In questo periodo di pandemia, non cessano le ordinanze e gli annunci di diversi comuni italiani in merito al blocco delle installazioni di antenne 5G sul territorio di competenza. In questo contesto di incertezza, il CEO di WindTre ha espresso la sua opinione.
Lo sviluppo del 5G non è materia di discussione recente in Italia: dopo l’asta per il 5G di due anni fa, costata in totale oltre 6,5 miliardi di euro, gli operatori hanno iniziato a lavorare sulla propria rete per offrire i nuovi servizi di connettività veloce.
Tuttavia, diversi comuni hanno iniziato a chiudere le porte, affermando che non avrebbero permesso l’installazioni delle antenne data la presenza di informazioni contrastanti sulle conseguenze per la salute del 5G.
Nonostante le rassicurazioni di operatori, associazioni e istituzioni (per ultima quella del commissario UE alla salute, Stella Kyriakidou) resta ferma in certi Comuni l’idea che sia più saggio applicare il cosiddetto principio di precauzione e impedire dunque agli operatori di lavorare sulla nuova rete.
Su questo tema ha discusso anche Jeffrey Hedberg, il CEO di Wind Tre, che dalle colonne del Sole24Ore ha parlato della necessità di accelerare un rollout già minacciato.
Secondo il numero uno dell’operatore congiunto, infatti, dopo aver modernizzato la sua rete e aver investito nelle sperimentazioni a L’Aquila e a Prato, WindTre ha trovato diversi ostacoli burocratici sul fronte delle autorizzazioni. Secondo quanto dichiarato, sono stati infatti centinaia i Comuni che hanno impedito la realizzazione di impianti 5G, rallentando di fatto lo sviluppo della rete e annullando il vantaggio competitivo sugli altri Paesi.
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Per questa ragione, Hedberg ha affermato che risulta adesso necessario l’aiuto del Governo, per permettere agli operatori di proseguire il rollout dopo i loro investimenti che, nell’ultimo decennio, hanno superato i 77 miliardi di euro a livello cumulato.
Il rischio di questi limiti alle autorizzazioni e dei limiti elettromagnetici italiani è che gli investitori, inizialmente interessati allo sviluppo delle telecomunicazioni in Italia, possano spostarsi verso altri lidi, congelando di fatto l’opportunità di sviluppo del Paese.
Se oggi la tenuta delle comunicazioni è stata garantita in questo periodo di lockdown proprio grazie ai precedenti investimenti, conclude Hedberg, il futuro del settore in Italia sembra attualmente più preoccupante. La richiesta di WindTre al Governo è quindi quella di agire il prima possibile per ridurre gli ostacoli per gli operatori, in un periodo storico in cui, ai limiti già citati, si aggiungono anche le numerose fake news sul 5G.
Un’altra preoccupazione di Hedberg riguarda anche il progetto di integrazione della rete tra TIM e Open Fiber. Secondo il CEO, il modello di un operatore integrato verticalmente, chiunque sia, potrebbe ridurre i vantaggi degli ultimi anni in termini di costi di sviluppo, prestazioni e tempistiche.
A tal proposito, WindTre ha infatti affermato di essere soddisfatta della partnership con Open Fiber, il cui modello wholesale ha permesso una spinta sull’ultrabroadband che adesso ha raggiunto circa il 65% dei nuovi abbonati.
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