Con un’asta delle frequenze 5G particolarmente costosa e una corsa nel lancio dei primi servizi di quinta generazione in alcune città italiane, i principali operatori di telecomunicazioni stanno compiendo uno sforzo non indifferente. In questa cornice, si inseriscono alcuni accordi di rete volti a generare rilevanti sinergie e abbattere i costi operativi.
Già poche settimane dopo la conclusione dell’asta italiana, che ha generato entrate per lo Stato pari a circa 6,5 miliardi di euro, gli operatori hanno reclamato un maggiore impegno da parte del Governo per restituire all’industria parte degli introiti sotto forma di agevolazioni o aiuti per la creazione e lo sviluppo della nuova rete.
Il 5G coinvolge infatti in Italia diversi partner internazionali e, tra sperimentazioni, costruzione della rete e use cases, ha finito per assorbire numerose risorse. Proprio per questa ragione, gli operatori hanno iniziato a collaborare nello sviluppo della rete, annunciando progetti di condivisione di larga portata.
È il caso del memorandum d’intesa tra TIM e Vodafone, reso noto nel mese di Febbraio 2019, che mira a raggiungere un accordo di condivisione delle reti 4G e 5G degli operatori, per favorire lo sviluppo e ridurre i costi operativi e di gestione.
TIM e Vodafone hanno valutato la possibilità di installare congiuntamente i propri apparati 5G ed eventualmente condividere anche le infrastrutture passive 4G, estendendo dunque il loro accordo già esistente, per raggiungere un totale di 22.000 torri condivise in Italia.
L’accordo, secondo i due AD delle società offrirà ai clienti la possibilità di entrare più rapidamente nell’era del 5G, permettendo alle aziende di utilizzare in maniera più efficiente le risorse a loro disposizione.
Si ricorda, infatti, che nel corso dell’Asta italiana TIM e Vodafone hanno ottenuto, ciascuno, due blocchi generici nella banda 700 MHz, uno nella 3700MHz e uno nella 26GHz, risultando gli operatori con gli investimenti più elevati.
Inoltre, allo stato attuale, Vodafone e TIM sono i primi due operatori italiani ad aver lanciato i propri servizi 5G, rispettivamente il 16 e il 24 Giugno 2019 (con presentazione ufficiale il 5 Giugno 2019 per Vodafone e il 5 Luglio 2019 per TIM). Le reti sono attualmente attive solo in zone limitatamente estese di alcune delle principali città italiane, ma entrambi gli operatori proseguiranno lo sviluppo con lo scopo di coprire i principali centri già nel corso dell’anno.
Si sottolinea che lo standard utilizzato per lanciare la rete 5G in Italia da parte di TIM e di Vodafone è l’NSA 5G NR, sigla che sta per Non-Standalone 5G New Radio. Questo standard è solo una prima variante del 5G che sarà lanciato nei prossimi anni, poiché permette di utilizzare il core network della rete 4G LTE aggiungendo una nuova portante 5G.
È dunque intuibile che, con il nuovo accordo di condivisione, la velocità di copertura incrementerà sensibilmente, permettendo agli operatori di raggiungere i loro obiettivi annunciati per il medio periodo.
Dopo la notizia del memorandum tra Vodafone e TIM, l’operatore francese Iliad ha inviato una lettera alle autorità competenti, chiedendo di monitorare gli effetti dell’accordo affinché lo stesso non finisca per ridurre la concorrenza nel settore.
In risposta, l’Amministratore Delegato di TIM, Luigi Gubitosi, aveva ricordato che l’interesse del Gruppo è quello di trovare punti di convergenza con tutti gli operatori e che l’accordo per la condivisione delle infrastrutture restava aperto a chiunque volesse partecipare.
In effetti, Gubitosi ha più volte ripetuto che gli operatori devono iniziare a “fare sistema”, lavorando insieme come industria per raggiungere i loro obiettivi in vista della rivoluzione del 5G. Anche nel corso di un recente evento organizzato dall’AGCOM e intitolato Infrastrutture, Accesso e Informazione nella Società Digitale, l’Amministratore Delegato di TIM ha sottolineato come il rischio per la sostenibilità delle aziende, dovuto a prezzi ben più bassi del resto d’Europa, vada mitigato da una serie di accordi che possano alleggerire il carico per i singoli operatori.
È forse per questa ragione che l’annuncio di un’altra importante partnership tra Wind Tre e Fastweb non sembra aver suscitato stupore nel manager, che ha accolto positivamente la notizia ritenendola assai prevedibile.
Wind Tre e Fastweb hanno infatti annunciato un accordo il 25 Giugno 2019, che consentirà di accelerare la realizzazione dell’infrastruttura 5G sul territorio nazionale. Inoltre, alla conclusione della partnership strategica, Fastweb Mobile (operatore Full MVNO, nonostante disponga di frequenze preziose per la tecnologia di quinta generazione) andrà in roaming nazionale con Wind Tre per la rete 4G e precedenti.
La rete 5G condivisa tra i due operatori potrà essere sviluppata grazie alle frequenze ottenute nell’asta, oltre a quelle detenute da Fastweb dopo l’operazione conclusa con Tiscali. Il network condiviso mira, entro il 2026, a coprire il 90% della popolazione con tecnologia 5G.
Resta al momento senza accordi di sharing l’operatore Iliad, attualmente concentrato sulla realizzazione della sua rete proprietaria per ridurre la dipendenza da Wind Tre. Si ricorda, però, che anche Iliad ha ottenuto importanti frequenze nel corso dell’Asta 5G, tra cui un blocco riservato al nuovo entrante nella banda 700MHz. L’accordo sottoscritto dal Gruppo francese con Cellnex, inoltre, mira anche ad accelerare lo sviluppo della copertura 5G per mezzo di un programma build-to-suit.
Chiaramente, le partnership di TIM, Vodafone, Wind Tre e Fastweb saranno soggette all’approvazione delle autorità competenti. Tutti gli operatori hanno però ricordato che manterranno la loro indipendenza organizzativa, strategica e commerciale, evidenziando come l’accordo di condivisione non indichi una concentrazione dei business.
Nella giornata di ieri, TIM e Inwit hanno reso noto di aver convocato il Consiglio di Amministrazione per il 26 Luglio 2019 con lo scopo di esaminare il progetto di partnership con Vodafone Italia; dunque, l’ufficializzazione potrebbe essere imminente.
In questo momento, Inwit e Vodafone Towers dispongono di circa 11.000 torri ciascuno. L’entità combinata, la newco che sorgerebbe dall’accordo, avrà dunque una dotazione di 22.000 torri, contro le 10.000 circa di Cellnex e di Wind Tre.
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