Open Fiber donerà a Gela museo a cielo aperto sulla necropoli scoperta con scavi della fibra
Open Fiber, l’operatore wholesale only che si sta occupando di cablare in Fibra FTTH il Paese, donerà alla città di Gela, in Sicilia, un museo a cielo aperto dopo il ritrovamento archeologico di una necropoli di bambini durante gli scavi per la posa della fibra ottica.
Come già raccontato, nello scorso mese di Dicembre 2019 gli scavi per la fibra di Open Fiber a Gela, in un tratto di Via Di Bartolo (fra Via Salerno e Via Buscemi), hanno riportato alla luce dopo oltre 2.500 anni un lembo di una necropoli che risale alle più antiche fasi di una colonia rodio-cretese.
Come sottolineato nella relazione della Soprintendenza di Caltanissetta, guidata dall’Arch. Daniela Vullo, i ritrovamenti vanno infatti inseriti nel contesto archeologico della città di Gela, che dal 688 a.C. è stata sede di una potente colonia fondata dai primi insediamenti di persone provenienti da Creta e da Rodi, che avrebbe poi prosperato fino almeno al III secolo a.C.
Nonostante questa scoperta, Open Fiber ha potuto comunque completare il suo progetto di cablaggio della strada in questione dovendo però spostare lo scavo per far passare la fibra ottica.
A poco a poco, nello scavo in trincea realizzato nel punto dei ritrovamenti, con il lavoro degli operai guidati dalla Soprintendenza e dall’archeologo di Open Fiber, Gianluca Calà, sono affiorate dieci sepolture che documentano differenti usi e rituali funerari, tutti caratteristici del mondo greco.
La maggior parte dei ritrovamenti in Via Di Bartolo a Gela riguardano le cosiddette Enchytrismòs, un particolare rito sepolcrale riservato ad adolescenti e bambini che venivano adagiati o infilati all’interno di vasi atti a contenerne i corpi (anche nella postura rannicchiata).
Molti dei resti scheletrici rinvenuti appartengono infatti a giovanissimi o addirittura neonati, in qualche caso ancora provvisti dei denti “da latte”. L’Enchytrismòs apparentemente più antico del complesso, una coppetta integra inquadrabile nel protocorinzio, è databile intorno al 675-650 a.C.
I contenitori ceramici utilizzati come ossari o come cinerari sono stati ritrovati in discrete condizioni di conservazione, il che ha permesso la classificazione e la datazione.
Come riportato dalla Soprintendenza, si tratta di anfore da trasporto fabbricate dal VII secolo a.C. a Corinto, in Grecia, in origine destinate all’uso domestico (contenitori di olio o vino, riserve idriche o derrate alimentari) ma poi diventate l’ultima dimora dei giovani defunti.
Il ritrovamento archeologico nel cuore della città vecchia gelese, nel quartiere Borgo, ha portato alla luce anche vasi di minori dimensioni utilizzati come corredo funebre o come set per la celebrazione dei riti sepolcrali in onore dei morti, fra i quali sono stati identificare prodotti protocorinzi e corinzi e “pregevoli importazioni da fabbriche dell’Egeo Orientale”.
Questa scoperta, come ricorda la Soprintendenza, permette anche di confermare gli “stretti legami, anche commerciali, che la comunità gelese delle origini intratteneva con la madrepatria e con la Grecia continentale e insulare”.
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Vista l’importanza del rinvenimento, che la Soprintendenza definisce anche “davvero rara” viste le circostanze favorevoli che hanno permesso di isolare dentro la città urbanizzata, ancora intatta, “una tale concentrazione di antiche testimonianze”, è sorta l’idea di realizzare un museo all’aperto mantenendo in loco i reperti.
L’idea, sostenuta anche dalla Soprintendente di Caltanissetta, aveva chiaramente bisogno di reperire dei fondi necessari a chiudere, mettere in sicurezza e rendere fruibile lo scavo aperto da Open Fiber alcuni mesi fa.
Tuttavia, la stessa Open Fiber ha deciso di farsi avanti e, dopo il via libera arrivato direttamente dall’amministratore delegato di Open Fiber, Elisebetta Ripa, è partito il progetto per la musealizzazione all’aperto dello scavo, interamente finanziata dall’operatore.
Dunque Open Fiber regalerà di fatto alla città di Gela un nuovo museo fruibile a cielo aperto. Attualmente sono già in atto i lavori di messa in sicurezza.
Come si può vedere dal rendering dell’ipotesi progettuale di musealizzazione di Open Fiber, lo scavo di Via Di Bartolo verrà poi sistemato e coperto da un vetro strutturale calpestabile, che permetterà sia di conservare i reperti in loco con apposito sistema di areazione, ma anche e soprattutto la libera fruizione a cittadini e turisti che avranno anche a disposizione un totem multimediale digitale per ottenere più informazioni sui ritrovamenti.
L’operatore sta comunque dialogando con le istituzioni regionali siciliane ed è alla ricerca di altri partner interessati a contribuire al progetto del museo.
In attesa di questa eventualità, Open Fiber ha comunque deciso di finanziare interamente i lavori per la messa in sicurezza dello scavo e per la successiva realizzazione della copertura in vetro che permetterà di poter rendere visibile direttamente dalla strada i ritrovamenti archeologici nel centro storico di Gela.
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