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In uno spot “salvo aumenti IVA”: se scattano le clausole di salvaguardia aumentano le tariffe

Come è normale che sia, la crisi di Governo lascia aperti anche numerosi scenari macroeconomici. Tra gli argomenti più discussi delle ultime settimane si fa spazio l’aumento dell’IVA, tanto temuto dai cittadini italiani, che colpirebbe anche i servizi di telecomunicazione.

Il delicato tema della spesa pubblica non verrà discusso in questa sede, ma è utile ricordare che esistono alcune norme, definite “clausole di salvaguardia“, volte ad assicurare (per l’appunto salvaguardare) il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica attraverso la variazione automatica di alcune voci di tasse e imposte.

In altri termini, qualora lo Stato trovasse difficoltà a conseguire gli obiettivi fissati, potrebbe scegliere di far “scattare” le clausole in questione, che si tradurrebbero in incrementi di gettito.

Si tratta chiaramente di casi estremi che gravano direttamente sui consumi, ragion per cui i Governi tentano sempre di reperire le risorse necessarie con altre misure.

Negli ultimi anni il valore delle clausole, coperte o finanziate in deficit, è incrementato sensibilmente. Secondo quanto riporta Confindustria, dal 2015 al 2019 l’80% circa del valore delle clausole è stato finanziato in deficit.

È dunque comprensibile che gli occhi delle famiglie restino puntati sui possibili aumenti dell’IVA (e non solo) che si renderebbero necessari qualora scattassero le clausole di salvaguardia. Nello specifico, l’aliquota ordinaria nel 2020 salirebbe al 25,2% e quella ridotta passerebbe dal 10% al 13%.

Il rischio è dunque tangibile: l’aumento dell’IVA avrà effetti diretti sulle spese delle famiglie, sia a consumi invariati che in caso di variazioni negative dei consumi derivanti dall’incremento dei prezzi.

Ora, sulla base delle Circolari esplicative dell’Agenzia delle Entrate, i servizi di telecomunicazione sono soggetti all’aliquota ordinaria attualmente fissata al 22%, che potrà eventualmente salire, come sopra accennato, al 25,2%.

Anche le tariffe si dovrebbero dunque adeguare alla nuova aliquota. In occasione dell’ultimo aumento del 2013 (dal 21% al 22%), alcuni operatori se ne sono fatti carico per alcune offerte, altri hanno proceduto all’adeguamento solamente per determinati componenti dell’offerta e altri ancora hanno eseguito l’adeguamento integrale o, al contrario, hanno comunicato di non applicare alcuna variazione per i clienti. Si sottolinea però che in quel caso la variazione era più modesta e, attualmente, è impossibile prevedere la politica attuata dai singoli operatori.

In questo scenario ancora incerto, c’è però chi ha già riflettuto sull’eventualità: nell’ultimo spot di Vodafone TV Sport Plus con Pio e Amedeo, Vodafone ha infatti promosso lo sconto di 15 euro al mese, salvo eventuali variazioni del prezzo di listino Now TV Sport Via Vodafone e salvo eventuali aumenti dell’IVA.

In basso, il fotogramma dello spot con le note informative (su sfondo nero) in cui è possibile leggere le condizioni di prezzo dell’offerta.

IVA offerte

Alle numerose rimodulazioni degli ultimi tempi, dunque, potrebbe sommarsi un ulteriore aggravio per i consumatori. Chiaramente, però, l’aumento dell’IVA che si riflette nella maggiorazione di prezzo di un’offerta di rete fissa o mobile non si configura come una vera e propria rimodulazione o modifica unilaterale. Come noto, quella sul valore aggiunto è un’imposta indiretta che grava sulle prestazioni di servizi o sulle cessioni di beni.

È dunque possibile che, nel caso in cui il nuovo Governo non riesca a evitare l’incremento dell’IVA, anche le tariffe telefoniche subiscano un inevitabile aumento a danno dei consumatori.

Per questa ragione, in futuro anche altri operatori potrebbero decidere di evidenziare, nei dettagli dei costi, l’eventualità che il prezzo finale possa variare in caso di aumento dell’IVA.

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