Reti 5G

Report Deloitte: nel 2025 solo una connessione mobile su sette viaggerà su rete 5G?

Secondo Deloitte, azienda di servizi di consulenza, il 2019 potrebbe essere l’anno in cui il 5G inizierà a svilupparsi progressivamente. Sarebbero infatti 72 gli operatori che nel 2018 hanno avviato test sulla rete di nuova generazione in tutto il mondo, e 25 di questi potrebbero lanciare servizi 5G nel 2019, quantomeno in alcune città ad alto interesse strategico.

Altrettanti operatori potrebbero invece iniziare nel 2020. Ma la vendita dei dispositivi mobili 5G alla fine del 2020 difficilmente riuscirebbe a superare le 15 o 20 milioni di unità, rappresentando dunque appena l’1% delle vendite di smartphone.

Dal 2021 in poi, secondo il report di Deloitte, è invece possibile che le vendite inizino ad aumentare gradualmente, fino a raggiungere oltre 100 milioni di dispositivi 5G.

Ma quali sono i principali strumenti della rete di nuova generazione nel breve periodo? In primo luogo, l’elevata velocità di navigazione potrà essere sfruttata dagli smartphone per le medesime mansioni richieste oggi con la rete 4G e molto altro. In secondo luogo, anche i modem e router potrebbero impiegare tale tecnologia, così da poter connettere un numero molto elevato di dispositivi ad altissima velocità. E come terzo uso, Deloitte evidenzia i dispositivi FWA, che utilizzeranno frequenze spesso diverse rispetto agli smartphone, adottando la tecnologia mmWave.

In termini meramente tecnici e costruttivi, il report di Deloitte ha fatto notare che la costruzione di uno smartphone 5G può rivelarsi assai complessa a causa dell’antenna richiesta, con un sensibile incremento dei prezzi come primissa conseguenza diretta per gli utenti. Nello specifico, un telefono 5G-ready dovrebbe costare almeno 40 o 50 dollari in più rispetto a un telefono dalle medesime caratteristiche, ma con rete 4G.

Sui servizi FWA, i pronostici risultano invece poco felici. Secondo quanto riportato, i vantaggi di tale tecnologia potrebbero risultare adeguati solamente nei Paesi in cui l’alternativa in FTTH risulti molto costosa.

In caso contrario, invece, il mercato mobile che navigherà su rete 5G potrà anche decidere di utilizzare la nuova rete come un’alternativa alla rete fissa, e non solo come una semplice evoluzione del 4G.

La percentuale di cittadini che sfruttano esclusivamente traffico dati mobile nel mondo, rinunciando alla connessione di rete fissa.

Secondo alcuni risultati aggiornati al 2017, già all’epoca molti utenti americani sfruttavano il 100% del bundle dati del proprio smartphone, mentre in tanti altri Paesi la percentuale era estremamente più bassa, come nel caso del Regno Unito (5%) e della Francia (9%).

Per finire, Deloitte ha espresso un parere sulla velocità di adozione della nuova tecnologia: a quanto pare, i primi anni di diffusione del 5G potrebbero non essere troppo dissimili dai primi anni di diffusione del 4G. La rete di attuale generazione, infatti, è stata lanciata nel 2009, per svilupparsi nel corso di un decennio e raggiungere solo recentemente una copertura discreta, a seconda dei Paesi e degli operatori.

Per queste ragioni, il 5G potrebbe ancora costituire una nicchia tecnologica per molti anni. Infatti, solo una connessione su sette sfrutterà la rete di nuova generazione nel 2025, secondo il report di Deloitte.

Secondo tale grafico, solo una connessione su sette sarà in 5G. Si nota immediatamente come a svilupparsi parallelamente sarà anche il 4G, mentre 2G e 3G diventeranno progressivamente meno diffusi.

Tuttavia, si fa presente che il report prende in considerazione esclusivamente le evidenze presentate dal mercato in questi ultimi anni. L’interesse mostrato dalle Istituzioni e dagli organi internazionali nei confronti del 5G, a causa dell’effettivo impatto che potrebbe avere in diversi settori strategici delle economie moderne, potrebbe spingere ad accelerare la diffusione.

Inoltre, anche in questo caso molto dipenderà dai singoli Paesi. In America, Asia ed Europa, i cittadini mostrerebbero di avere fiducia in uno sviluppo molto rapido. I paesi dell’Africa, America Latina e Asia Centrale, invece, rischiano di essere tagliati fuori nel medio periodo.

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