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Davos 2019, il Ministro Tria: “il governo guarda con favore all’ipotesi dello scorporo della rete di Tim”

Anche al World Economic Forum Annual Meeting, che si ripete ogni anno nella cittadina di Davos, l’argomento dello scorporo della rete TIM si presenta incalzato dagli ultimi aggiornamenti.

Dopo aver commentato gli ultimi sviluppi dell’economia italiana che ha fatto registrare nel mese di novembre 2018 un calo della produzione industriale dell’1,6% rispetto ad Ottobre e del 2,6% su base annua, il Ministro dell’Economia Giovanni Tria ha risposto ai microfoni di Reuters relativamente alla questione della creazione di un soggetto unico gestore dell’infrastruttura digitale in Italia.

TIM rete
Il Ministro Giovanni Tria.

Tria ha riconfermato l’approvazione dal parte del governo per la creazione di un’unica rete telefonica fissa in Italia aggiungendo che:

“Certamente una rete unica porterebbe efficienza al sistema e da questo punto di vista il governo penso che debba guardare con favore a un’evoluzione in quella direzione, ma si tratta di scelte che devono fare poi nella loro autonomia società private e quotate.”

Del resto, la dichiarazione del Ministro non si discosta dalle ultime parole rilasciare dal Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio a Dicembre 2018. Quest’ultimo aveva riferito all’Ansa dell’azione legislativa che il parlamento sarebbe stato chiamato a svolgere di lì a breve con l’approvazione delle integrazioni al Codice delle Comunicazioni Elettroniche circa il quadro normativo che disciplina le ipotesi di separazione volontaria e separazione funzionale dei beni di accesso alla rete.

In quella circostanza, Di Maio ha espresso il suo sostegno per un progetto di rete unica tra Tim e Open Fiber, ma ha altresì dichiarato come le scelte relative alla rete della prima spettassero al suo Consiglio di Amministrazione in virtù del regime di libero scambio che regola il mercato delle telecomunicazioni in Italia.

C’è da dire infatti che il processo di separazione funzionale eventualmente attuato dall’Agcom per trasferire a “un’entità commerciale operante in modo indipendente” gli assets relativi ai beni di accesso alla rete sarebbe una misura eccezionale adottata in virtù di importanti e persistenti problemi di concorrenza o carenze del mercato nel settore.

Dalla primavera del 2018 invece l’Agcom sta lavorando sul dossier presentato da Tim per la creazione di una NetCo (network company, società della rete), una società controllata al 100% a cui demandare la gestione, la forza lavoro e tutti gli altri beni relativi alle attività di fornitura all’ingrosso dei beni di accesso. Il progetto ha raggiunto per adesso la fase dell’analisi coordinata su cui l’Agcom ha avviato anche una consultazione pubblica.

Quello che però all’interno dell’esecutivo viene auspicato non è esattamente quanto è stato presentato da Tim all’Autorità con il suo progetto di separazione volontaria. Tale è appunto il terreno di scontro su cui si sta svolgendo un’altra diatriba fra i principali soci di Tim: da una parte Vivendi, che considera la rete un asset strategico per la società, dall’altra Elliott, che preferisce una minore partecipazione nella NetCo per far sì che possa venire recuperato valore dalla dismissione di una parte del capitale azionario. Quest’ultima formula convergerebbe tra l’altro nei piani del governo per l’interesse nazionale.

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