Non è passata inosservata la Giornata Mondiale per la Sicurezza in Rete dell’11 Febbraio, che mira a sensibilizzare anche sui temi del cyberbullismo e della violenza sul web. Rosangela Cesareo, Responsabile Relazioni Istituzionali di Aidr (Associazione Italian Digital Revolution) ha voluto esprimere il suo parere sulla questione, per fornire degli strumenti utili a combattere il fenomeno.
Quello del cyberbullismo resta ancora un tema emergente, non particolarmente noto da alcune fasce della popolazione e solo recentemente passato sotto la lente del Legislatore, che nel 2017 ha approvato la legge sulle Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyberbullismo.
In una lettera inviata anche alla Redazione di MondoMobileWeb, Rosangela Cesareo ha definito il fenomeno “una piaga dolente del web” che per la sua stessa natura risulta di difficile approccio e che necessita misure di carattere preventivo ed educativo nei confronti dei minori che dovrebbero partire già dall’ambiente scolastico.
Secondo i dati presentati da Unicef e ripresi dal Responsabile Relazioni Istituzionali di Aidr, circa uno studente su cinque ha saltato la scuola almeno una volta per episodi di cyberbullismo. Più in generale, invece, uno studente su tre ha vissuto o è stato coinvolto in esperienze del genere.
Rosangela Cesareo ha così esposto i dati:
“Il 71% di coloro che hanno risposto al sondaggio crede che il cyberbullismo si verifichi soprattutto sui social e circa il 32% crede che i governi dovrebbero essere responsabili di porre fine al cyberbullismo; il 31% ritiene che dovrebbero esserlo i giovani e il 29% ha risposto le società di internet”.
È stato inoltre sottolineato che secondo il sondaggio Unicef sono le ragazze a essere prevalentemente soggette a episodi di cyberbullismo e gli studenti più grandi sono più esposti rispetto ai più piccoli, forse a causa della maggiore conoscenza del web e degli strumenti social e di comunicazione.
In conclusione, Cesareo ritiene che il movimento di contrasto al Cyberbullismo debba partire dai dati esposti con lo sforzo congiunto della società e dei governi per combattere il fenomeno, i cui contorni sono spesso sbiaditi.
Secondo la legge sopra citata, rientra nel cyberbullismo qualsiasi forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto di identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione o trattamento illecito dei dati svolto per via telematica.
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