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TIM: ricavi e clienti in calo nel primo trimestre, ma crescono gli accessi in fibra

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Il Gruppo TIM ha pubblicato oggi, 18 Maggio 2020, i risultati finanziari del primo trimestre del 2020, da cui emerge una contrazione dei ricavi, in parte causata dal lockdown, contestualmente alla riduzione dell’indebitamento finanziario netto.

Al 31 Marzo 2020 il Gruppo TIM è riuscito a ridurre il suo indebitamento di oltre 923 milioni di euro, attestandosi adesso a quota 26,7 miliardi di euro (o 21,7 after-lease). L’EBITDA organico di Gruppo è tuttavia anch’esso in flessione del -7,5%, a quota 1,8 miliardi di euro, con un risparmio sui costi che ha solo in parte compensato la riduzione dei ricavi.

I ricavi da servizi del Gruppo sono stati pari a 3,7 miliardi di euro, in calo del -6,6% anno su anno. Anche i ricavi totali hanno mostrato una contrazione del -8,4% anno su anno, attestandosi a quota 4 miliardi di euro.

A tal proposito, un impatto rilevante è stato causato dalla riduzione dell’affluenza nei negozi durante il periodo di lockdown. Inoltre, il trend “riflette la razionalizzazione del portafoglio prodotti e la maggior disciplina nei processi commerciali avviata lo scorso anno”.

In tema di Coronavirus, TIM ha ricordato i suoi sforzi per tutelare i dipendenti e i clienti e gli obiettivi di incremento della capacità e della copertura delle reti che hanno permesso di garantire la continuità dei servizi, nonostante il picco di traffico registrato, fino a un massimo del +80% nel fisso e del +30/40% nel mobile.

I risultati finanziari risentono dunque delle minori vendite a Marzo 2020 e della riduzione del traffico roaming. A fronte di una flessione nel breve termine, però, secondo TIM sono prevedibili impatti positivi nel medio o lungo termine grazie all’accelerazione diffusa nell’adozione di servizi digitali e di connettività “che sembrano avviare il Paese a chiudere il gap nella penetrazione dell’ultrabroadband fisso rispetto al fisso, nonché ad invertire il trend di sostituzione fisso-mobile”.

Come sempre, i documenti presentano due focus ben distinti sul mercato domestico e su quello brasiliano. Sul business in Italia, TIM registra ricavi per 3.113 milioni di euro, in diminuzione di 389 milioni, e ricavi da servizi standalone per 2861 miliardi di euro.

Analizzando le performances dell’operatore nei diversi segmenti, e partendo dal segmento mobile, si riscontra una riduzione della MNP (portabilità totali) rispetto al trimestre precedente, anche a causa del lockdown. Per la prima volta negli ultimi due anni, infatti, TIM ha avuto a Marzo 2020 un saldo di portabilità positivo nonostante la concorrenza nel settore.

Nonostante ciò, i ricavi da servizi mobili standalone risultano in calo del -6,5%, a quota 856 milioni di euro, a causa della flessione della customer base e della riduzione dell’ARPU, ovvero i ricavi per singolo cliente.

Nel segmento fisso, invece, sono stati rilevati 119.000 incrementi netti in termini di migrazioni verso servizi a banda ultralarga e il totale delle linee fibra, retail e wholesale ha raggiunto quota 7,3 milioni di unità (+22% anno su anno e +5% rispetto al trimestre precedente). I ricavi da servizi totali standalone nel mercato fisso sono pari a 2.153 milioni di euro, in diminuzione del -10,1% rispetto all’anno scorso, principalmente causati da un calo nel broadband.

In basso, un grafico sui ricavi tratto dai documenti di TIM, con un confronto rispetto all’anno scorso.

Come è possibile notare, il mercato domestico costituisce il 78,5% dei ricavi, mentre quello brasiliano il 21,7% del totale.

In merito a TIM Brasil, si segnala che procedono le trattative del Gruppo per l’acquisizione del business mobile di Oi ed è stata avviata un’iniziativa per l’accelerazione dello sviluppo della fibra, che prevede di aprire il capitale di TIM Live a un partner strategico.

