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TIM: per Vivendi il piano per restituire valore all’azienda parte dalla revoca degli amministratori

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Il nuovo Piano Industriale di TIM, presentato nel corso della prima conferenza di Luigi Gubitosi, ha posto l’accento sull’importanza di ridurre il debito del Gruppo. Anche per questa ragione, il Piano è stato mostrato ai sindacati in un recente incontro.

Come rende noto un comunicato stampa odierno diffuso dalle organizzazioni sindacali, il nuovo Amministratore Delegato di TIM ha incontrato le Segreterie Nazionali SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL, sottolineando che la riduzione dei costi non impatterà sui dipendenti.

Per quanto concerne infatti la struttura del Gruppo, il piano prevede momentaneamente solo la cessione di Persidera dopo un’offerta ricevuta della quale non sono noti i dettagli.

In termini di occupazione, sono previste le uscite volontarie per circa 4400 lavoratori, attraverso l’articolo 4, come concordato con l’intesa ministeriale del Giugno 2018.

I sindacati hanno in tal senso espresso un giudizio positivo per quanto concerne i metodi di rilancio di TIM, soprattutto per quanto riguarda la possibile integrazione della rete con Open Fiber.

Di fronte alla soddisfazione dei sindacati, che rimarcano però la necessità di mantenere il perimetro occupazionale, Luigi Gubitosi ha espresso la sua disponibilità per degli incontri trimestrali volti a monitorare l’andamento del piano.

Le Segreterie Nazionali evidenziano inoltre la rilevanza della strategia di CDP per raggiungere il 10% del capitale di TIM, che potrebbe contribuire alla stabilizzazione della Governance del Gruppo.

Di contro, invece, Vivendi ritiene che la “restituzione del valore” a TIM passi per altri aspetti.

La società francese, che ha proposto la revoca di cinque membri del CdA appartenenti alla lista Elliott, ha pubblicato nella giornata di ieri, 24 Febbraio 2019, un documento volto ad analizzare le strategie per rilanciare l’operatore.

I toni sono tutt’altro che mesti:

“Elliott ha fuorviato gli investitori. La sua condotta ha provocato una distruzione di valore e ha messo in pericolo la stabilità finanziaria di TIM beneficiando nel contempo del calo del prezzo delle azioni”.

Per Vivendi, la richiesta di revoca degli Amministratori non si configura come una contesa per il controllo di TIM, in quanto l’azienda vuole nominare un CdA veramente indipendente, che non sia controllato da nessun azionista. Solo così, si legge nel documento ufficiale, il Consiglio di Amministrazione potrà veramente raccogliere la fiducia di tutti gli azionisti e analizzare in maniera obiettiva ogni opzione strategica.

Vivendi sottolinea inoltre di essere dedicata a supportare la società nel lungo termine e riporta alcune promesse di Elliott rivolte agli azionisti e che non sarebbero poi state rispettate.

L’attuale Consiglio di Amministrazione di TIM, per Vivendi, non ha mantenuto quanto sempre sostenuto, generando un calo di prezzo delle azioni di TIM che, a partire dalla nomina, ha raggiunto il -37%.

A riguardo, viene riportato un grafico in cui si citano eventi salienti del 2018 e l’andamento dei prezzi delle azioni, in viola, paragonati all’indice Eurostoxx Telco.

Inoltre, secondo Vivendi, dopo la revoca di Amos Genish la percezione del rischio di TIM sarebbe incrementata e la stabilità finanziaria dell’azienda avrebbe iniziato a essere a rischio. I player del mercato starebbero infatti perdendo fiducia in TIM, come dimostrerebbe la reazione negativa di fronte all’annuncio di un profit warning dopo l’emissione del bond di Gennaio 2019.

Contrapponendosi ancora una volta a Elliott, Vivendi sottolinea che per TIM la rete fissa è fondamentale per la creazione di valore e la fusione con Open Fiber, se le condiziano saranno corrette ed eque, verrà pienamente supportata.

“Vivendi sosterrà qualsiasi proposta che si riveli nel miglior interesse a lungo termine di tutti gli azionisti di TIM e degli altri stakeholder di TIM, inclusi modelli di business alternativi di rete fissa, iniziative di riduzione del debito, potenziale vendita di asset non strategici, semplificazione della struttura del capitale e distribuzione dei dividendi”.

Per finire, Vivendi punta il dito contro i cinque amministratori di cui propone la sostituzione, elencando per ognuno di essi gli errori di governance che si ritiene abbiano commesso.

Iniziando con Alfredo Altavilla, il Presidente del Comitato Nomine e Remunerazione, Vivendi ritiene che egli abbia agito in violazione delle procedure che regolano la successione nella carica di Amministratore Delegato, perseguendo i propri interessi personali e “cercando palesemente di diventare il successore di Amos Genish”.

Fulvio Conti, Presidente del CdA, è invece per Vivendi il responsabile delle gravi carenze nella governance di TIM, avendo agito come Amministratore Esecutivo “orchestrando e conducendo il golpe teso a sostituire Amos Genish”.

Massimo Ferrari è ritenuto colpevole di aver contribuito al diffondersi di rumours e confusione sul mercato tramite interviste non autorizzate alla stampa, contribuendo alla rimozione di Amos Genish.

Paola Giannotti de Ponti, Presidente del Comitato per il Controllo e i Rischi, avrebbe invece monitorato il processo di impairment test che giustificò, secondo Vivendi, la rimozione di Amos Genish.

E per finire, Dante Roscini, Lead Independent Director, non avrebbe garantito un flusso completo di informazioni agli altri amministratori indipendenti, partecipando a incontri preliminari volti a pre-concordare le decisioni del CdA.

La frattura tra gli azionisti di TIM non accenna dunque a rimarginarsi: si attende il 29 Marzo 2019 per l’esito dell’assemblea, insieme ad eventuali nuove mosse da parte di Cdp.

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