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Fabrizio Solari di Slc Cgil: Iliad responsabile della contrazione di investimenti e occupazione

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Fabrizio Solari, Segretario Generale Slc Cgil, ha recentemente tratteggiato la situazione occupazionale nel settore delle telecomunicazioni in Italia. Ne emerge un quadro drammatico, con rallentamenti e rischi per i lavoratori che deriverebbero in parte anche dall’ingresso di Iliad

Fabrizio Solari, riconfermato nel ruolo di Segretario Generale Nazionale nel VI Congresso Nazionale della categoria, che si è tenuto a Roma dal 3 al 5 Dicembre 2018, è stato intervistato da Radio Articolo1 per approfondire il mercato delle telecomunicazioni in Italia.

Per Solari, il mercato delle telecomunicazioni in Italia continua ad espandersi, la domanda cresce, ma la guerra commerciale ancora in corso sta producendo un abbattimento nei fatturati delle imprese del settore, per un totale che viene stimato a quota 10 miliardi di ricavi in meno tra tutti gli attori del settore.

Tale contrazione sarebbe la causa all’origine delle sempre più frequenti ristrutturazioni aziendali e del rallentamento degli investimenti: il rischio è che lo scotto venga pagato dall’intero Paese, che potrebbe faticare a restare al passo con l’innovazione.

Il crollo dei ricavi si riflette in misura particolarmente greve sul settore dei call center, che in molte regioni italiane, soprattutto nel Mezzogiorno, occupa decine di migliaia di lavoratori, attualmente a rischio.

Ma Fabrizio Solari ritiene che la situazione, per quanto drammatica, sia totalmente immotivata. Un settore che dovrebbe trainare l’italia verso l’innovazione rischia di gettare il Paese nell’arretratezza, sacrificando qualche prezioso decimo percentuale di PIL e rinunciando a decine di migliaia di posti di lavoro.

Inoltre, si starebbe palesando il rischio che la sfida del 5G non possa essere colta in Italia con la rapidità e l’efficienza richieste: il Paese potrebbe “restare in serie B rispetto al mondo che cambia”.

Fabrizio Solari, Segretario Nazionale Slc Cgil

Analizzando gli operatori di telefonia mobile che compongono il mercato delle telecomunicazioni in Italia, Solari si sofferma particolarmente sul nuovo entrante.

Per il Segretario Generale Slc Cgil, con l’ingresso di Iliad, dopo la fusione di Wind Tre, il settore ha visto una seria contrazione dei ricavi, che ha spinto gli operatori ad adattarsi di conseguenza. Occupando circa 400 persone, il quarto operatore avrebbe indotto il settore a un abbattimento dei costi, con conseguenze spiacevoli sia in termini di investimenti che di occupazione, a fronte di “un vantaggio verso il consumatore assolutamente risibile”.

Per Solari il discorso sull’impatto di Iliad è più complesso di quanto potrebbe sembrare, e necessita di una valutazione più ampia:

“In Italia le tariffe telefoniche sono adesso circa il 30% più economiche rispetto al resto dell’Europa. Invece di pagare 8 euro al mese, si pagano 6 euro. Ora, non credo che siano quei due euro al mese a cambiare la vita delle persone. Ma quel pezzo di fatturato che viene a mancare nell’industria in questo paese si ripercuote invece sugli investimenti.”

Solari ha invitato  a pensare al cittadino non solo in quanto consumatore, ma in una dimensione più organica, modellata su una serie di diritti comprensivi: il diritto di avere un lavoro e un futuro, il diritto di vedere il proprio Paese evolvere come il resto d’Europa.

Per quanto concerne invece TIM, Fabrizio Solari è dell’idea che la privatizzazione avvenuta in Italia abbia seriamente indebolito il settore: non avere più una grande azienda in grado, con le sue dimensioni e con le sue capacità di investimento, di costituire un punto di riferimento per l’industria costituisce un danno che l’Italia deve sopportare e che non si è verificato in altri Paesi europei.

In Italia, a differenza di Germania, Spagna o Francia, TIM non può più svolgere il ruolo che gli ex monopolisti sono soliti svolgere nel settore delle telecomunicazioni.

I problemi del settore, dunque, partendo dal cuore dell’industria raggiungono anche realtà totalmente parallele e potrebbero finire per infettare l’intero sistema paese. Per Solari la risposta risiede in una politica industriale indirizzata dal governo: occorre gestire le situazioni più complesse attraverso incentivi che permettano di sostenere il personale più anziano, puntando al contempo nell’assunzione dei giovani con profili professionali adeguati.

Lo Stato potrebbe contribuire con un fondo dedicato in grado di gestire le eccedenze e sopperire ad alcuni limiti del Jobs Act in termini di ammortizzatori sociali.

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