Le linee complessive di TIM Brasil sono pari a 52,8 milioni, in riduzione di circa 1,6 milioni a causa del calo nel segmento prepagato e a vantaggio del post-paid, che rappresenta ora il 41% del totale. L’ARPU mobile è cresciuto a quota 23,9 reais e l’EBITDA ammonta a 1,916 milioni di reais.

Si presenta adesso un doppio grafico nuovamente relativo al mercato domestico, con i principali dati sull’ARPU, vale a dire sui ricavi medi per singolo cliente, al 31 Marzo 2020.

Come è possibile notare, sul fisso si registra un ARPU consumer (ovvero i ricavi da servizi retail organici consumer rapportati alla consistenza media degli accessi consumer) pari a 33,8 euro al mese, in calo rispetto all’anno scorso, e un ARPU broadband (ovvero i ricavi da servizi broadband organici rapportati alla consistenza media degli accessi broadband TIM retail attivi) pari a 25,6 euro al mese, anch’esso in calo.

Sul mobile, invece, TIM presenta adesso un ARPU retail (esclusi visitors e MVNO) di 8,3 euro al mese e un ARPU Human (dunque considerando solamente la consistenza media delle linee human) pari a 12,3 euro al mese.

Come è possibile notare, le SIM di TIM sono oltre 30,5 milioni, di cui 20,4 milioni circa di tipo Human, in netto calo rispetto ai 21 milioni dello scorso trimestre. Nonostante ciò, però, il churn rate, vale a dire il tasso di abbandono, si è contratto sensibilmente passando al 5,3%.

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Sul fronte delle iniziative strategiche, l’operatore ha ricordato di aver finalizzato la fusione di Inwit con Vodafone Towers, incrementando il flottante tramite la riduzione della quota paritetica di TIM e Vodafone al 33,2%. TIM ha inoltre reso noto di aver concesso ad Ardian Infrastructure un periodo di negoziazione in esclusiva per l’acquisizione di una quota di minoranza della holding che deterrà la partecipazione di TIM in Inwit e che rimarrà comunque in pieno controllo del Gruppo.

Sul fronte della rete in fibra, continua invece la negoziazione con KKR per la cessione di una quota di minoranza della rete secondaria, dal cabinet agli edifici; il piano mira al raggiungimento di un’offerta vincolante.

A proposito di rete unica, il management del Gruppo segnala che a Marzo 2020 Open Fiber ha convenuto in giudizio TIM dinanzi al tribunale di Milano per una pretesa risarcitoria di 1,5 miliardi di euro per danni causati dal presunto abuso di posizione dominante nei confronti di Open Fiber.

TIM ha già reso noto che si costituirà in giudizio contestando le argomentazioni di Open Fiber e che impugnerà dinanzi al TAR la decisione dell’Antitrust sulle condotte nei servizi in fibra.

Sempre in tema di contestazioni e procedimenti, anche Iliad nel primo trimestre del 2020 ha convenuto TIM al Tribunale di Milano per presunte condotte anticoncorrenziali, adottate anche tramite il marchio Kena Mobile, volte a ostacolare l’ingresso del nuovo quarto operatore. Iliad ha richiesto un risarcimento per almeno 71,4 milioni di euro e anche in questo caso TIM ha reso noto che si costituirà in giudizio per contestare integralmente le richieste del concorrente.

Infine, al termine del suo report, TIM ha espresso le sue valutazioni sull’evoluzione della gestione nel 2020. Secondo quanto riportato, il Gruppo ha messo in campo tutte le azioni per mitigare gli effetti del contesto economico sfavorevole causato dall’epidemia, anche tramite un programma di contenimento dei costi e di efficientamento degli investimenti, che a livello di Gruppo nel primo trimestre 2020 si sono attestati a 599 milioni di euro.

Per queste ragioni, l’azienda si attende di poter rispettare la guidance del 2020 per EBITDA – CAPEX, mentre la guidance sulla riduzione del debito potrebbe persino migliorare a causa dell’operazione di Accelerated Book Building di Inwit e per la potenziale transazione con Ardian.

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