Nella puntata del 1° Giugno 2020 di Report, condotto da Sigfrido Ranucci su Rai3, si è discusso sul tema dell’arretratezza italiana nella copertura in fibra. Nel corso della trasmissione sono stati evidenziate alcune criticità del modello Open Fiber, a cui l’azienda ha risposto ufficialmente.
Nei primi minuti del servizio, è stato ricordato il bando da 2,7 miliardi di euro, con finanziamenti regionali, statali ed europei, che ha affidato a Open Fiber la copertura con la sua fibra FTTH fino a 1 Gbps. Il ribasso di gara dell’azienda partecipata da Enel era stato del 52%.
Tuttavia, il servizio dell’inviato Luca Chianca ha mostrato come in diversi comuni i lavori per “la fibra fino a casa” non abbiano effettivamente permesso ai cittadini di collegarsi alla rete in tecnologia FTTH, in quanto ogni soggetto interessato a collegarsi dovrà attendere l’allaccio del ROE, il ripetitore ottico di edificio.
Alcuni dei Paesi in digital divide che sono stati presentati nel servizio sono stati Penna di Teverina (Terni), Carenno (Lecco), Castelgandolfo, Marino (Roma), e Avenale (Macerata). In tutti i casi, il servizio di Report ha evidenziato tramite testimonianze di clienti o sindaci l’assenza di una vera e propria connessione in fibra per i cittadini.
A tal proposito, sono stati intervistati l’economista delle telecomunicazioni Maurizio Matteo Dècina e l’AD di Infratel Italia, Marco Bellezza.
Maurizio Matteo Dècina, che aveva definito la fusione tra TIM e Open Fiber come lo scenario più sostenibile, ha espresso dubbi sulla sostenibilità economica di Open Fiber, che nel bando avrebbe puntato particolarmente al ribasso, fatturando poche centinaia di milioni di euro a fronte di diversi miliardi investiti.
Si tratta per Decina di una società indubbiamente in crisi, che ha sottostimato i costi medi per portare la fibra fino all’edificio, solitamente pari a 350 o 400 euro: nel bando di gara aggiudicato per cablare in totale 10 milioni di abitazioni, il costo medio previsto da Open Fiber sarebbe di circa 150 euro.
Quanto a Marco Bellezza di Infratel Italia, invece, l’AD ha ammesso che il progetto è indietro di oltre due anni rispetto alla tabella di marcia, con la possibilità di concludere i lavori solo dopo il 2023.
Secondo il giornalista Luca Chianca, che riporta dati forniti da Infratel, dei 3000 comuni che sarebbero dovuti essere consegnati a Giugno 2020 sono autorizzati senza collaudo 248, di cui 69 collaudati.
Da qui, la conclusione del servizio di Report secondo cui l’operatore wholesale only Open Fiber sia in grave ritardo rispetto alla tabella di marcia, in un periodo storico in cui, ancor più di prima, si rende necessaria una connessione ad alte prestazioni.
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Open Fiber si è detta pronta a dare le risposte alle perplessità sulla realizzazione della rete FTTH nel territorio italiano, in seguito alla trasmissione andata in onda il 1° Giugno 2020. Con riferimento alle domande sollevate da Report, Open Fiber inizia evidenziando che i comuni da raggiungere per i bandi 1 e 2 sono 6753, mentre i comuni del bando 3 sono 959 e sono attualmente in fase di avvio esecuzione. Il totale è di 7712 comuni.
Open Fiber lavora a completamento degli interventi dichiarati dai privati, dunque realizza interi comuni o parti più o meno estese, a seconda delle dichiarazioni dei privati sulla loro volontà di intervenire nel singolo Comune con i propri investimenti.
Nelle aree dei bandi 1 e 2 sono presenti 17,74 milioni di unità immobiliari, di cui 9,26 oggetto di intervento da parte di Open Fiber (circa il 55% del totale) e la restante quota da parte degli altri operatori, con previsioni iniziali che hanno subito “ritardi per oltre tre anni, nella maggior parte ascrivibili a Telecom”
Inoltre, i comuni nelle aree bianche in cui sono terminati i lavori di Open Fiber sono 715, mentre sono in corso i lavori in altri 2348 comuni. A questi si aggiungono 1120 siti FWA con lavori in corso e 971 con lavori completati. I comuni collaudabili sono 236, di cui 69 con collaudo positivo eseguito da Infratel Italia, e quelli con commercializzazione aperta sono 265, in quanto Infratel ammette anche la possibilità di avviare la commercializzazione per i territori in cui il collaudo non è ancora ultimato.
