Telecomunicazioni

Continua il caso Huawei. Vodafone Group interromperà la collaborazione per le reti di trasporto?

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È ormai chiaro come Huawei sia al centro di un caso politico che rischia di ricadere pesantemente sulle attività del gruppo nei 170 Paesi in cui opera nel mondo. Tra provvedimenti di bando, allarmi e clima di sospetto diffuso, il “rumore” avviato col caso Meng Wazhou si sta propagando inevitabilmente, mettendo in discussione le relazioni commerciali che il colosso di Shenzen ha stabilito nel corso degli anni.

L’ultimo atto della vicenda che dura da Dicembre 2018 è relativo all’annuncio con cui Vodafone Group avrebbe reso noto, durante la presentazione dei dati trimestrali, che le tecnologie di Huawei non saranno utilizzate per i nuovi progetti di costruzione delle “core networks“, le reti di trasporto che trasferiscono i dati su scala geografica e che necessiterebbero secondo il board di un alto livello di sicurezza.

Nick Read, attuale CEO di Vodafone Group.

La causa di tale scelta sarebbe l’eccessivo “rumore” intorno a Huawei, che si trova attualmente al centro delle ipotesi di collusione tra le attività aziendali e il governo cinese. A giudicare dalle parole riportate da The Guardian, si tratta di una misura precauzionale che si basa sulla scarsità di certezza dei fatti:

“Ritengo si sia commentato molto nei media, da parte di politici e di altre entità, e non penso che tutti abbiano certezza a sufficienza sui fatti. Al momento stiamo decidendo di interrompere, solo in Europa, la partecipazione di Huawei nella costruzione di infrastrutture di rilevante interesse mentre collaboriamo con le agenzie di sicurezza, il governo e Huawei.

Nonostante l’agitazione degli ultimi mesi e malgrado si citino spesso gli obblighi normativi che costringerebbero i cittadini e le aziende cinesi a cooperare con l’attività di intelligence nazionale, non è stata ancora dimostrata l’esistenza di varchi nelle infrastrutture utilizzate di Huawei all’estero per il trasferimento dei dati a cui le autorità di sicurezza o il governo di Pechino potrebbero essere eventualmente interessati.

La presenza di Huawei in Occidente è tra l’altro estremamente capillare, al punto che, stando a quanto lo stesso Nick Read ha dichiarato, se è vero che l’interruzione della collaborazione con Huawei nelle reti di trasporto non comporterebbe un’eccessiva perdita in termini tecnici ed economici, l’impatto sarebbe devastante se ciò capitasse anche a tutte le infrastrutture di accesso radio per lo sviluppo delle tecnologie 4G e 5G. L’effetto ovviamente varierebbe a seconda dei progetti che ciascuna azienda di telecomunicazioni ha avviato con Huawei nelle diverse aree del mondo.

Il “rumore” delle ultime settimane ha così coinvolto anche Vodafone e proviene dalla stessa fonte che ha indotto USA, Australia e Nuova Zelanda ad escludere Huawei dallo sviluppo delle tecnologie per la rete 5G. Tali scelte non lasciano gli altri Stati, soprattutto europei, impassibili.

Intanto però i vertici di Huawei non sono particolarmente disposti ad alzare i toni.  Durante un evento a Pechino il CEO della divisione consumer Chengdong Yu ha ribadito la sicurezza dei dispositivi Huawei rispetto ai loro concorrenti e ha annunciato l’obiettivo di scalzare Samsung dalla prima posizione della classifica delle aziende produttrici di smartphone al mondo.

Al World Economic Forum di Davos 2019 il presidente di Huawei Liang Hua ha smarcato l’azienda dalle preoccupazioni per l’eventuale abbandono di un importante mercato come è quello degli Stati Uniti: “trasferiremo le nostre partnership tecnologiche nei Paesi in cui siamo i benvenuti e dove possiamo lavorare insieme”, ha affermato.

In un’intervista rilasciata al Financial Times, infine, l’ambasciatore per la Cina presso l’Unione Europea Zhang Ming ha parlato dell’esclusione di Huawei allo sviluppo del 5G in Europa come un evento che implicherebbe gravi conseguenze per la cooperazione economica e scientifica globale.

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