Open Fiber

Bassanini, Open Fiber: “rete unica ostacolata dalla pretesa di TIM di tornare al monopolio”

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Nella settimana che volge al termine, si è tornati a discutere sul tema della rete unica e della copertura in fibra FTTH, dopo il servizio di Report dell’1 Giugno 2020 in cui si discuteva sui ritardi di Open Fiber.

Nella trasmissione televisiva in onda su Rai3 si è discusso infatti dei problemi di copertura in fibra FTTH in Italia. Secondo quanto riportato, in alcuni comuni sarebbero emersi dei rallentamenti nell’offerta di servizi in fibra nonostante Open Fiber sia impegnata per la copertura avendo vinto i bandi Infratel.

Era giunta inoltre notizia di alcune penali per ritardi nella progettazione definitiva da parte di Open Fiber, accertati da Infratel Italia.

Open Fiber ha risposto prontamente a quanto espresso nella trasmissione di Report (in cui è comparso anche l’AD di TIM Luigi Gubitosi) evidenziando il suo ruolo nei paesi e borghi citati e motivando ad esempio la scelta di fermare la fibra fino a 40 metri dall’abitazione (come previsto dal bando) per esigenze di efficientamento delle risorse impiegate.

Quanto a Luigi Gubitosi, nel corso del servizio l’AD di TIM ha ricordato gli sforzi dell’operatore in questo periodo di emergenza reti per la copertura del Paese. Rispondendo a una domanda dell’inviato, Gubitosi affermava che l’importante per la copertura non era tanto la natura pubblica o privata dell’azienda impegnata ma la capacità di investire. Insomma, secondo Gubitosi l’investimento nella copertura in fibra era “una questione di chi sa farlo meglio”.

Adesso, Franco Bassanini, il Presidente di Open Fiber citato anche dal Servizio di Report intitolato Senza Fibra, è intervenuto per sottolineare la sua visione sulla rete unica, come riporta Il Sole 24 Ore.

Secondo Franco Bassanini, oggi più che mai è importante garantire una connettività veloce per rispondere alla domanda crescente dei cittadini ed evitare di estendere dunque il digital divide.

Per il Presidente di Open Fiber, il diritto alla connessione di buona qualità è ormai fondamentale:

“Si delinea un vero e proprio diritto fondamentale alla connessione di ultima generazione (la giga connessione), che comporta la ridefinizione di servizio universale, come sono stati il telefono e il servizio postale”.

Gli strumenti per giungere a tale concezione della connessione sono molteplici e come evidenzia Bassanini stesso, si è giunti adesso a una nuova fase del dibattito tra competizione di più infrastrutture e infrastruttura unica. 

Bassanini ha ricordato di essere, già da venticinque anni, dell’idea che sia opportuno puntare su un’infrastruttura unica.

Sebbene la rete unica sia una soluzione auspicata per ridurre duplicazioni di investimenti in certe aree e lasciare un vuoto di copertura in altre, Franco Bassanini ha ricordato che l’esempio della rete unica non è comune nemmeno negli altri Paesi sviluppati e che solitamente si opta per una concorrenza tra più infrastrutture.

In Italia si è vista una forte competizione nelle reti mobili, che invece è sempre stata assente nel segmento fisso, poiché “le tv cavo furono ammazzate nella culla dal legislatore, così l’incumbent è rimasto solo, salvo qualche competitore locale: approfittando di questa posizione di monopolio, ha investito poco o niente nella fibra, puntando a diluire nel tempo l’inevitabile dismissione finale della sua rete in rame”.

Secondo Bassanini, dunque, la mancanza di concorrenza per TIM avrebbe spinto l’azienda a evitare investimenti sul rinnovamento della sua fibra per restare il più a lungo possibile con la rete in rame che aveva costruito.

Franco Bassanini, Presidente di Open Fiber.

La vera competizione, per Bassanini, è iniziata proprio con la nascita di Open Fiber nel 2016, ma resta ancora “fortemente asimmetrica”.

Ciò perché, sempre a detta del Presidente, la rete raggiunge ora 8,5 milioni di abitazioni e imprese, ma il passaggio effettivo delle famiglie e delle imprese sull’infrastruttura più performante è “ancora troppo lento, ostacolato dai costi di migrazione, dalle azioni di ostruzionismo e di market preemption dell’incumbent, e da una diffusa pubblicità ingannevole che continua a contrabbandare come fibra infrastrutture ibride meno performanti”.

A ciò si aggiungono le complicazioni e gli ostacoli che Open Fiber starebbe fronteggiando nelle aree bianche, reputati da Bassanini più problematici del previsto.

Quanto a TIM, secondo il Presidente di Open Fiber l’ex monopolista si trova in una situazione altrettanto complessa, con un primo competitor nazionale sulla fibra che riesce comunque a erodere progressivamente la sua quota di mercato.

A questo punto, Bassanini ha esplicitamente affermato che Luigi Gubitosi di TIM non vorrebbe né la competizione infrastrutturale né l’infrastruttura unica, ma “un ritorno al monopolio o quasi monopolio dell’infrastruttura unica di TIM”.

Tale ipotesi per Bassanini è da escludere a priori, perché spingerebbe TIM a ridurre gli investimenti e perché le regole a tutela della concorrenza non ammetterebbero mai un’operazione del genere.

Diversa sarebbe invece la soluzione prospettata dal Governo, che mira a un’infrastruttura unica indirettamente controllata dallo Stato per spingere sugli investimenti e per offrire a tutti gli interessati i servizi di connettività, in maniera neutrale. Questa visione del Governo sarebbe però ostacolata proprio da TIM e dalla sua pretesa di “tornare al monopolio”.

In questo contesto, se la posizione di TIM resterà immutata, Bassanini conclude affermando che per Open Fiber non vi sarà altra strada che restare in concorrenza infrastrutturale e proprio per questa ragione l’azienda ha anche approvato un nuovo piano industriale volto ad estendere la copertura e gli investimenti.

Infine, un impulso in tal senso, per la copertura dell’Italia in fibra, secondo Bassanini potrebbe giungere dal Recovery Fund della Commissione Europea, che prevede come noto anche la trasformazione digitale dell’economia.

Se la proposta dovesse essere effettivamente accolta dai Paesi, i fondi del nuovo strumento della Commissione Europea dovrebbero infatti essere impiegati anche per lo sviluppo dei servizi digitali e dunque per le reti in fibra e per la nuova tecnologia 5G.

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