Fake News 5G e il caso uccelli morti: quando una bufala diventa virale
Internet: quel potente mezzo tecnologico che ha indubbiamente migliorato la vita di tutti, ma che allo stesso tempo è ricco di insidie e trappole da cui bisogna sapersi difendere. Ne sono un esempio le bufale e le fake news, ovvero quelle false notizie che si diffondono sul web alla velocità della luce, e che altro non fanno se non provocare disinformazione, caos e inutili allarmismi.
È il caso dei 297 uccelli morti improvvisamente presso un parco dell’Aja (Paesi Bassi) a Novembre 2018. La causa? Presunte sperimentazioni sulle reti di quinta generazione. “Presunte” perché la correlazione tra i due fenomeni non ha avuto nessun riscontro scientifico fino ad oggi: la notizia è rimbalzata sui social network, facendo il giro del web, senza fondarsi su fonti attendibili. Nei giorni successivi alla notizia, giunge la spiegazione sulla causa della moria degli uccelli: i volatili erano stati avvelenati.
Tuttavia, la precisazione più importante riguarda la totale assenza di stazioni di prova per le nuove reti: il 5G, quindi, non poteva essere reputato responsabile in quanto era falsa la notizia della presenza di apparecchiature per i test preliminari nei pressi del luogo dell’incidente.
Si tratta di un caso di cattivo giornalismo in quanto, oltre ai social, sono state molte le testate che non hanno indagato circa la veridicità della notizia, contribuendone alla divulgazione spasmodica. Le conseguenze si traducono sotto forma di disinformazione, astio e paura immotivata.
Come comportarsi? Come tutelarsi dai casi di giornalismo di bassa lega? Innanzitutto, bisogna accertarsi dell’attendibilità delle fonti e, qualora si dovesse riconoscere una notizia falsa, non bisogna né condividerla, né commentarla, neanche per criticarla: non bisogna dare visibilità con i click. Così Paolo Attivissimo (giornalista informatico, conduttore radiofonico su RSI, nonché cacciatore di bufale) risponde agli intervistatori di TuttoTech.net:
“Si tratta dell’ennesimo caso di pseudogiornalismo fatto da organizzazioni che non hanno alcun interesse a fare informazione ma vogliono solo guadagnare attraverso i click degli utenti sui loro titoli allarmisti, infischiandosene delle conseguenze. Questi mercanti del nulla si attaccano a qualunque fatto di cronaca e a ogni paura comune (come, in questo caso, la paura delle emissioni elettromagnetiche dei telefonini) per confezionare fandonie che attirano lettori.”
Invece, Gianni Comoretto (radioastronomo dell’Osservatorio Astrofisico di Arcetri, e membro del Cicap) si sofferma su altri aspetti della questione:
“La cosa che colpisce di più della vicenda è come una notizia senza fondamento (non erano in corso sperimentazioni sul sistema 5G) si sia diffusa in questo modo. Evidentemente si tratta di un argomento che tocca tasti delicati. Ma se si può scusare un blogger, un giornalista dovrebbe valutare con maggior cautela le fonti. Il problema è che una notizia falsa rimane nella memoria collettiva anche dopo che è stata smentita, soprattutto se, come abbiamo visto, risponde a paure diffuse“.
Come spesso accade al momento dell’introduzione di una nuova tecnologia, insieme all’entusiasmo per il salto generazionale nasce anche qualche timore legato alla sicurezza e ai potenziali rischi per la salute.
Creare inutili allarmismi probabilmente è sbagliato tanto quanto bollare tutte le obiezioni al 5G come bufale. Attualmente non esistono però prove di danni alla salute (di uomini e animali) causati dalla rete di ultima generazione.
Tuttavia, come sottolinea Wired.it, se da un lato ricercatori e scienziati sono già in grado di escludere (sulla base delle conoscenze assodate sull’interazione tra uomo e onde elettromagnetiche) effetti devastanti e scenari apocalittici, è altrettanto vero che al momento la letteratura scientifica in merito è piuttosto scarna e, dato che si tratta di una tecnologia recente, mancano studi sugli effetti a lungo termine su vaste popolazioni.
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