Call Conference TIM: i 100 giorni di Luigi Gubitosi tra partnership strategiche e prospettive future
Si è appena conclusa la conferenza di TIM per l’analisi dei risultati aggiornati al 31 Dicembre 2018, che è iniziata con la presentazione alla comunità finanziaria del nuovo CEO e del piano TIMe to deliver e delever.
Luigi Gubitosi, nuovo AD di TIM, sottolinea come per il settore delle telecomunicazioni sia importante che un piano industriale guardi sia alla strategia che all’execution. Per TIM, dopo lungo tempo, è il momento di passare all’execution. E in tal senso, Gubitosi si ritiene fiero dell’accordo con Vodafone, raggiunto in meno di 100 giorni dal suo ingresso.
Il nuovo Amministratore Delegato afferma senza remore che diverse questioni non sono state affrontate correttamente dalle amministrazioni passate, restando dunque irrisolte. In primo luogo, si fa riferimento al problema dei costi commerciali molto elevati. Molti dei predecessori di Gubitosi avrebbero evidenziato la necessità di ridurre i costi, ma i piani proposti non sarebbero mai passati all’execution. Per rivoluzionare la strategia di TIM, dunque, occorrerà grande lavoro e si dovrà migliorare il coinvolgimento dei dipendenti.
Un piano solido, per Gubitosi, è infatti un piano basato sui cambiamenti dei processi e della cultura aziendale: il CEO si fregia infatti di aver contribuito alla sostituzione di alcuni membri del management, di aver rinnovato l’organizzazione e avviato un mutamento culturale tra i dipendenti in questi primi mesi di gestione.
Nel corso della conference call di oggi, 22 Febbraio 2019, non si è fatto particolare riferimento all’impatto di Iliad o ai risultati di Kena Mobile, accennando appena alle solide performances di TIM Brasil. Protagonisti della conferenza, invece, sono stati i due possibili accordi con Vodafone e con Open Fiber, veri e propri pilastri della strategia di riduzione del debito perseguita da TIM.
Approfondendo il tema della partnership con Vodafone, di cui TIM è pienamente entusiasta, Gubitosi ritiene che in passato non si sarebbe riposta la giusta attenzione nei confronti del ritorno sugli investimenti: la condivisione delle reti, in tal senso, permetterà invece un sensibile risparmio che consentirà di utilizzare il capitale in un modo più appropriato, rispettando l’obiettivo di deleverage su cui si basa il piano industriale. Come afferma il CEO, infatti, TIM deve puntare sulla qualità del servizio, non sulle torri.
In termini tecnici, rispondendo alle domande poste al termine della presentazione, Gubitosi rende noto che con l’accordo tra TIM e Vodafone il deployment del 5G verrà indubbiamente accelerato, garantendo anche OPEX e CAPEX significativi. In tal senso, non sono stati espressi dei numeri ben precisi, ma si ritiene che le sinergie che verranno create, sia grazie alla condivisione passiva che per mezzo della condivisione attiva, potranno garantire una riduzione degli investimenti attesa intorno al 20 o 30% in meno. Per la parte attiva, i vantaggi si condivideranno in maniera perfettamente equa con Vodafone, e si ritiene che la spesa sarà di circa 300 milioni di euro ogni anno.
Vodafone potrebbe dunque diventare azionista di Inwit insieme a TIM e la condivisione delle infrastrutture potrebbe essere totale. Si ricorda, infatti, che la possibile partnership prevede anche la condivisione delle già esistenti reti 4G.
Come accennato, il secondo elemento chiave risulta essere il canale aperto con Open Fiber per discutere circa l’unificazione della rete. Per Gubitosi, si tratterebbe di una scelta strategica che garantirebbe indubbiamente importanti vantaggi sia a TIM che a Open Fiber e al resto del mercato e degli stakeholders. Viene comunicato che Open Fiber è stata molto disponibile ed è partito subito un dialogo volto ad esplorare tutte le opzioni possibili. Gubitosi afferma scherzosamente che TIM e Open Fiber stanno lavorando su “50 sfumature di rete”, tra partnership commerciali e accordi di coinvestimento.
Anche su questo aspetto, dunque, il CEO si mostra estremamente fiducioso, affermando che si potrebbe trattare di una vera e propria combinazione dei business. Al momento, però, è stato siglato un accordo di riservatezza e molti consulenti finanziari sono occupati a gestire una serie di iniziative già lanciate dall’operatore.
Per via di tale accordo, dunque, Gubitosi non ha potuto aggiungere molti dettagli. Tuttavia, ha ancora una volta ribadito che le prospettive tracciate palesano delle grandi opportunità da cogliere per TIM. Il problema che ha portato all’esigenza di aprire un dialogo così complesso con Open Fiber, secondo Luigi Gubitosi, sarebbe stato proprio il non aver colto l’occasione per acquisire Metroweb. Adesso, si paga il rischio di una dannosa sovrapposizione (e dunque spreco) di risorse, che va evitata.
Anche sul tema del controllo della rete, Gubitosi non condivide nessuna informazione, sottolineando che l’eventuale perdita del controllo della rete risulterebbe essere una delle possibili alternative. TIM non escluderà però nessuna strada, valutando dapprima la fattibilità tecnica delle singole opzioni.
A esporre i dati finanziari, già presentati nel comunicato stampa dedicato, è Piergiorgio Peluso, CFO di TIM, che pone immediatamente l’accento sul debito netto, ancora invariato nonostante il pagamento della prima tranche per le frequenze per il 5G.
I ricavi di gruppo sono cresciuti dello 0,4% su base annua, ma le dinamiche di mercato hanno impattato sui ricavi da servizi nella business unit domestic nel corso del quarto trimestre. Tra i dati presentati, si riporta un maggiore focus di TIM sull’upselling piuttosto che sul repricing, che ha permesso di ridurre la perdita di linee.
Analizzando il segmento mobile, TIM si reputa best in class nella difesa della sua base clienti, grazie anche a Kena Mobile, ma ancora una volta non vengono resi noti i numeri del semivirtuale di TIM.
Rispondendo a una domanda di un analista, Gubitosi guarda all’imminente futuro di TIM. L’Amministratore Delegato si aspetta un 2019 diviso in due parti: la prima metà risulterà sicuramente più complessa, soprattutto se confrontata alla prima metà del 2018, in cui non era ancora arrivato sul mercato Iliad e in cui vigeva ancora la fatturazione a 28 giorni. Nonostante ciò, la guerra dei prezzi alla quale si è potuto assistere in estate e in autunno sembra ormai in procinto di normalizzarsi e Gubitosi ritiene che “alla fine in un certo senso la razionalità vincerà sull’emotività. Ho la sensazione che vedremo un continuo miglioramento e di conseguenza la tendenza migliorerà trimestre dopo trimestre”.
I risultati positivi, dunque, saranno favoriti da un contesto competitivo leggermente più permissivo, ma come già anticipato occorrerà un cambiamento strutturale della cultura aziendale. Per Gubitosi non vi è una ricetta univoca, ma occorrerà essere rigidi, dare l’esempio ai lavoratori selezionando i manager giusti o sostituendo quelli attuali, se non si riveleranno capaci. Vanno insomma riconsiderati i processi, perché “occorre essere convinti del fatto che bisogna sudare per raggiungere grandi risultati”.
E sudare, per TIM, significa ridurre i costi: attualmente, i canali oggetto d’attenzione sono il canale vendite, il decommissioning e il caring per i clienti, che continuerà il suo percorso di automatizzazione. Sul lato industriale si riorganizzeranno gran parte dei processi, investendo anche per ridurre il consumo energetico dell’azienda.
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