L’ufficializzazione dell’accordo di condivisione della rete tra TIM e Vodafone, giunta il 26 Luglio 2019 in conferenza stampa, ha sancito la nascita formale del nuovo gigante delle torri in Italia. In attesa del via libera da parte delle Autorità competenti, occorre evidenziare che, perfezionata la fusione, il mercato delle torri in Italia sarà ben diverso da quello attuale.
Come ormai noto, la transizione sarà così gestita: Inwit acquisirà una quota per 2,1 miliardi di euro in cash ed emetterà 360 milioni di azioni per Vodafone, così da offrire a entrambi gli operatori una quota paritaria del 37,5%. TIM e Vodafone avranno dunque un controllo congiunto in un accordo triennale e la loro quota potrà essere ridotta fino al 25%.
Il risultato dell’accordo di condivisione sarà un’entità con circa 22.000 torri, definita dagli Amministratori Delegati delle tre aziende in gioco come la più grande società di torri in Italia e la seconda più grande in Europa.
La nuova Inwit sarà fornitore di riferimento per Vodafone, TIM e altri operatori che volessero partecipare. Come sempre ripetuto da Luigi Gubitosi, infatti, la condivisione degli assets di rete costituisce una scelta strategica comprensibile e ben motivata, ragion per cui non viene esclusa la possibilità che altri operatori si organizzino similmente a Vodafone e TIM, come successo ad esempio tra Fastweb e Wind Tre.
Di seguito, il grafico sul mercato delle torri italiano dopo la condivisione tra TIM e Vodafone.
Con la condivisione delle 11.000 torri circa tra Inwit e Vodafone Towers, la nuova società avrà a disposizione circa 22.000 torri. Wind Tre, invece, potrà contare sulle sue torri, comprese tra le 8000 e le 10.000 unità, che però potrebbero essere oggetto di una cessione parziale, come previsto dal Progetto PISA comunicato ai sindacati (ma ancora mai ufficializzato dall’operatore).
Un’altra società delle torri attiva in Italia è EI Towers, che dispone di oltre 1000 torri per la telefonia mobile e, in generale, di un parco di circa 3300 infrastrutture. Tra le società delle torri, insieme a Inwit, EI Towers è stata protagonista del focus bilanci dell’AGCOM, in cui è emerso che il valore complessivo dei ricavi del settore, nel 2017, era stimato a quota 1,36 miliardi di euro.
L’azienda che si avvicina maggiormente alla nuova Inwit, e che potrebbe in futuro incrementare la sua presenza nel mercato italiano, è però indubbiamente Cellnex. Il colosso spagnolo delle infrastrutture dispone di circa 10.000 torri in Italia, gestite attraverso Galata, TowerCo e CommsCon.
Nello specifico, Galata gestisce circa 8000 torri, equamente diffuse sul territorio, tra zone urbane, suburbane e rurali. Towerco gestisce invece circa 500 infrastrutture, prevalentemente nelle autostrade italiane, mentre Commscon gestisce gli altri 1500 nodi multisistema e multioperatore in diverse aree, stazioni, aeroporti, ospedali, stadi, metropolitane e centri cittadini.
Se è indubbio che Inwit sarà, sin dalla nascita, nuovo leader italiano delle torri, è altrettanto vero che Cellnex in Italia ha delle serie ambizioni. L’azienda spagnola ha infatti sottoscritto un accordo con il Gruppo Iliad anche in Italia, per acquisire 2200 siti dell’operatore francese, attraverso una condivisione logistica ventennale.
Inoltre, Tobias Martinez Gimeno, recentemente confermato come AD dell’azienda, aveva commentato l’accordo tra Inwit e Vodafone affermando che Cellnex vede nuove opportunità nella partnership strategica in questione.
L’azienda spagnola, che dispone adesso di 45.000 torri, non teme la nascita del nuovo colosso nazionale e mira a intercettare tutte le nuove possibilità che si apriranno con lo sviluppo del 5G, in termini di maggiore domanda degli operatori, nel suo secondo mercato di riferimento dopo quello domestico.
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