Tim, adesso Vivendi si rivolge al Collegio Sindacale per denunciare alcune attività del CdA
L’appello di Vivendi per la convocazione di un’assemblea dei soci nel più breve tempo possibile si ripresenta ora sotto forma di una denuncia inviata al Collegio Sindacale e inoltrata alla Consob (Commissione Nazionale per la Società e la Borsa).
Come ha riportato nell’edizione giornaliera del 25 Gennaio 2019 il Sole 24 Ore, la media company francese, socio di maggioranza di Tim con il 23,94% del capitale azionario, ha sollevato la fattispecie in forza degli articoli 2406 e 2408 del codice civile e dell’articolo 149 del Testo Unico della Finanza.
Il Consiglio Sindacale ha tra i tanti doveri, quello di vigilare sull’osservanza della legge e dello statuto societario e sull’osservanza dei principi di corretta amministrazione. Relativamente alle disposizioni citate da Vivendi, in caso di omissione o di ingiustificato ritardo di convocazione dell’assemblea dei soci da parte del Consiglio di Amministrazione e in caso di fatti censurabili e di rilevante gravità ravvisati nell’espletamento dell’incarico da parte del presidente del CdA, il Collegio Sindacale deve procedere alla convocazione dell’assemblea.
L’organo di amministrazione però ha rinviato al 14 Gennaio 2019 la deliberazione nel merito fissando in tale istanza la data dell’assemblea generale al 29 Marzo 2019. La soluzione non poteva che soddisfare solo parzialmente i rappresentanti di Vivendi, che invece avevano l’intenzione di anticipare l’appuntamento a prima del 26 Febbraio, data fissata per la votazione del bilancio d’esercizio e del bilancio consolidato al 31 Dicembre 2018.
Tra le attività che Vivendi definisce censurabili e di rilevante gravità ci sarebbe la procedura di impairment test (che verifica che le attività iscritte nel bilancio non siano di valore superiore a quello recuperabile), che sarebbe stata utilizzata da Elliott come uno strumento per deteriorare l’attività dell’amministratore delegato in carica Amos Genish.
A questa accusa se ne aggiungono altre, tra cui le modalità con cui l’ex CEO è stato sfiduciato dal CdA, che avrebbero rappresentato un “rovesciamento della volontà dei soci”, e quelle, definite da Vivendi come “in violazione con le regole che la stessa Tim si è data in materia di successione”, per individuare Luigi Gubitosi come suo sostituto.
C’è da dire inoltre che, stando a quanto scrive il Sole 24 Ore, il Collegio Sindacale dovrebbe aver già consultato il parere di alcuni legali, i quali avrebbero respinto le ipotesi di irregolarità per le modalità e le decisioni adottate dal Consiglio di Amministrazione. Le motivazioni sollevate dal socio di maggioranza infatti originerebbero la fattispecie di sostituzione illegittima del Collegio Sindacale alle scelte del Consiglio di Amministrazione.
Qualora invece fosse verificato quanto Vivendi sostiene, il Collegio Sindacale dovrebbe attenersi alle norme del codice civile che lo obbligano alla convocazione immediata dell’assemblea dei soci.
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