Salvatore Rossi, il nuovo Presidente di TIM, ha parlato della necessità di una rete all’avanguardia, e in generale di infrastrutture di comunicazione più efficienti, per superare le nuove sfide del settore delle telecomunicazioni.
Salvatore Rossi è stato eletto nuovo Presidente dopo la deliberazione all’unanimità del CdA di Ottobre 2019 e vanta un’esperienza di oltre quarant’anni nel settore finanziario, con ruoli di Vice Direttore Generale della Banca d’Italia, Direttore del Servizio Studi e Direttore Generale della Banca d’Italia. Dal Maggio del 2019, inoltre, Rossi è professore presso la LUISS.
In un’intervista a La Stampa Economia & Finanza di oggi, 26 Febbraio 2020, Salvatore Rossi ha ribadito la centralità di TIM nella rivoluzione tecnologica imminente. L’operatore ex monopolista, secondo il suo Presidente, può aiutare l’Italia a dotarsi di tutti gli strumenti necessari per essere in grado di implementare in maniera efficiente e sostenibile tutte le rivoluzioni del futuro delle telecomunicazione, come la banda ultra-larga capillare e il 5G.
Per fare ciò, però, sarà necessaria una stretta collaborazione con il settore pubblico, che passa per l’integrazione della rete fissa. Anche Salvatore Rossi ha infatti ribadito, come fatto in passato dall’AD Gubitosi, che la situazione attuale, caratterizzata da “due concorrenti che scavano a mezzo metro l’uno dall’altro” costituisce uno spreco che andrebbe evitato.
Il Presidente Rossi ha annunciato l’arrivo di una seconda ondata di rivoluzione tecnologica, per la quale l’Italia deve essere pronta, a differenza di quanto fatto con la prima rivoluzione degli anni ’90 che non avrebbe trovato, nel tessuto produttivo e industriale italiano, la giusta attenzione.
La seconda rivoluzione per Rossi si basa proprio sulle infrastrutture di comunicazione telematica, una rete che permetta a tutti i cittadini e alle imprese, anche di piccole dimensioni, di usufruire delle nuove tecnologie.
Per permettere all’Italia di salire su questo treno in rapida corsa, secondo Salvatore Rossi sarà quindi necessario continuare a investire per la banda ultra-larga, con l’obiettivo di renderla disponibile capillarmente a tutti i cittadini, che dovranno però essere in grado di cogliere i vantaggi della connettività veloce. E proprio qui si inserisce il progetto Risorgimento Digitale (attualmente sospeso a causa del Coronavirus) che mira a far comprendere i vantaggi di una connessione veloce anche e soprattutto come strumento di lavoro e di comunicazione.
Nella seconda parte dell’intervista ci si concentra maggiormente sull’integrazione della rete fissa che, ricorda Rossi, rappresenta un monopolio naturale da affidare a una società pubblica o privata. Nel caso della gestione privata, ovvero da parte di TIM, il Presidente non rileva nessun problema o limite per la concorrenza, in quanto l’operatore dovrà comunque garantire libertà di accesso a tutti gli operatori e tariffe congrue, con l’AGCOM a fare da “arbitro” e sorvegliante.
TIM, ribadisce Rossi, ha la capacità di investimento necessaria per manutenere la rete esistente e per farla evolvere, dunque è giusto che l’operatore continui a gestire la rete fissa anche in seguito all’eventuale integrazione, che resta ancora auspicata da TIM (sebbene non siano stati comunicati passi avanti in materia di colloqui con Open Fiber).
In questo contesto, però, sarà necessario trovare una soluzione rapida per riuscire a trovare un accordo per portare la fibra in tutta Italia a vantaggio dello sviluppo economico di tutte le regioni e dell’inclusione sociale e tecnologica di tutte le fasce della popolazione.
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