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Antitrust proroga ancora la chiusura del procedimento per le condotte di TIM nelle gare Infratel

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Ancora differita la chiusura del procedimento dell’Antitrust sulle condotte di TIM nel mercato di rete fissa con riferimento alle possibili violazioni della normativa nell’ambito delle gare Infratel. Il termine di conclusione è stato nuovamente prorogato al 28 Febbraio 2020.

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha deciso di accogliere l’istanza di TIM pervenuta in data 7 Giugno 2019, con cui l’azienda chiedeva il differimento per la presentazione delle sue memorie. È stato infatti ritenuto necessario prorogare il termine di conclusione con lo scopo di garantire l’esercizio del diritto di difesa e il contraddittorio, esattamente come fatto pochi mesi fa per la proroga al 30 Settembre 2019.

Si ricorda che le prime segnalazioni erano giunte all’Antitrust da parte di Infratel, Open Fiber e degli operatori concorrenti Wind Tre e Vodafone. Dai primi esami, emergevano delle condotte che avrebbero potuto costituire delle violazioni della normativa in materia di concorrenza volte a ostacolare lo svolgimento delle gare Infratel.

Ai fini della valutazione dell’Autorità, nel corso del primo provvedimento del mese di Giugno 2017, erano stati stabiliti come mercati rilevanti quello dei servizi di accesso all’ingrosso alla rete fissa a banda larga e ultralarga e quello dei servizi di telecomunicazioni al dettagli su rete fissa.

Nel complesso, TIM era stata accusata di aver leso l’articolo 102 del TFUE, che vieta lo sfruttamento abusivo di una posizione dominante sul mercato interno o su una parte dello stesso. Nello specifico, l’operatore avrebbe applicato delle “strategie anticompetitive idonee a ostacolare lo sviluppo concorrenziale dei mercati wholesale e retail dei servizi a banda larga e ultralarga in Italia”.

Per fare ciò, TIM avrebbe mantenuto delle condotte volte a rallentare gli investimenti per lo sviluppo di forme di concorrenza infrastrutturale, ostacolando anche la realizzazione delle reti FTTH con il possibile obiettivo di “preservare il valore della rete in rame esistente e ammortizzare gli investimenti effettuati nelle reti FTTC”.

Tra le strategie contestate, a rivestire forse maggior rilievo per l’Autorità è la condotta volta ad ostacolare lo svolgimento delle gare Infratel ed evitare o ritardare l’ingresso di un nuovo operatore.

Come è possibile leggere nel documento del 2017, infatti, sin dalla prima fase di consultazione pubblica di Infratel per identificare le aree bianche (o a fallimento di mercato), TIM aveva “unilaterlamente deciso di discostarsi da quanto essa stessa aveva dichiarato in precedenza, annunciando investimenti nelle aree bianche oggetto delle gare Infratel, mentre erano in corso le procedure di gara”.

Il dubbio, in tal senso, è che TIM abbia potuto sfruttare l’asimmetria informativa in suo favore per trarre benefici a scapito dei potenziali concorrenti.

In secondo luogo, l’operatore non ha partecipato alla seconda gara, pur avendone ottenuto la qualificazione, poiché intenzionato a realizzare autonomamente una sua rete FTTC nelle aree bianche. Secondo l’Antitrust “il comportamento di TIM sembrerebbe essere orientato strategicamente a rallentare l’iter di svolgimento delle gare, al fine di scongiurare l’ingresso sul mercato di un nuovo operatore nelle aree bianche”.

Di seguito un giudizio dell’Antitrust sulla strategia di TIM nelle aree bianche:

“La strategia di TIM appare suscettibile di scoraggiare l’ingresso di nuovi operatori di rete, segnatamente Open Fiber, e minare la sostenibilità degli investimenti nelle reti FTTH previsti per le aree bianche, favorendo soluzioni tecnologiche dinamicamente meno efficienti”.

A ciò si potrebbero aggiungere dinamiche di lock-in dei clienti e altre eventuali violazioni delle normative che hanno spinto l’Antitrust, nel corso del procedimento, ad estendere l’oggetto dell’istruttoria, incrementandone di fatto la complessità.

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