Reti e Frequenze

Antitrust sulle proroghe delle frequenze: favorire gli investimenti ed evitare discriminazioni

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L’Antitrust ha recentemente fornito una sua valutazione sulle proroghe dei diritti d’uso delle frequenze di telecomunicazioni per fornire alcune considerazioni alle Autorità direttamente impegnate.

In premessa, l’AGCM auspica che l’Italia possa adottare un progetto di lungo periodo nella gestione delle frequenze di telecomunicazione che riesca a favorire la competizione e stimolare gli investimenti.

La gestione delle frequenze di tipo programmatico rappresenta infatti secondo l’Antitrust uno strumento utile per rafforzare il processo di infrastrutturazione delle telecomunicazioni tramite gli investimenti.

Entrando nel dettaglio della materia, l’Antitrust ha ricordato che il Codice delle Comunicazioni Elettroniche e le normative europee espresse dal CECE prevedono che le autorizzazioni abbiano una durata non superiore a 20 anni e siano prorogabili solo una volta.

Lo scopo delle norme è quello di promuovere un contesto di certezza per gli investimenti, con una tempistica certa sui diritti d’uso e con l’indicazione della possibilità di un’eventuale proroga, nel rispetto dei principi di trasparenza e di non discriminazione.

Tutti i principi in questione, inoltre, secondo l’Antitrust richiedono di assicurare un adeguato bilanciamento tra la durata necessaria a garantire gli investimenti e la necessità di non innalzare insormontabili barriere d’entrata ai danni di nuovi operatori.

In questo contesto normativo nazionale ed europeo, l’Autorità ha ricordato la sua posizione in merito al tema caldo del rinnovo delle frequenze. Già in occasione dell’assegnazione dei diritti d’uso per favorire la transizione verso la tecnologia 5G, l’Antitrust aveva infatti evidenziato come le procedure di assegnazione delle frequenze per la rete di quinta generazione rappresentassero un’opportunità per garantire e ampliare le condizioni di mercato e incentivare le concorrenza. Tanto più, considerando che in passato si era assistito a rinnovi reiterati dei diritti d’uso per le frequenze inferiori a 1 GHz.

In generale, quando possibile, l’Antitrust italiano ha infatti sempre ribadito la necessità di ricorrere a procedure di gara che consentano l’ampia partecipazione degli operatori, chiarendo che le proroghe dovrebbero essere concesse al fine di raggiungere obiettivi specifici a vantaggio dell’intero settore.

Per garantire la concorrenza e gli investimenti nella copertura, a fronte delle proroghe concesse in passato agli operatori storici, oggi l’AGCM ritiene sia necessario imporre adeguati correttivi come riserve da fornire ai nuovi operatori e una motivazione su base oggettiva delle proroghe, con limitazioni, obblighi di copertura e divieti di cessione.

Inoltre, andrebbe garantita la parità di trattamento, evitando di concedere i rinnovi solo ad alcuni operatori. A tal proposito, l’AGCM ha presentato una tabella riportata in basso, sugli operatori italiani e i loro diritti sulle frequenze.

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Come sottolinea l’Autorità, Iliad a differenza degli altri operatori non ha ricevuto ancora alcun rinnovo dei diritti d’uso nella frequenza a banda 900 MHz, disponendo di una durata pari a un terzo rispetto a quella dei concorrenti e inferiore al periodo minimo di 15 anni previsto dal CECE per garantire la sostenibilità degli investimenti.

Dal canto loro, TIM e Vodafone non hanno invece ricevuto rinnovo nella banda 2.100 MHz per le frequenze in scadenza nel 2021.

Gli operatori in questione hanno proprio recentemente richiesto la proroga delle frequenze e l’AGCOM ha aperto una consultazione i cui termini sono slittati a causa della pandemia di Coronavirus.

Considerando che, per entrambe le frequenze in questione, altri operatori hanno invece già beneficiato delle proroghe, secondo l’Antitrust occorre “adottare ogni opportuna iniziativa affinché non si producano effetti discriminatori, in danno di taluni operatori, in grado di alterare le dinamiche competitive dei mercati interessati”.

Per questa ragione, in conclusione, l’Autorità auspica che il MiSE e l’AGCOM intervengano adottando una politica uniforme in merito al rinnovo dei diritti d’uso nelle bande 900 MHz e 2100 MHz nel rispetto del principio di non discriminazione.

Inoltre, andrebbero individuati rapidamente i canoni di rinnovo delle frequenze in banda 2100 MHz non ancora determinati, per fornire maggiori certezze agli operatori e consentire loro di pianificare al meglio gli investimenti sulle reti.

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Pubblicato da
Alberto Ferrante

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