Ancora problemi per gli operatori di telefonia mobile in tema di autorizzazioni per impianti e pagamenti periodici. Si sono infatti recentemente conclusi due ricorsi al TAR proposti da Wind Tre e Vodafone contro i comuni di Melfi e Udine.
Si evidenzia, in prima battuta, che si tratta di due ricorsi ben distinti, ma accomunati da una tematica simile.
Iniziando con Wind Tre, l’operatore ha fatto ricorso al TAR della Basilicata contro il comune di Melfi per l’annullamento di un provvedimento dell’Agosto 2019 con cui si notificava la sospensione dell’installazione di un impianto di telefonia mobile precedentemente autorizzato.
La ragione per la sospensione era che il Piano Comunale in questione vieta l’installazione di impianti di telefonia in tutto il centro abitato di Melfi e nell’area agricola circostante, obbligando inoltre a rispettare una distanza minima di 100 metri da ogni singolo fabbricato esistente sul territorio comunale.
L’impugnativa di Wind Tre nasce dunque dal fatto che il piano impediva la realizzazione di un’adeguata e uniforme copertura del segnale telefonico, anche con riferimento alle nuove tecnologie di tipo UMTS e LTE.
Il TAR ha adesso reputato il Piano Comunale di localizzazione illegittimo, in quanto l’interesse pubblico di equiparare gli impianti di telefonia mobile alle opere di urbanizzazione primaria trova le sue ragioni nella necessità di garantire una continua e costante erogazione del servizio pubblico di telefonia mobile a vantaggio di tutti i cittadini.
Per questa ragione, “i Piani comunali non possono statuire limiti alla localizzazione degli impianti di telefonia mobile generici o di carattere assoluto, come quelli oggetto della controversia in esame, ma possono solo prevedere criteri localizzativi che, oltre a tutelare le aree più sensibili, garantiscono comunque il completamento della rete cellulare e l’efficace copertura di tale servizio su tutto il territorio nazionale”.
Con questa motivazione, il TAR ha accolto il ricorso di Wind Tre e ha annullato il provvedimento impugnato del Responsabile dell’Area Territorio e Ambiente del Comune di Melfi.
Esito ben diverso per Vodafone, che ha visto invece il respingimento di un suo ricorso contro il Comune di Udine per gravame inammissibile.
Nello specifico, Vodafone ha fatto ricorso al TAR del Friuli Venezia Giulia per l’annullamento della delibera della Giunta Comunale di Udine del 2016 con cui veniva stabilito il canone dovuto per la concessione per stazioni radio base su aree di proprietà comunale, ritenuto evidentemente sproporzionato.
Tuttavia, il TAR ha fatto notare che la delibera confermava la precedente disciplina tariffaria per l’occupazione di spazi e aree pubbliche, che la Giunta ha quindi applicato per il 2016 nella medesima misura proposta nel 2015. Secondo il TAR, quindi, il ricorso è inammissibile perché, quando si instaura un rapporto di presupposizione tra atti (le due delibere del 2015 e 2016) l’omessa o tardiva impugnazione del presupposto rende inammissibile il ricorso proposto contro il provvedimento susseguente.
Nonostante ciò, Vodafone potrà comunque impugnare gli eventuali singoli atti e richiedere il rimborso dei canoni versati che si assumano non dovuti qualora siano quantificati in misura superiore a quella di legge.
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