Lavoro e Formazione

Call center: nessun accordo tra Almaviva e sindacati a Palermo. Richiesta solidarietà fino al 60%

Nessun accordo ancora tra Almaviva Contact e i sindacati a Palermo. La situazione sembra farsi ancora più critica dopo che l’azienda ha avanzato la proposta di una solidarietà fino al 60%, che è stata fortemente contestata dai sindacati.

Almaviva Contact di Palermo, che conta attualmente oltre 2700 lavoratori, inizierà a licenziare personale a partire da Settembre 2019 e ha confermato la sua necessità di ricorrere al Fondo di integrazione salariale fino al 60% su TIM e Wind e al 35% sugli altri servizi.

Secondo il colosso del CRM, la reazione si rivela necessaria in mancanza di interventi immediati di natura strutturale.

I sindacati hanno immediatamente risposto all’azienda, sottolineando come le condizioni imposte siano essenzialmente insostenibili per i lavoratori del capoluogo siciliano, che si trovano dentro “un ennesimo dramma occupazionale” che coinvolgerebbe dunque, all’incirca, 1300 lavoratori.

Per le segreterie di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl Tlc, l’assenza di prospettive risolutive per il comparto, il taglio degli stipendi, la perdita del bonus da 80 euro per i part time e le previsioni dei licenziamenti impediscono il raggiungimento di qualsiasi intesa. Per questo, l’incontro nella sede di Sicindustria a Palermo si è concluso “con un nulla di fatto”, come afferma il comunicato di Cisl Sicilia.

Di seguito, un estratto della nota dei sindacati, in cui vengono esposte le principali criticità riscontrate:

“L’incontro svoltosi ieri al ministero del Lavoro non ha prodotto soluzioni utili ad affrontare nell’immediato le criticità di Almaviva Contact e la crisi strutturale del settore. L’assenza di prospettive risolutive per il comparto, l’insostenibilità per i lavoratori delle condizioni poste, il drammatico taglio degli stipendi causato dall’ammortizzatore con percentuali senza precedenti, la perdita dei requisiti di accesso al bonus 80 euro per i part time, unite alla previsione dei licenziamenti, impediscono di raggiungere qualunque intesa. Non è più rinviabile da parte del Governo nazionale un piano di interventi strutturali per il comparto. Occorrono regole per gli appalti dei call center, misure per contrastare la delocalizzazione all’estero, il rispetto delle tabelle ministeriali sul costo del lavoro, l’istituzione di un fondo di settore anche per la riqualificazione”.

I sindacati continuano dunque ad invocare un piano di interventi strutturali da parte del Governo, che potrebbe essere chiamato, tra le altre cose, a regolare gli appalti e contrastare la delocalizzazione all’estero.

Maurizio Rosso, il segretario generale palermitano di Slc Cgil, ha approfondito le ragioni dell’incompatibilità di vedute, sottolineando che il cambiamento sta nell’occupazione e non negli ammortizzatori sociali e ricordando che il suo sindacato non firmerà mai una solidarietà al 60%.

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