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Privacy e App per contenere l’epidemia: la risposta del Comitato Europeo per la protezione dei dati

Il Comitato europeo per la protezione dei dati ha risposto alla richiesta di consultazione della Commissione Europea sulla creazione di App per dispositivi mobili a sostegno della lotta contro la pandemia di Coronavirus.

Già da tempo si discute della possibilità di impiegare la tecnologia e, nello specifico, le App collegate agli smartphone, per riuscire a contenere l’epidemia o prestare rapida assistenza ai contagiati.

Anche nelle audizioni di TIM e Vodafone alla camera, gli Amministratori Delegati delle due aziende, rispettivamente Luigi Gubitosi e Aldo Bisio, hanno ricordato che gli operatori di telecomunicazione di tutta Europa, se necessario, possono aiutare i Governi nel rispetto delle misure a tutela della privacy individuale.

Nella lunga lettera dell’EDBP (European Data Protection Board), indirizzata a Olivier Micol della Commissione Europea, il Comitato inizia ricordando che numerose Autorità nazionali e internazionali sono già al lavoro per riuscire a integrare la protezione dei dati personali con la necessità di impiegare le nuove tecnologie per la riduzione dei contagi.

L’idea alla base, come ormai noto, è quella di creare un’App per dispositivi mobili in grado di monitorare gli spostamenti degli individui per tracciare, con un determinato livello di granularità e dettaglio, una sorta di mappa dei contagi.

Nel complesso, il Comitato ha affermato di essere favorevole all’iniziativa della Commissione Europea sullo sviluppo di un approccio a livello comunitario per il tracciamento dei movimenti. Tuttavia, le diverse opzioni disponibili richiedono che vengano considerati diversi fattori, da discutere eventualmente anche con le Autorità nazionali.

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Secondo il Presidente dell’EDPB, Andrea Jelinek, è necessario prestare particolarmente attenzione all’utilizzo di App per la tracciabilità dei contatti e per le funzionalità di avviso, così da permettere di ridurre al minimo le interferenze con la vita privata dei singoli cittadini, consentendo allo stesso tempo l’elaborazione continua di dati per preservare la salute pubblica.

Un primo passo, continua la lettera, potrebbe essere quello di rendere disponibile pubblicamente il codice sorgente del programma per permettere a tutti gli interessati, e soprattutto alla comunità scientifica, di monitorare l’impatto sulla vita dei cittadini. Inoltre, secondo l’EDBP è giusto che l’adozione dell’App da parte dei singoli cittadini venga effettuata su base volontaria.

Così facendo, i cittadini potrebbero decidere di accettare il funzionamento dell’app, con tutte le conseguenze sul fronte della privacy (che chiaramente dovranno essere elencate nel dettaglio) come “segno di responsabilità collettiva” per partecipare attivamente alla riduzione dei contagi.

Tuttavia, risulta chiaro anche all’EDPB che il funzionamento di tali sistemi di controllo della popolazione possa essere garantito solo se impiegato da una larga quota della popolazione, nel tentativo collettivo di combattere il virus.

Per questa ragione “qualsiasi eterogeneità funzionale, mancanza di interoperabilità o persino la differenza individuale nell’uso dell’app può creare esternaità negative su altri, con conseguente riduzione dell’effetto sanitario”.

Per finire, l’EDPB ha anche evidenziato la necessità che tutte le parti coinvolte possano garantire la corretta applicazione del GDPR e della direttiva sulla privacy elettronica, con un pieno coinvolgimento nell’intero processo di elaborazione e attuazione delle misure.

Nel supportare ulteriormente la Commissione Europea, il Comitato ha inoltre ricordato che saranno presto pubblicate delle linee guida sulla geolocalizzazione e sugli strumenti di tracciabilità più adatti per fronteggiare l’epidemia di Coronavirus.

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