Dopo l’annuncio dell‘Accordo di Confidenzialità tra Tim, Enel e Cassa Depositi e Prestiti che ha inaugurato ufficialmente le trattative per l’integrazione delle infrastrutture in fibra di Open Fiber e della stessa Tim, si continua a parlare delle modalità e degli effetti che riguarderanno la realizzazione della rete unica.
Dopo la firma dell’accordo, arrivata il 20 Giugno 2019, l’appuntamento più atteso era senza dubbio la riunione del Consiglio di Amministrazione di Tim di giovedì 27 Giugno 2019. In tale occasione l’organo societario doveva discutere il dossier preliminare ottenuto dall’accordo con Enel e la Cassa Depositi e Prestiti, che controllano pariteticamente Open Fiber.
Sebbene messo in parte in ombra dalla notizia della sostituzione del membro del CdA dimissionario Amos Genish con il manager di Canal+ Frank Cadoret, l’argomento del progetto di unificazione delle due reti ha sollevato alcune questioni rilevanti in merito alle sue ricadute finanziarie.
In particolare, Enel, che potrebbe essere interessata a monetizzare la sua quota cedendola a terzi o alla stessa Tim, ha stimato il valore della società ad una cifra di 8 miliardi di euro. È una quotazione che Tim considera eccessivamente elevata, secondo quanto ha dichiarato il Corriere della Sera nell’edizione del 28 Giugno 2019.
Per Luigi Gubitosi, amministratore delegato di Tim, Open Fiber necessita ancora di molti investimenti per il completamento della sua rete fino alle case degli italiani.
Nello stesso giorno in cui il Consiglio di Amministrazione di Tim si riuniva, il presidente di Open Fiber Franco Bassanini definiva il processo di fusione delle due reti “complicato e dipendente dalle regole di mercato”. Se infatti la rete della società presieduta da Bassanini verrà direttamente inglobata in quella di Tim, così come lo suggeriscono i fatti degli ultimi mesi, il parere degli azionisti peserà notevolmente.
La competizione infrastrutturale è una condizione sfavorevole per il mercato e per lo sviluppo tecnologico di un Paese come l’Italia, che necessita di interventi in aree insufficientemente fornite. A dimostrarlo è la crescita delle sinergie fra gli attori del settore. I calcoli degli azionisti di Tim che determineranno la decisione finale riguarderanno dunque anche le modalità attraverso le quali il progetto sarà definitivamente realizzato. Fondamentale, in tal senso, sarà il verdetto del CdA del 1° Agosto 2019.
Sarà proprio nell’orbita di questi calcoli che TIM dovrà scegliere se rilevare anche il 50% della quota che Cassa Depositi e Prestiti detiene in Open Fiber, regolando attraverso un rapporto di concambio la crescita del capitale azionario detenuto da quest’ultima in Tim. Non è esclusa neanche l’ipotesi di convogliare gli assets di Open Fiber in Flash Fiber, la società di servizi internet all’ingrosso, controllata da Tim e Fastweb rispettivamente all’80% e al 20%.
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