte il gap tecnologico che abbiamo rispetto agli altri”.
Infine, secondo Grillo andrebbero messe in piedi tre iniziative per risolvere “l’assurdo dualismo” Open Fiber/TIM, il cui perno sarebbe Cassa Depositi e Prestiti. Enel invece non sarebbe compatibile con il progetto poiché pretenderebbe di “amministrare Open Fiber comportandosi da padre padrone e non semplicemente da azionista”.
Per questa ragione, Grillo ha suggerito di sostituire l’AD di Open Fiber, Elisabetta Ripa, e nominare un soggetto in grado di lavorare alla fusione con TIM, fare entrare Cdp in TIM con circa il 25% del capitale e proporre ai francesi di Vivendi di cedere la loro quota per ottenere una maggioranza in TIM in grado di creare “un’unica società integrata di rete mobile, 5G e banda ultralarga, evitando che due soggetti con partecipazioni statali si facciano la guerra”.
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Open Fiber ha prontamente risposto a Beppe Grillo e ai suoi commenti sul progetto competitivo dell’azienda, affermando che, se si trattasse di un progetto fallimentare, “Open Fiber non incasserebbe una dietro l’altra partnership di peso con soggetti di grandissimo livello sia nazionale, sia internazionale che scelgono di puntare sulla sua rete FTTH di ultima generazione”.
Vengono citate infatti le partnership con Vodafone, WindTre, Fastweb, Tiscali e le più recenti con Sky e Orange.
Inoltre, Open Fiber ha ricordato che al progetto lavorano oggi oltre 10.000 persone, che hanno contribuito a rendere la fibra ottica di Open Fiber la terza in Europa dopo quella di Telefonica ed Orange e la prima gestita da un operatore wholesale only, con 8,6 milioni di unità immobiliari cablate e un piano di risorse per portarla ad oltre 20 milioni entro tre anni.
Dopo questa premessa, Open Fiber ha elencato alcune false informazioni, definite “fake news” senza mezzi termini, riportate da Grillo.
In primo luogo, l’azienda ha ricordato di fare concorrenza solo a TIM, mentre tutti gli altri operatori “hanno tratto beneficio dall’accresciuta concorrenza del mercato” e che le risorse pubblici vengono versate solo a stati di avanzamento, dunque per le infrastrutture effettivamente costruite e per le quali Open Fiber investe anche risorse proprie.
Sempre in tema di risorse pubbliche, Open Fiber ha evidenziato di aver vinto tutte le gare pubbliche perché il suo progetto è stato giudicato il migliore, con una quota di fibra più elevata e meno capitale richiesto rispetto agli altri progetti respinti.
Con riferimento al tema delle duplicazioni degli investimenti, si riporta il commento integrale di Open Fiber:
“Le uniche duplicazioni esistenti sono state fatte da TIM con il progetto Cassiopea, per il quale è anche stata sanzionata con una multa da 166 milioni dall’Antitrust il 6 Marzo 2020. Senza contare che, guardando l’estensione della rete FTTH, di autostrada digitale al momento ne esiste una sola, quella di Open Fiber.”
In merito ai rallentamenti denunciati, Open Fiber ritiene che questi siano stati causati dalla “guerra legale” avviata da TIM e dalla burocrazia italiana, ma è stato assicurato che entro la fine del 2022 il 92% delle Unità Immobiliari previste dal piano BUL sarà connesso, con il restante 8% a seguire nel 2023.
Infine, Open Fiber ha espresso dubbi sulla possibilità che TIM riesca, visto il suo indebitamento, a effettuare gli investimenti necessari per il Paese e sulla possibilità che in Italia possa essere autorizzato dal Legislatore un monopolio così vasto come quello auspicato da Beppe Grillo, formato da rete mobile, 5G e banda ultralarga nelle stesse mani.
Open Fiber ha concluso la sua nota affermando che il progetto dell’azienda è un progetto strategico che non andrebbe denigrato con fake news, vista l’importanza dell’obiettivo di una copertura nazionale in fibra.
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