Gli effetti delle onde elettromagnetiche sull’essere umano continuano a rappresentare per molti cittadini una minaccia la cui entità e portata risulta spesso poco chiara. Di conseguenza, anche per gli operatori di telecomunicazioni l’attuale incertezza può comportare dei danni all’immagine e una contrazione del business. È anche il caso del Gruppo Iliad.
In un documento pubblicato ieri dal Gruppo Iliad come disposto dall’AMF francese in seguito al lancio dell’incremento di capitale per 1,4 miliardi di euro, l’azienda si è soffermata sui rischi per il suo business, che vengono spesso rappresentati da una serie di fattori esogeni e dunque scarsamente controllabili dall’azienda.
L’analisi dei rischi aziendali (non si fa riferimento a quelli per la salute dei dipendenti contemplata dal cosiddetto DVR) appartiene alla disciplina del risk management e rappresenta una prassi per ogni azienda di grandi dimensioni attiva in un mercato particolarmente vivace. Quanto esposto da Iliad come disposto dall’AMF segue quindi una prassi consolidata, che sfiora i temi delle responsabilità legali, dell’incertezza finanziaria, degli errori strategici, delle minacce alla sicurezza e altro ancora.
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A risaltare è però il parere di Iliad in merito al tema dei rischi per la salute e dell’effetto delle onde elettromagnetiche.
Nel suo report, Iliad afferma che l’esposizione ai campi elettromagnetici sta preoccupando in questo periodo l’opinione pubblica sui possibili rischi per la salute. Nessuna differenza tra Francia e Italia: come riportato in passato, infatti, anche oltre i confini italiani continuano le rimostranze di alcuni cittadini contro le antenne degli operatori.
Queste preoccupazioni, prosegue Iliad, siano esse legittime o meno, hanno portato a norme molto più restrittive che potrebbero sfociare in una riduzione del ricorso a servizi di telecomunicazione, soprattutto a quelli più innovativi abilitati in futuro, ad esempio, dal 5G.
A riguardo, viene citata una legge francese del 2015:
“In Francia, la legge numero 2015-136 del 9 Febbraio 2015 relativa alla sobrietà, alla trasparenza, all’informazione e alla consultazione in materia di esposizione alle onde elettromagnetiche, definita poi “La legge delle Api” ha rafforzato lo scudo delle popolazioni contro le onde radio, accentuando le consultazioni tra gli operatori e i cittadini prima di avviare l’installazione di un qualsiasi sito radio”.
Per il mercato italiano non viene fatto diretto riferimento ai limiti di esposizione elettromagnetica (definiti spesso particolarmente conservativi) ma nel complesso il Gruppo Iliad afferma che un contesto di questo tipo può portare delle conseguenze negative sugli obiettivi e sui risultati del Gruppo.
Si tratterebbe quindi di una vera e propria minaccia al business di Iliad, che detiene numerose frequenze e che proprio di recente sta intensificando i suoi lavori sulla rete in Italia per ridurre la dipendenza da Wind Tre. L’operatore francese ha infatti rapidamente accelerato lo sviluppo della sua rete in tutta Italia, superando quota 3500 antenne nel 2019 e firmando importanti accordi con partner del settore. Di seguito, la conclusione del management tratta dal documento:
“L’aumentata percezione di un rischio per la salute da parte dell’opinione pubblica potrebbe portare a una diminuzione del numero di abbonati, a un calo del consumo degli abbonati, a possibili contenziosi e a influenzare la diffusione delle reti o addirittura generare una serie di costi o investimenti aggiuntivi”.
In altri termini, il clima attuale sembrerebbe turbare particolarmente Iliad. Se è vero che non sono stati scientificamente dimostrati dei danni per la salute, è altrettanto corretto affermare che i timori della popolazione (talvolta sfociati in episodi di panico collettivo) finiscono per costituire già un pregiudizio, un danno ancora astratto ma particolarmente preoccupante per gli operatori.
Chiaramente, i dubbi fin qui espressi da Iliad non sono specifici dell’azienda di Xavier Niel, ma al contrario riflettono pienamente l’opinione dell’intero settore delle telecomunicazioni, pressato dai timori della popolazione mai confermati scientificamente proprio in un momento critico per il suo sviluppo. Gli operatori sono infatti concentrati sui loro investimenti per le reti di nuova generazione e per gli innovativi servizi che ne scaturiranno, mentre resta ancora elevata la pressione competitiva.
È forse per questa ragione che, anche in Italia, più volte le aziende del settore hanno auspicato un’informativa trasparente da parte del Governo per evitare che conoscenze parziali possano pregiudicare l’andamento dei loro business e lo sviluppo stesso del settore, nell’epoca del 5G.
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