Con riferimento ai comuni menzionati dal servizio di Report, Open Fiber ha fornito aggiornamenti sullo stato di avanzamento dei lavori.
Marino, in provincia di Roma, prevede una copertura al 100% da parte di operatori privati entro il mese di Dicembre 2018, ma sono state individuate 78 unità immobiliari non coperte (0,4% del totale) già cablate e messe in commercializzazione.
A Fino Mornasco, in provincia di Como, Open Fiber ha ridotto il suo intervento da 4858 unità immobiliari a 692 unità immobiliari dopo aver recepito dichiarazioni di operatori privati intenzinati a coprire il Comune con un investimento privato. Attualmente, le 692 unità immobiliari sono cablate e in commercializzazione, mentre Open Fiber sottolinea che l’operatore privato non ha mantenuto i suoi impegni.
A Castel Gandolfo, in provincia di Roma, era stata messa a gara invece la copertura del 7% del Comune, dato che il 93% era stato oggetto di dichiarazione di investimento privato entro il 2018. Open Fiber ha messo in commercializzazione tutte le 135 unità immobiliari previste , ma l’operatore privato ha riscadenzato la copertura rinviandoli al 2021.
Passando ai comuni a prevalente copertura pubblica, a Malgrate, in provincia di Lecco, sono aperti i cantieri in attesa di autorizzazione da parte della Provincia per la copertura di 2293 unità immobiliari. La chiusura resta prevista per fine anno.
A Marradi, a Firenze, è previsto un PCN, Punto di Consegna Neutro, data la collocazione montuosa. Per l’area assegnata dal Comune occorre il parere sanitario dell’ASL in quanto l’area risultava coperta da vincolo cimiteriale. La giunta ha recentemente deliberato il via libera a Open Fiber, che adesso è in attesa dell’atto autorizzativo formale.
A Cingoli, in provincia di Macerata, i lavori sono previsti a Settembre 2020 e sono presenti tutti i permessi ad eccezione di quello di Anas, mentre a San Bellino, in provincia di Rovigo, sono stati conclusi i lavori e si sta ultimando la variante di un progetto per collegarlo alla centrale PCN di Fiesso Umbertiano e consentire la commercializzazione, entro questo mese.
Infine, a Carenno il cablaggio è previsto, come da piano, nel 2021, mentre a Penna in Teverina i lavori sono stati conclusi e già in commercializzazione.
L’azienda ha anche risposto in merito all’osservazione sollevata da Report secondo cui la fibra di Open Fiber si ferma a 40 metri dall’edificio e dunque non arriva effettivamente alla casa, to the home.
A tal proposito, Open Fiber evidenzia che i 40 metri sono, da bando, la distanza massima a cui si può attestare la linea FTTH. La media di Open Fiber è invece di 17 metri circa e la fibra viene portata all’interno dell’edificio quando il cliente attiva il servizio. La scelta è stata adottata, continua Open Fiber, per consentire un uso efficiente e razionale delle risorse, in quanto raggiungere 10 milioni di immobili che in molti casi non avrebbero potuto richiedere una connessione (ad esempio se disabitati o usati come seconde case) avrebbe comportato uno spreco inutile di risorse.
Infine, Open Fiber ha ricordato che con riferimento al progetto di TIM per avviare la commercializzazione di circa 7000 nuovi cabinet, 5000 di questi si trovano nelle aree bianche e dei circa 1000 comuni dichiarati coperti, circa 700 risultano in aree bianche.
Il nuovo piano di Open Fiber approvato il 4 Maggio 2020 prevede invece un ampliamento delle coperture, soprattutto nelle aree grigie, e un’accelerazione nelle aree bianche. L’azienda è inoltre impegnata a garantire gratuitamente la connessione in fibra nelle scuole e non riceverà alcun ulteriore finanziamento da parte del Governo (si fa riferimento anche ai 400 milioni di euro del piano per cablare le scuole).
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