Iliad: la priorità numero uno è la rete proprietaria. Chiarimenti sull’audizione al Senato
Nel corso del suo intervento al Senato in merito al disegno di legge n. 1105 sulla trasparenza delle tariffe telefoniche, Benedetto Levi ha nuovamente ripetuto che la priorità attuale di Iliad è quella di sviluppare la rete proprietaria per ridurre la dipendenza da Wind Tre.
Non è la prima volta che l’Amministratore Delegato del quarto operatore ricorda l’importanza di costruire una rete proprietaria per supportare la sua offerta di servizi di telefonia.
Tra le altre cose, il piano è stato anche confermato nel corso del Capital Markets Day del 7 Maggio 2019, in cui il Gruppo ha ufficializzato uno sforzo in Italia che permetterà di raggiungere l’obiettivo di un numero compreso tra i 10.000 e i 12.000 siti attivi entro il 2024, di cui 3500 entro il 2019.
Nonostante ciò, però, l’intervento di Benedetto Levi sembrerebbe aver generato della confusione in rete: dopo l’audizione al Senato c’è chi ha erronamente ritenuto che l’operatore sia già sul punto di abbandonare la rete di Wind Tre per passare alla sua rete proprietaria.
Iliad, quarto operatore di rete mobile ufficialmente lanciato nel mercato italiano lo scorso 29 Maggio 2018, opera attualmente in tutta Italia con tecnologia Ran Sharing sia sulla rete unica Wind Tre (dove disponibile) che su rete Wind per il 3G/4G/4G+ nella maggior parte del territorio, e in Roaming Nazionale su rete 2G Wind. L’operatore non utilizza la rete di Tre.
Sarà utile ricordare che lo sbarco in Italia dell’ammiraglia francese è stato garantito dalla fusione tra Wind e Tre, rispettivamente posseduti, all’epoca, dai russi di Vimpelcom e dai cinesi di Hutchison (adesso solo da quest’ultimi).
L’operazione di concentrazione che generò di fatto il più grande operatore italiano rischiava tuttavia di limitare la concorrenza e la Commissione Europea decise di porre delle condizioni con lo scopo di tutelare il settore delle telecomunicazioni mobili in Italia.
In altri termini, l’arrivo di Iliad in Italia rappresentava una delle condizioni necessarie per la fusione tra Wind e Tre, una sorta di misura correttiva per tutelare la concorrenza dopo il via libera della Commissione Europea.
Il primo accordo tra Iliad e la joint venture russo-cinese venne reso noto il 5 Luglio del 2016, data in cui l’azienda di Xavier Niel annunciava di voler acquisire gli assets proposti dalla Commissione Europea per il futuro ingresso in Italia.
Nello specifico, il cosiddetto remedy package consisteva nel trasferimento di alcune frequenze (2x5MHz nella banda 900MHz, 2x10MHz nella banda 1800MHz, 2x10MHz nella banda 2100MHz e 2x10MHz nella banda 2600MHz) per 450 milioni di euro, da pagare tra il 2017 e il 2019. A ciò si aggiungevano un accordo di RAN-Sharing per tutte le aree rurali con Wind Tre e un accordo di roaming in 2G, 3G e 4G per un periodo di cinque anni, rinnovabile per ulteriori cinque anni su iniziativa di Iliad stessa.
Quest’ultimo punto rappresenta il nocciolo della questione: la Commissione Europea ha garantito a Iliad una base di partenza costituita proprio dagli accordi di rete con Wind Tre.
Chiarito ciò, la scelta dell’operatore di limitare la sua dipendenza risulta pienamente lecita e comprensibile, ma si tradurrà in un processo evidentemente lungo e complesso; all’orizzonte, non si intravede nessuna separazione netta e immediata tra Iliad e Wind Tre.
In tal senso, basti ricordare ad esempio che Tre stesso, prima della fusione con Wind, ha operato per diversi anni in roaming su rete TIM nonostante disponesse di una rete proprietaria. Solo nell’Agosto del 2017 l’operatore ha finalmente abbandonato progressivamente la rete di TIM, per passare in roaming su rete Wind.
Tornando alle recenti dichiarazioni rilasciate nel corso dell’intervento al Senato, l’AD Benedetto Levi ha presentato la sua azienda, ricordando di aver raggiunto 3,3 milioni di utenti, con 400 dipendenti, 12 uffici sparsi in tutta Italia e oltre 200 punti vendita.
Dal minuto 2:30 della diretta della webtv del Senato (ecco il link diretto) Benedetto Levi afferma chiaramente l’intenzione di sviluppare la sua rete per diventare al più presto operatore indipendente:
“Oggi la priorità numero uno di Iliad è quella dello sviluppo della propria infrastruttura, quindi lavoriamo con tutti i principali fornitori del settore per sviluppare la nostra rete e diventare al più presto un operatore indipendente, con l’obiettivo di avere a fine 2019 circa 3500 siti radio installati”.
Iliad non ha fatto altro che confermare ancora una volta i suoi sforzi sulla sua rete, provati anche dalle recenti testimonianze di utenti che hanno rilevato la rete proprietaria a Milano e in altre località italiane.
Non si tratta dunque di una novità: la direzione intrapresa dall’operatore è la stessa già comunicata nel corso dei Capital Markets Day, l’evento in cui è stata anche ufficializzata una cruciale operazione con Cellnex.
Per migliorare la sua rete, infatti, l’operatore sta puntando molto su un un importante accordo raggiunto a livello di Gruppo con la società delle torri spagnola. Per mezzo di un programma build-to-suit, il Gruppo Iliad ha ceduto a Cellnex in totale 10700 torri, di cui 2200 in Italia.
Gli accordi permetteranno il rollout di nuovi siti tra il 2020 e il 2027 e la gestione degli stessi per mezzo di una condivisione logistica ventennale, con estensione automatica per ulteriori dieci anni.
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