Nella giornata di oggi, 17 Settembre 2019, la trasmissione Mi Manda Rai 3 ha discusso sulle connessioni di rete mobile e fissa in Italia, con riferimento prevalentemente al digital divide e al problema delle controversie con gli operatori.
Nel nostro Paese si parla già da tempo di Internet of Things e 5G, ma in alcune aree c’è chi non riesce nemmeno a fare una telefonata.
È con questa riflessione che il conduttore Salvo Sottile apre la puntata, alla quale partecipano Laura Cecchini, Avvocato dell’Aduc, Stefano Epifani, docente di Social Media e Marco Bussone, Presidente di Uncem.
A Morfasso, nei colli piacentini, Mi Manda Rai Tre mostra un servizio che analizza la copertura con la rete mobile. Tutti i cittadini della piccola località lamentano l’impossibilità di effettuare telefonate con qualsiasi operatore: intere zone del territorio sono infatti totalmente scoperte.
Ad esempio, in frazione di San Michele risulterebbe impossibile avere segnale sul proprio cellulare, con gravi conseguenze per l’intera popolazione. Amministrazioni pubbliche, cittadini, aziende e strutture ricettive vengono coinvolte dal forte disagio, che finisce per danneggiare la qualità della vita e le opportunità di crescita del territorio.
Al termine del servizio inizia la discussione in studio, con Salvo Sottile che evidenzia come non disporre di tacche sul cellulare significhi vivere in un posto più povero, più isolato e meno sicuro.
I già citati ospiti ricordano che in Italia quella del digital divide è ancora una seria minaccia al progresso, in diverse aree della penisola. Secondo Marco Bussone, circa 1000 comuni su 9000 presentano dei seri problemi di copertura in grado di danneggiare la qualità della vita dei cittadini e le opportunità lavorative. Il Paese sarebbe dunque diviso in “un’Italia che può e un’Italia che non può”, che viaggiano a velocità ben diverse.
I dati riportati mostrano infatti che il 5% della popolazione italiana, pari all’incirca a 3 milioni di persone, non è raggiunta dal segnale. Si tratta del 15% del territorio italiano oppure, considerando anche le montagne sopra i 1500 metri, del 30% de totale.
Regioni come il Piemonte, il Veneto, L’Emilia Romagna, la Toscana, il Molise e la Puglia presentano infatti delle aree (prevalentemente montane) in cui la copertura è totalmente assente.
Stefano Epifani evidenzia in tal senso che il problema del digital divide in Italia non è originato da questioni tecniche, ma economiche. In altri termini, il problema non è riuscire a trovare il sistema per coprire una zona, ma trovare lo stimolo economico per farlo. Per questa ragione, gli sforzi pubblici intervengono nelle aree a fallimento di mercato (ovvero quelle dove l’iniziativa privata non è stimolata) per spingere verso una maggiore digitalizzazione di molti comuni italiani poco profittevoli per le aziende.
Sono stati fatti dunque dei passi avanti, ma secondo Marco Bussone è necessario che gli enti locali facciano la loro parte, così come l’Unione Europea con le risorse a sua disposizione e la Politica in generale, che non può lasciare indietro le aree montane del Paese.
Viene poi affrontato il tema dell’improvvisa assenza di segnale anche in città: anche nei centri più popolati, infatti, se l’infrastrutturazione della rete presenta lacune allora possono essere riscontrati dei “punti d’ombra”. Ancora una volta, per Stefano Epifani, la ragione è da ricercare nella convenienza economica. In alcune zone, infatti, agli operatori potrebbe non convenire aggiungere un altro ripetitore per coprire una porzione eccessivamente limitata del territorio.
La trasmissione si sposta poi sulla rete fissa e viene ricordato l’obiettivo del Piano per la Banda Ultralarga, che prevede una copertura del 74,3% entro il 2019. Tale valore è definito da Stefano Epifani come utopistico, poiché la costruzione di una rete di questo tipo richiede autorizzazioni e processi amministrativi spesso eccessivamente lunghi, che rallentano il processo.
Inoltre, la copertura garantita spesso viene associata, dagli operatori, alla possibilità di navigare a velocità particolarmente elevate. Tutti gli ospiti in studio ricordano che prima di sottoscrivere un contratto occorre sempre fare attenzione alle velocità minime garantite da una determinata tecnologia, e non solo alla velocità massima, spesso introdotta dal termine “fino a”.
Grande attenzione va posta anche alle tempistiche promesse dall’operatore per l’attivazione del servizio, superate le quali l’avvocato dell’ADUC invita a richiedere un indennizzo per i disservizi subiti. Per finire, viene menzionata la piattaforma Conciliaweb dell’AGCOM che può rivelarsi utile per dirimere una controversia con un operatore relativamente all’attivazione di un servizio con una tecnologia diversa da quella richiesta, alla lentezza nelle procedure di attivazione o alle voci di costo errate riportate in una fattura.
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