Nella puntata di questa sera di Report, andata in onda a partire dalle 21:20 sul canale Rai 3, si è discusso del 5G e dell’importanza della cybersicurezza, dopo l’instaurazione di un perimetro di sicurezza nazionale.
La puntata, condotta da Sigfrido Ranucci, ha presentato il servizio intitolato Infiltrato Speciale, di Paolo Mondani, che ha discusso sul problema della sicurezza dei dati degli italiani in rete e Dammi il 5, di Lucina Paternesi, che ha trattato il tema dello sviluppo del 5G in Italia, grazie ai partner orientali.
Il primo servizio si sofferma sulla possibilità che gli smartphone dei cittadini italiani possano venire infettati in qualsiasi momento per violarne la privacy: basterebbe cliccare su una mail o persino visualizzare una foto su WhatsApp per far penetrare un virus all’interno degli smartphone e piegarli verso utilizzi illeciti di disparata natura.
In Italia, secondo il servizio, molti cittadini sarebbero a rischio spionaggio, soprattutto per scopi di sorveglianza. Viene infatti mostrato come sia facile infettare uno smartphone per attivarne in qualsiasi momento, da remoto, il microfono oppure le fotocamere interne ed esterne, così da captare (anche 24 ore su 24) tutti i segreti degli utenti, anche a dispositivo spento.
Inoltre, i virus possono essere inviati anche su una console per videogiochi, su una smart tv o un navigatore satellitare, per scoprire tutti i dati in essi contenuti.
Nel corso del servizio viene citata anche la riforma del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che legittima l’impiego dei virus anche per l’anticorruzione, come fatto nel caso di Luca Palamara, il magistrato al centro dello scandalo del CdS. Come viene evidenziato, infatti, un trojan sullo smartphone permette di realizzare una vera e propria intercettazione ambientale in qualsiasi momento, con una percentuale di successo di gran lunga più elevata rispetto alla classica “cimice” utilizzata per intercettare gli indagati.
A tal proposito, si discute dell’importanza di un trojan di Stato, un virus che sia interamente controllato dal Governo, per ragioni di sicurezza nazionale e per evitare che alcuni soggetti riescano a manipolare i dati personali dei cittadini per scopi illeciti, con danni enormi anche per la Giustizia e le aziende coinvolte.
Il secondo servizio si concentra invece sul 5G e sui suoi impieghi, soprattutto con riferimento all‘Internet of Things, già in via di sviluppo in Italia. Particolare attenzione viene rivolta ai partner asiatici e ai dubbi sulla piena sicurezza delle loro infrastrutture.
Viene mostrato il Centro Innovazione e Ricerca di ZTE a L’Aquila, che collabora in Italia con Wind Tre, anche per lo sviluppo della sua rete unica. Secondo quanto riporta il Direttore Operativo Lucio Fedele, l’azienda sta sperimentando un sistema che effettua un monitoraggio sismico degli edifici del capoluogo abruzzese attraverso il 5G, per stabilire la situazione statica dell’infrastruttura e abilitare una serie di servizi atti a prendere le giuste misure di sicurezza in caso di sismi.
Il vantaggio principale del 5G, come noto, non è rappresentato dalla sua elevata velocità e dalla bassissima latenza, ma dalla connessione tra dispositivi, che abiliterà una serie di servizi basati sull’Internet of Things. In questo contesto, quanto è importante la sicurezza nazionale? Proprio su questo ultimo aspetto si concentra il servizio di Report, che chiama in causa i recenti conflitti tra USA e Cina in merito alla sicurezza delle infrastrutture di rete 5G.
Il servizio si sposta da Shanghai a Roma, dando la parola a rappresentanti d ZTE, esperti in tema di sicurezza e al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.
Dai Shu, il Direttore Comunicazione di ZTE, afferma che l’economia cinese ha puntato da anni sullo sviluppo del 5G, visto come un trampolino di lancio per assicurare alla Cina la supremazia tecnologica globale: come previsto dal piano “Made in China 2025”, il Paese tenderà di superare gli Stati Uniti d’America tramite la tecnologia di rete e la digitalizzazione, con grandi investimenti all’estero.
Nel corso del servizio si ricorda però il recente scandalo Huawei legato alla backdoor sulle Vodafone Station, l’inserimento nella lista nera di Donald Trump e lo scetticismo del Regno Unito sulla tecnologia cinese per lo sviluppo della sua infrastruttura.
A riguardo, vengono presentate alcune riflessioni del Presidente Giuseppe Conte, che evidenzia come la priorità in Italia sia dotare il Paese degli strumenti di controllo e tutela in grado di contrastare qualsiasi eventuale attività che possa danneggiare la sicurezza nazionale.
È questo il senso del Golden Power esteso al 5G, che permette al Governo di vietare o stabilire alcune prescrizioni per tutti i contratti per l’acquisizione di assets di rete conclusi con partner non appartenenti all’Unione Europea. Come ricorda Conte, con tale strumento sarà possibile revocare le autorizzazioni in qualsiasi momento, grazie a un perimetro di sicurezza cibernetica in cui verranno inserite tutte le aziende che, per qualsiasi ragione, rivestono un ruolo strategico per lo Stato.
Le tutele, però, non dovrebbero sfociare nella paranoia: secondo Conte, lo sviluppo del 5G grazie ai partner cinesi costituisce un passo fondamentale per lo sviluppo socioeconomico del Paese. La tecnologia cinese, continua il Presidente del Consiglio, è attualmente di gran lunga superiore a quella americana, anche in termini di efficienza economica. Per questa ragione, l’Italia non può tirarsi indietro, soprattutto considerando la posizione di rilievo raggiunta nella corsa al 5G grazie agli operatori e ai partner in campo.
Nella chiusura del servizio viene infine citato l’intervento di Angelo Cardani, il Presidente dell’AGCOM, che ha recentemente esposto alla Commissione Trasporti sui limiti imposti ai produttori per la salvaguardia della salute e sulla recente tendenza a demonizzare la rete di quinta generazione mettendone in discussione le caratteristiche di sicurezza e indipendenza.
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