Huawei si trova ancora al centro di un vero e proprio scontro politico tra Stati Uniti e Cina: sono diversi i Paesi che starebbero valutando di bandire la tecnologia cinese per lo sviluppo delle loro rete di quinta generazione, con l’intenzione di affidarsi ad altri partner, per motivi di sicurezza nazionale. Ma Huawei non sembra temere la pressione degli Stati Uniti sul resto del mondo.
In una recente intervista, Ren Zhengfei, fondatore del colosso delle telecomunicazioni cinese, ha dichiarato alla BBC che gli Stati Uniti non potranno sconfiggere Huawei, perché l’azienda ha sviluppato delle skills tanto avanzate da non poter essere esclusa dallo sviluppo delle reti mondiali, soprattutto in vista del 5G. Il mondo non può abbandonare Huawei, dunque, a prescindere da quanto gli USA possano influire dal punto di vista geopolitico sulle economie europee.
Nel caso, poi, in cui gli Stati Uniti volessero definitivamente abbandonare la tecnologia cinese per affidarsi ad altri player del settore non asiatici, Ren Zhengfei ha suggerito la possibilità di trasferire parte degli investimenti in Europa e nel Regno Unito.
Il fondatore del gigante cinese ha anche criticato l’arresto di Lady Huawei, considerandolo come un attacco politico volto a proseguire il boicottaggio degli USA contro Huawei. A riguardo, è di ieri, 2 Marzo 2019, la notizia del via libera del Canada all’estradizione di Meng Wanzhou, detenuta ormai dal Dicembre del 2018.
Una nota stampa ha infatti confermato che il ministero della Giustizia canadese ha emesso l’autorizzazione a procedere, aprendo l’iter burocratico. La costante pressione degli USA, per l’arresto prima e successivamente per l’estradizione, ha provocato le reazioni del governo cinese, che ha arrestato due cittadini canadesi per motivi di sicurezza nazionale, incrinando quindi i già fragili rapporti con gli Stati Uniti, con cui proprio in queste si stanno negoziando i dazi per alcuni prodotti agricoli
Per Ren Zhengfei, il punto focale della discussione risiede nella scelta del partner con cui sviluppare una rete che possa garantire una connettività di qualità elevata per i cittadini; se governi e aziende vorranno bandire Huawei, potranno scegliere tra altri produttori, ma con prezzi e qualità diversi da Huawei.
Il padre del colosso cinese non teme dunque l’influenza della politica americana sul suo business, riducendo l’impatto dei media su una questione tanto discussa.
In questo senso, anche Nick Read, CEO di Vodafone Group, ha recentemente sottolineato che la discussione sulla sicurezza delle tecnologie cinesi resta attualmente circoscritta al campo mediatico. Non ci sarebbero attualmente evidenze a sostegno della pericolosità della tecnologia cinese, ma la sicurezza della rete risulta essere una priorità tanto per i governi quanto per le aziende e per i cittadini. Per questa ragione, anche Vodafone, insieme a tanti altri operatori, ha già da tempo deciso di non affidarsi a un solo fornitore, mantenendo un discreto livello di indipendenza.
E questa potrebbe essere la chiave anche per Open Fiber. Per il CEO Elisabetta Ripa, le tecnologie cinesi sono necessarie per uno sviluppo economico del 5G, anche a vantaggio dei cittadini. Ma è necessario fare in modo che il proprio business possa proseguire indipendentemente dai partner strategici.
Dopo le recenti indiscrezioni sui rapporti tra Huawei e i Governi tedesco, britannico e australiano, a Febbraio 2019 la stampa aveva anche riportato la notizia che in Italia si volesse mettere al bando Huawei insieme a ZTE, condividendo le apprensioni di Washington. Ma immediatamente era giunta la smentita da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, che aveva sottolineato come qualsiasi iniziativa sarebbe stata prese solamente nel caso in cui si dovessero riscontrare criticità, al momento non ancora emerse.
Per l’Italia, dunque, Huawei sembra ancora un partner indispensabile: l’azienda lavora a fianco di TIM, Vodafone e Fastweb per le sperimentazioni nelle città selezionate dal MISE e per lo sviluppo di diverse soluzioni volte a testare le applicazioni del 5G in diversi settori strategici, tra cui la videosorveglianza, il turismo, la sanità e le smart cities.
Ma anche a livello globale, l’azienda è tra i pionieri della rete di nuova generazione: prima del 2013, Huawei ha investito oltre 600 milioni di dollari nelle ricerche sul 5G, seguiti da 1,4 miliardi di dollari nel 2018, con oltre 50 partner e 30 contratti commerciali, basati sulle sue tecnologie end-to-end. Sulla base di queste premesse, perdere un partner strategico come Huawei potrebbe anche significare perdere la corsa per il 5G?
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