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TIM: la separazione volontaria della rete non minaccia la concorrenza. Obblighi confermati

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L’AGCOM ha approvato l’analisi coordinata dei mercati dei servizi di accesso alla rete fissa, al termine di una consultazione pubblica avviata nel Gennaio del 2019, tenendo conto del progetto di separazione legale volontaria della rete, notificato da TIM.

Tale progetto di TIM prevede la creazione di una NetCo separata controllata al 100% da TIM e gestita da organi direttivi distinti. Tale Netco sarà titolare degli asset materiali e immateriali e delle risorse umane. Nel corso della lunga consultazione, gli operatori coinvolti hanno citato a più riprese il piano di separazione.

In prima battuta, si segnala che l’Autorità ha identificato il Comune di Milano come un mercato rilevante distinto dal resto dei Comuni italiani, per via della presenza di numerose infrastrutture di comunicazione e per l’elevato livello di concorrenza nei servizi di accesso alla rete fissa wholesale. Ciò vale tanto per l’accesso locale quanto per l’accesso centrale all’ingrosso.

Per tutti gli altri mercati, invece, l’Autorità ha confermato TIM come operatore con un significativo potere di mercato, proponendo la conferma in capo a TIM degli obblighi previsti dal codice, vale a dire quelli di accesso, trasparenza, non discriminazione, separazione contabile, controllo dei prezzi e contabilità dei costi.

Per quanto concerne quest’ultimo tema degli obblighi previsti dal codice, la consultazione pubblica ha fatto emergere delle posizioni concordi con l’Autorità su numerosi aspetti, ma discordi sul punto relativo alla rimozione dell’obbligo di fornire alcuni servizi di accesso all’ingrosso.

Secondo alcuni operatori, è necessario che, in una fase di transizione verso nuovi assetti tecnologici, i servizi di accesso passivo di TIM restino regolati e orientati al costo, per permettere l’infrastrutturazione dei concorrenti.

Alla luce degli esiti della consultazione, l’Autorità ha dunque deciso di apportare alcune modifiche agli obblighi di accesso, confermando l’obbligo di controllo dei prezzi basato sul criterio dell’orientamento al costo per tutti i servizi di accesso passivi forniti anche nei Comuni contendibili del mercato identificato con la denominazione 3a (vale a dire il mercato dei servizi di accesso locale).

La differenziazione geografica di TIM sarà dunque limitata ai soli servizi di accesso wholesale centrale (mercato 3b) forniti sulle reti NGA e sulle reti in rame.

E’ stata invece confermata la rimozione dell’obbligo, per TIM, di fornitura del servizio end to end, poiché non giustificato e non proporzionato in virtù del fatto che sono attualmente presenti sul mercato molte altre alternative per gli altri operatori, come i servizi VULA o l’unbundling della fibra, dove tecnicamente possibile.

Confermati anche gli obblighi di non discriminazione in capo a TIM su entrambi i mercati rilevanti, dopo i commenti positivi espressi dagli altri operatori. Nel corso della consultazione, alcuni partecipanti hanno fatto notare che, soprattutto in caso di fusione tra le reti, sarebbe giusto imporre obblighi della stessa natura anche in capo a Open Fiber, per disincentivare atteggiamenti discrimintori come l’applicazione di condizioni migliorative verso operatori più grandi e strutturati. Per l’Autorità, però, Open Fiber è ancora un soggetto senza un significativo potere di mercato, e dunque imporre tali misure è stato ritenuto ingiustificabile.

La Figura riporta uno schema semplificato del perimetro di rete della nuova società NetCo controllata da TIM.

L’Autorità mostra nella sua delibera odierna anche i risultati della consultazione in merito all’offerta wholesale Easy Fiber di TIM, considerata da molti operatori obsoleta e tale da limitare la trasparenza sulla fornitura degli accessi in fibra, in quanto non viene inclusa la componente FTTH, ma solo la FTTC.

Inoltre, Easy Fiber presenterebbe delle soglie di volumi per gli sconti eccessivamente elevate e, secondo alcuni operatori, praticamente impossibili da raggiungere dai nuovi entranti in meno di tre anni. D’altro canto, gli sconti per le soglie di volume più basse di tipo Premium e Gold non sembrano rappresentare un buon incentivo a migrare verso la rete NGA. Su queste basi, L’Autorità è stata costretta a non accogliere la proposta dell’offerta Easy Fiber, che andrà rivista essenzialmente nella sua componente di prezzi, sconti e pagamenti una tantum.

Per finire, la consultazione si è soffermata sugli impatti del progetto di separazione di TIM per il grado di concorrenzialità dei mercati. Secondo gli operatori e l’Autorità, non si scorgono attualmente delle conseguenze negative e non sarà necessario che TIM mantenga adeguati obblighi di separazione contabile, in quanto l’Autorità richiederà all’ex monopolista, per fini di vigilanza, informazioni chiare in sede di approvazione dell’offerta di riferimento bitstream.

Ancora una volta, è stata mostrata preoccupazione per la creazione di una rete unica con Open Fiber dopo il progetto di separazione. Al riguardo, l’AGCOM ha voluto ricordare che una clausola di salvaguardia permetterà di intervenire per monitorare l’impatto delle modifiche societarie e del nuovo assetto concorrenziale.

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