L’AGCOM ha avviato con la delibera 176/20/CONS la sua nuova consultazione sul termine dell’obbligo di servizio GSM nelle bande di frequenze 900 e 1800 MHz, inizialmente fissato al 30 Giugno 2022.
L’Autorità aveva fornito il suo parere al MISE a Luglio del 2017, con la delibera numero 296/17/CONS in merito alla proroga delle licenze d’uso per le frequenze nelle bande a 900 e 1800 MHz di TIM, Vodafone e Wind Tre. Adesso, come noto, anche Iliad ha chiesto la proroga delle sue licenze al 2029, come stabilito per gli altri tre operatori.
Nella medesima delibera, l’Autorità aveva anche ravvisato la necessità di garantire il mantenimento del servizio GSM in una fase transitoria, prevedendo un obbligo minimo, per i titolari dei diritti d’uso delle frequenze in questione, di garantire la continuità e la qualità del servizio GSM fino al 30 Giugno 2022.
Tuttavia, era stata prevista la possibilità di rivedere tale termine con una nuova analisi da effettuarsi con almeno 2 anni di anticipo rispetto alla scadenza, anche alla luce dei futuri sviluppi del mercato in questione.
L’obbligo dell’AGCOM, sebbene non fosse prevista una rigida determinazione delle risorse da destinare al GSM, nasceva dall’esigenza di assicurare la continuità del servizio ai clienti finali per scongiurare impatti negativi per il mercato.
La nuova consultazione mira dunque a confermare o eventualmente modificare il termine dell’obbligo minimo fissato al 30 Giugno 2022, dal momento che si avvicina la scadenza dei due anni per l’eventuale nuova rideterminazione degli obblighi in capo agli operatori.
A tal proposito, l’Autorità sottolinea però che in ogni caso, alla scadenza dell’obbligo, la decisione sulla tecnologia da impiegare nelle bande 900 e 1800 MHz andrebbe lasciata al singolo operatore, nel rispetto dei principi di neutralità tecnologica e delle norme contenute nel Piano Nazionale di Ripartizione delle frequenze.
Per la stessa ragione, la cessazione dell’obbligo non implicherà la cessazione dell’offerta del servizio, che teoricamente potrebbe essere garantita, dagli operatori interessati, fino alla scadenza dei diritti d’uso esistenti, fissata al 31 Dicembre 2029.
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Nei dettagli della delibera con cui l’Autorità ha lanciato la sua consultazione, è stato ricordato inoltre che dai risultati di uno studio della Commissione Europea emerge che in Europa la continuità del servizio fornito in tecnologia GSM viene lasciata al giudizio dei singoli operatori. In termini di copertura delle reti GSM, dunque 2G, è emerso inoltre che questi possono essere mantenuti ad esempio tramite tecniche di spectrum sharing prima dell’effettiva cessazione.
In Italia, secondo le analisi dell’AGCOM all’epoca della prima delibera sul tema, il servizio voce GSM e l’uso di terminali solo GSM risulta in costante e netta diminuzione, mentre la componente utilizzata per l’M2M (Machine to Machine) aveva registrato una discreta crescita.
Oggi, si registra un ulteriore calo dell’impiego della tecnologia 2G, come confermato anche dalle analisi di diversi tavoli tecnici nazionali. Secondo i dati aggregati riportati dai tre operatori TIM, Vodafone e WindTre, infatti, si è osservata una decrescita in termini di utilizzo nel triennio del -20%. Attualmente, infatti, le SIM associate alla tecnologia 2G rappresentano meno del 25% del totale in Italia, a fronte di un 67% circa per la tecnologia 4G.
Chiaramente, questo dato è profondamente legato al passaggio dal telefono cellulare allo smartphone.
Analizzando invece solo le SIM human, dunque escludendo le M2M, la diminuzione nel triennio è stata ancora più marcata, a riprova del fatto che “i servizi M2M basati sulla tecnologia GSM stanno parzialmente rallentando la pendenza della curva di decrescita dell’uso dei sistemi radiomobili 2G”.
Anche le applicazioni M2M basate sulla tecnologia 2G però sembrerebbero prossime a un importante crollo grazie allo sviluppo di soluzioni in 4G e 5G, ad esempio di tipo Massive IoT o NB-IoT. Tali nuove soluzioni potranno agevolmente sostituire le applicazioni M2M in 2G diffuse prevalentemente nei settori automotive, home-building e smart metering, ovvero i sistemi installati ad esempio per la lettura dei contatori del gas.
Alla luce delle informazioni sopra riportate, secondo l’AGCOM l’obbligo in questione potrebbe essere confermato al Giugno 2022 senza necessità di proroghe o anticipi della scadenza. Ciò allo scopo di garantire l’uso efficiente dello spettro radio e di favorire lo sviluppo dei servizi a banda larga e ultra-larga nel rispetto del principio di neutralità tecnologica.
Premesso ciò, l’Autorità ha dunque avviato la sua consultazione pubblica, invitando a fornire impressioni e valutazione sul tema della conferma del termine al Giugno 2022, chiedendo ai rispondenti se si ritenga corretto l’orientamento espresso e invitandoli a fornire ulteriori considerazioni sul tema.
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