Si ritorna a parlare dello scorporo della rete Tim dopo la consultazione pubblica avviata dall’Agcom sulla base dell’analisi coordinata dei mercati dei servizi di accesso alla rete fissa richiesta dall’articolo 50 ter del Codice delle Comunicazioni Elettroniche (decreto lgs 1 agosto 2003, numero 259).
L’analisi condotta dall’Autorità è infatti prevista quando le imprese aventi significativo potere di mercato intendano trasferire i beni relativi ai servizi relativi alle reti di accesso a “un’entità commerciale separata”. Tale è infatti il profilo nel quale si iscrive la procedura di Tim per lo scorporo della sua rete.
Contestualmente a questa analisi l’Autorità ha stabilito che anche mediante il conferimento alla cosiddetta NetCo (network company, cioè società della rete, ndr) delle proprie risorse di rete di accesso, Tim manterrebbe la propria posizione dominante nel mercato.
Quanto agli obblighi che dovranno incombere su Tim, invece, l’Autorità non ritiene opportuno introdurre modifiche in relazione agli obblighi di accesso, trasparenza e contabilità dei costi. Differirebbero gli obblighi di non discriminazione e di separazione contabile.
Amos Genish, ex Amministratore Delegato di TIMDopo la dichiarazione di ammissibilità dei requisiti per l’avvio della procedura di analisi di mercato coordinata, si apre così una seconda fase dell’iter che l’Agcom sta seguendo per giungere all’approvazione definitiva del progetto di separazione della rete attraverso la costituzione di una società a parte totalmente controllata da Tim, secondo quanto voluto dal piano promosso dall’ex CEO Amos Genish e dal precedente Consiglio di Amministrazione.
Tale formula tuttavia non soddisfa gli auspici del fondo Elliott che è attualmente il socio di Tim che detiene la maggioranza nel CdA. L’obiettivo per quest’ultimo è infatti quello di mantenere solo una parte percentuale della struttura societaria, Reuters parla di una quota tra il 25 e il 75%.
Elliott ha infatti confermato le proprie intenzioni anche dopo la delibera che l’Agcom ha pubblicato venerdì 18 Gennaio 2019. Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore il fondo avrebbe ribadito come il mantenimento dell’intero capitale della NetCo sarebbe infruttuoso per la creazione di valore e non porterebbe alcuna variazione significativa del quadro regolatorio.
L’indicazione è quindi quella di avanzare rapidamente con il progetto di separazione della rete Tim e con la creazione di un soggetto unico della una rete in Italia, e di far sì che esso possa apportare valore, “per l’azienda e i suoi dipendenti, per gli azionisti e il sistema Paese”.
La circostanza è stata l’occasione per screditare i piani avviati dal precedente Consiglio di Amministrazione in quota Vivendi accusato a più riprese di aver danneggiato l’azienda e gli eventuali vantaggi competitivi di cui il Paese avrebbe beneficiato.
La consultazione pubblica durerà 45 giorni a partire dalla pubblicazione del provvedimento. Intanto il 21 Febbraio 2019 i consiglieri saranno chiamati a votare il nuovo piano industriale valido per il triennio 2019-21 presentato da Luigi Gubitosi. Il nuovo programma sostituirà quello presentato da Amos Genish meno di un anno prima e segnerà l’inizio della strategia del nuovo amministratore delegato. Successivamente, il 29 Marzo 2019, sarà la volta dell’assemblea dei soci.
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