Oggi TIM, Vodafone e Inwit hanno ufficializzato l’accordo di condivisione delle infrastrutture attive e passive. Vodafone farà confluire la propria infrastruttura passiva di rete in una nuova società incorporata in Inwit e i due operatori avranno la medesima partecipazione nel capitale, pari al 37,5% ciascuno. In una call conference di questo pomeriggio, TIM e Inwit hanno presentato ulteriori dettagli agli stakeholders.
La conferenza di TIM, che ha fatto seguito a quella congiunta con Vodafone, è stata intitolata “Sharing for growth” e ha avuto l’obiettivo di dimostrare i benefici dell’operazione in questione.
Luigi Gubitosi ha parlato di un passo estremamente importante nel nuovo viaggio iniziato sette mesi fa con TIM. La partnership è composta da vari elementi e darà vita, sostengono le aziende, a una super tower company in grado di dare una copertura senza pari in Italia, per un uso più efficiente del parco torri a vantaggio di tutti.
TIM e Vodafone potranno ospitarsi a vicenda con le componenti attive, fornendo vantaggi a tutti gli stakeholders grazie a una copertura più ampia e capillare a vantaggio dei clienti, anche nelle aree bianche e dove il digital divide rappresenta un limite tangibile per lo sviluppo economico. Con questo accordo, TIM ridurrà anche il debito netto di 1,4 miliardi di euro.
Come mostra la slide in alto, Inwit acquisirà una quota per 2,1 miliardi di euro in cash ed emetterà 360 milioni di azioni per Vodafone, così da offrire a entrambi gli operatori una parità di quota del 37,5%. Inoltre, la tower company pagherà anche un dividendo straordinario in linea on il raggiungimento del credit rating BB+, la cui natura non è stata però specificata.
Come già accennato oggi pomeriggio nell’evento congiunto, TIM e Vodafone avranno un controllo congiunto di Inwit in un accordo triennale; la quota, inoltre, potrà essere ridotta al 25%.
Dopo la transazione, TIM promette di poter raggiungere più velocemente una copertura 5G nazionale entro il 2025 e dei benefici in termini di cumulative cash flow di 800 milioni di euro. In termini di EBITDA, “il nuovo Inwit”, ovvero la nuova entità, dovrebbe generare un incremento di 200 milioni di euro, e 75 milioni per la partecipazione di TIM. Di questo aumento dell’EBITDA, una parte, pari a circa 20 milioni di euro, sarà garantita dal decommissioning di alcuni siti liberati da TIM e Vodafone.
Giovanni Ferigo, Amministratore Delegato di Inwit, ha commentato con grande soddisfazione l’accordo, accogliendo Vodafone come azionista e anchor tenants. L’AD sottolinea inoltre che i ricavi annuali per Inwit potrebbero aumentare dell’80% circa da parte di TIM e Vodafone e del 70% dagli altri clienti; in termini di ricavi run-rate, ci si attende di superare il miliardo di euro, grazie ai nuovi contratti come fornitore preferito da TIM e Vodafone.
La struttura capitale della nuova Inwit comprenderà un nuovo bilanciamento tra debito ed equity. Il debito sarà composto da una quota pari a 1 miliardo di euro a cinque anni e un prestito ponte di 1.5 miliardi per 18 mesi più 6 mesi, che sarà rifinanziato alla chiusura a seconda delle condizioni di mercato. Infine, viene considerata anche una revolving facility da 0,5 miliardi con scadenza a 5 anni.
Le cifre dell’operazione, dunque, riassumendo, saranno le seguenti: 2,1 miliardi di euro a Vodafone, per acquistare il 43% di Vodafone Towers; 600 milioni di free cash flow; debiti per 2,5 miliardi di euro; EBITDA per Inwit di 200 milioni di euro e benefici per TIM superiori agli 800 milioni di euro in 10 anni.
Negli 800 milioni di benefici per TIM, rientra una componente dell’Opex che in generale avrà un impatto stimato intorno al 25% circa del totale; la condivisione attiva gioca però il ruolo principale in questa cifra tramite importanti risparmi in termini di Capex.
Come noto, l’operazione sarà soggetta all’approvazione da parte dell’Assemblea di Inwit e delle Autorità competenti. Nel rispondere a una domanda di un analista, i rappresentanti di TIM e Inwit fanno notare che alcuni siti e piattaforme saranno disponibili anche per altri operatori, offrendo dunque l’opportunità di ricevere un servizio sia in termini di spazio meccanico che elettromagnetico.
Non vengono però comunicati dettagli aggiuntivi per quanto concerne il processo regolatorio. I rappresentanti delle due aziende preferiscono infatti attendere le prossime settimane e non hanno specificato se le Autorità coinvolte saranno solo italiane o anche europee.
Secondo quanto dichiarato, si attende il closing dell’accordo entro il primo trimestre del 2020; la vendita del 25% del capitale della nuova società delle torri, al momento, non è stato invece commentato dai membri dei board.
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