Indagine alla Camera: Il 5G sarà un elevato fattore di rischio per la cybersecurity?
Alla Commissione Trasporti si è tenuto un nuovo incontro in merito all’indagine conoscitiva sulle nuove tecnologie delle telecomunicazioni, come il 5G. Questa volta, è stato il turno dell‘Istituto superiore delle comunicazioni del MiSE e del Servizio di Polizia postale e delle comunicazioni del Ministero dell’Interno, che hanno discusso intorno al tema della cybersecurity.
Ha preso inizialmente la parola Rita Forzi, Direttrice Generale dell’Istituto superiore, che ha presentato una relazione incentrata sulle normative che rafforzano la cybersecurity in Europa. In linea con l’avanzamento tecnologico, anche gli attacchi cyber, che possono anche colpire il funzionamento dell’apparato statale, si fanno sempre più complessi e pericolosi. Nello specifico, le reti 5G saranno infrastruttura portante anche di una vasta gamma di servizi essenziali, come energia, trasporti, sistemi di controllo industriale e sanità, che potrebbero essere soggetti a episodi di cybercrime.
In questo caso, dunque, secondo la Direttrice un eventuale attacco al danno di tali reti potrebbero avere conseguenze particolarmente nefaste per cittadini e imprese.
Viene però ricordato che, entro la fine di Giugno del 2019, ogni Stato membro dovrà completare la valutazione nazionale dei rischi e aggiornare i servizi di sicurezza vigenti a carico dei fornitori di reti. Inoltre, sono previste delle attività a livello comunitario per avviare una distinzione tra azioni prescrittive dirette verso i fornitori di rete e quelle dirette verso i fornitori degli apparati.
Una seconda iniziativa a livello europeo, il Decreto 65, ha individuato le autorità competenti nei settori strategici identificati a livello europeo, in cui rientrano anche le infrastrutture e i servizi digitali; inoltre, per ogni settore strategico si è fatto riferimento anche alle previsione di misure tecniche organizzative che gli operatori sono tenuti ad attuare. E proprio all’Istituto superiore delle comunicazioni e delle tecnologie dell’informazione (Iscom) è stata attribuita l’autorità per i settori energia, infrastrutture e servizi digitali.
Nella seconda fase dell’indagine interviene Nunzia Giardi, direttrice del Servizio di Polizia Postale e delle comunicazioni del Ministero dell’Interno. Una delle sfide fondamentali per il Paese, sostiene la Direttrice, è quella di coniugare lo sviluppo tecnologico e dei sistemi informatici con quello delle difese di cybersecurity.
Oggi, continua la relazione, i quattro quinti degli attacchi cyber sono volti a ottenere denaro o dati da monetizzare in futuro: la vera miniera d’oro nella società digitale sarebbero dunque i dati, che gli utenti consegnano, anche volontariamente, alla rete. Nunzia Giardi afferma che:
“Il 2018 è stato l’anno peggiore di sempre, come ogni anno. Perché l’aumento è sempre esponenziale: come esplode la digitalizzazione, esplode il crimine digitale. In un quadriennio gli attacchi di grave entità sono incrementati di oltre il 77%. Gli attacchi sono sempre di più, ma sono anche sempre più gravi.”
Inoltre, viene sottolineato che gli attacchi effettivamente denunciati o riscontrati non costituiscono lo scenario complessivo: sono molti i casi di piccole o grandi aziende che non denunciano per evitare un danno all’immagine scaturito dal rendere pubblico un furto di dati dei propri clienti.
Per il 5G, il fulcro della discussione è che si avrà a che fare con una rete attraverso la quale passerà una mole enorme di dati, incomparabile con quella attuale. Inoltre, come noto, verrà supportata la connessione contemporanea di tanti dispositivi che accumuleranno dati e informazioni personali, anche nelle nostre case attraverso la domotica. Inoltre, le auto potranno raggiungere un livello di guida autonoma tramite la nuova rete di quinta generazione. Tutti questi nuovi sistemi, saranno “teoricamente violabili” dai cybercriminali.
Da un lato, dunque, il 5G porterà enormi potenzialità, anche in termini di sviluppo economico; dall’altro lato, però, la rivoluzione potrebbe essere controbilanciata da una serie di rischi ben più complessi di quelli di oggi. La gestione del crimine informatico, sostiene Nunzia Giardi, sarà dunque più complessa: viene suggerita, in tal senso, un’attenta valutazione dei gestori delle infrastrutture, attraverso le quali passeranno in maniera massiccia tutti i dati che riguardano gli utenti.
Per finire, conclude la Direttrice del Servizio di Polizia Postale, sarà impossibile pensare di adeguare una legislazione nazionale a un problema transnazionale. Occorrerà compiere importanti sforzi di concerto, innanzitutto a livello comunitario, puntando in primo luogo sull’uniformazione delle leggi dell’Unione in materia.
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