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Tiscali contro la sentenza del TAR per il contributo delle frequenze 5G: criteri equi e ragionevoli

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Tiscali ha commentato ufficialmente la sentenza del TAR sulla proroga dei diritti d’uso delle frequenze in banda 3.4-3.6 GHz, con cui è stata stabilita la rideterminazione del prezzo, per via del valore emerso nel corso dell’Asta del 5G. L’operatore sardo ha affermato di non condividere la pronuncia del TAR a riguardo.

Tiscali afferma, infatti, di non essere d’accordo sulla determinazione del valore dei diritti d’uso, in quanto lo stesso sarebbe stato basato su criteri che non hanno inciso negativamente sull’assetto concorrenziale del mercato.

Di seguito, l’intera nota ufficiale dell’azienda:

“La Società si dichiara soddisfatta dell’esito dei pronunciamenti del TAR del Lazio sui ricorsi presentati da TIM, Iliad, Vodafone relativamente alla proroga dei diritti d’uso delle frequenze 3.4-3.6 GHz utilizzabili per il 5G, per la parte in cui i pronunciamenti confermano la legittimità dell’estensione temporale delle licenze, nonché del trasferimento dei diritti da Tiscali, attraverso la controllata Aria S.p.A., a Fastweb.

La società al contrario non concorda sulla parte dei pronunciamenti riguardante la determinazione del valore dei diritti d’uso, ritenendo che esso sia stato determinato sulla base di criteri equi e ragionevoli, i quali non hanno in alcun modo inciso negativamente sull’assetto concorrenziale del mercato.

Infine, si precisa che tali sentenze, allo stato attuale, non hanno impatti sulle attività del Gruppo.”

Con riguardo alla prima parte della nota ufficiale di Tiscali, si ricorda infatti che il TAR ha deciso di accogliere i ricorsi evidenziando che ad essere stati impugnati sono stati i criteri di determinazione del contributo dovuto, e non la proroga stessa.

Secondo il Tribunale Amministrativo, la proroga delle frequenze al Dicembre del 2029 sarebbe avvenuta al di fuori di un confronto competitivo e concorrenziale, che ha invece interessato tutti gli altri operatori nel corso dell’Asta delle frequenze in Italia.

Per questa ragione, il criterio scelto dal MiSE (vista l’assenza di una procedura di adeguamento dopo l’esito dell’Asta) è stato definito come “manifestamente incongruo” e il TAR ha accolto i ricorsi di Iliad, TIM e Vodafone, annullando il provvedimento del Ministero e il parere AGCOM della delibera 183/18/CONS.

Oltre alle frequenze di Aria, inizialmente detenute da Tiscali e successivamente trasferite a Fastweb dopo l’accordo dell’anno scorso, sono state oggetto di ricorso anche quelle di Go Internet, Linkem e Mandarin. Tutti gli operatori in questione avevano ottenuto una proroga della durata di sei anni, fino al 31 Dicembre 2019.

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