Si è appena conclusa l’audizione odierna alla Commissione Lavori Pubblici del Senato che ha visto partecipare Vodafone e Wind Tre, dopo l’incontro di ieri con Iliad, Fastweb e TIM, per discutere intorno al disegno di legge n. 1105, sulla trasparenza delle tariffe e dei prezzi applicati dagli operatori dei servizi di telefonia mobile.
Il rappresentante di Vodafone cura il primo intervento della giornata, presentando dapprima la configurazione attuale del mercato italiano, caratterizzato da investimenti raramente inferiori al 15% del fatturato, che hanno permesso l’erogazione di una quantità crescente di traffico dati a totale vantaggio dei clienti.
Guardando al livello dei prezzi, infatti, viene ricordato che con 10 euro in Italia è possibile acquistare circa 9,3 Giga, un valore nettamente superiore ai principali Paesi europei (in Francia 4,8GB, in Spagna 3GB, in UK 2,3GB e in Germania 1,7GB). Inoltre, il mercato italiano è ritenuto da Vodafone particolarmente liquido, per via del numero di portabilità totali, che nel 2018 si è assestato a quota 17 milioni, uno dei valori più elevati d’Europa.
In questo contesto, Vodafone si sente di fornire alcune indicazioni al Senato per il suo disegno di legge, sottolineando che un approccio che veda il cliente al centro delle decisioni aziendali è assolutamente in linea con una strategia e un’impostazione di Gruppo.
Tuttavia, per Vodafone è necessario essere in grado di distinguere la trasparenza dal principio di libera determinazione delle condizioni economiche e della struttura dell’offerta:
“Il contenuto e la struttura di ciascuna proposta commerciale che un operatore come Vodafone rivolge al mercato riteniamo che debba continuare ad essere gestito da ciascun operatore, nella propria libertà. Sarà poi la concorrenza a decidere qual è l’offerta commerciale più disaggregata e disaggregabile. La trasparenza è dovuta, ma va distinta dalla libertà che gli operatori dovrebbero mantenere in termini di fissazione delle condizioni economiche e di definizione della struttura della propria proposta commerciale”.
Se così non fosse, si potrebbero determinare svantaggi in capo ai consumatori, in quanto tornare a un regime tariffario o di imposizione della struttura dell’offerta commerciale potrebbe determinare un deperimento del livello competitivo che in questo momento è invece molto elevato.
ll secondo spunto di riflessione riguarda forse l’elemento principale del disegno di legge, ovvero l’assunto che le condizioni di acquisizione del cliente non vadano modificate. Per Vodafone è importante tenere in conto che in questo periodo tutte le componenti di costo che un operatore deve sostenere non sono sempre ugualmente statiche. Quindi, per la sostenibilità economico-finanziaria, è importante gestire anche la dinamica dei costi: prezzi bloccati e costi liberi di muoversi verso l’alto determinano un grave impatto sugli obiettivi economico-finanziari, con un calo strutturale dei ricavi.
Inoltre, qualsiasi intervento venisse deciso dal legislatore in materia di regolazione delle condizioni economiche, Vodafone chiede di considerare i tempi tecnici di adeguamento dei sistemi informativi che dovranno gestire la fatturazione di milioni di clienti. Tale adeguamento non sarà rapido, e secondo i primi dati a disposizione potrebbe richiedere almeno un anno.
I suggerimenti di Vodafone vanno contestualizzati, continua il rappresentante, in un settore che ha fornito molta più qualità all’utenza, diminuendo significativamente i prezzi e realizzando un volume di investimenti elevato, nonostante i costi crescenti.
È poi il turno di Wind Tre, il cui rappresentante cita in apertura, ancora una volta, il problema della sostenibilità, che si può notare nella progressiva riduzione di ricavi e margini, soprattutto nel segmento mobile. Al contrario, il profilo degli investimenti è stato mantenuto solido. Occorre far stare insieme innovazione, investimenti e lavoro, ma non è facile.
La relazione dell’operatore congiunto si basa essenzialmente su un assunto: la competizione in Italia ha funzionato e continua a funzionare egregiamente, non necessitando dunque di ulteriori interventi nel breve periodo. L’industria avrebbe guidato un netto miglioramento dell’offerta con grandi vantaggi per i consumatori italiani, anche rispetto al resto degli utenti europei che acquistano lo stesso servizio a prezzi molto più elevati. Secondo i dati presentati, infatti, in Italia i prezzi nel settore delle telecomunicazioni sono più bassi del 22% rispetto alla media europea.
La competizione continua a funzionare, sostiene Wind Tre, anche per via della possibilità di poter cambiare operatore con facilità: viene citato il fatto che per ogni tedesco che cambia operatore, ci sono sette italiani che fanno lo stesso, anche a causa di alcune scelte passate degli operatori che hanno forse puntato eccessivamente sulla pressione competitiva.
Per Wind Tre, in conclusione, tutti gli interventi di natura regolamentare o normativa rischiano di non cogliere questa dimensione molto complessa. Trasparenza tariffaria, sperimentazione nei servizi valore aggiunto, implementazione di un motore di comparazione tariffaria, introduzione di un sistema online della risoluzione delle controversie sono solo alcuni degli elementi recenti introdotti con delle regolamentazioni volte a garantire maggiore tutele per i clienti.
Ma oggi, in un settore con una competizione funzionale e un grave “problema di sostenibilità”, è davvero necessario un nuovo intervento normativo? È con questa domanda che Wind Tre chiude la sua audizione, precisando comunque di essere aperta a ulteriori chiarimenti e discussioni sull’argomento.
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